Hamlet 2000. Fotografia, cinema e tragedia shakespeariana

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

michelangelo_antonioni-blow_upFotografia e cinema: un duello estetico ed espressivo che va avanti da oltre un secolo. La rappresentazione dell’esistenza, la verità e il sogno, il significato oscuro delle immagini, storie raccontate attraverso la luce, una luce catturata da lenti e obiettivi che restituiscono un mondo sfuggente e impalpabile. Anche Michelangelo Antonioni nel suo straordinario Blow up analizzò questo tormentato rapporto, attraverso le vicende cinematografiche di un fotografo, ispirato alla figura di David Bailey, che grazie ad alcune immagini, da lui scattate, riesce a rendersi conto che l’atto della visione realizzato attraverso l’occhio umano è parziale ed inesatto. Il protagonista di Blow up, dunque, reinterpreta la vita attraverso delle fotografie mentre la sua storia è narrata grazie allo scorrimento di una pellicola cinematografica che ripropone il visibile in base ad un vero e proprio artificio. Ma se nel film del maestro ferrarese le capacità dello sguardo umano vengono messe in discussione dall’indagine insinuante di un artista, in Hamlet 2000, film di Michael Almereyda, il rapporto tra immagine fotografica, cinema ed esistenza viene riletto in base al senso profondo di un’opera shakespeariana.

michael_almereyda-hamlet_2000Così, il giovane Amleto, si confronta con la società attraverso una videocamera digitale e (ri)monta la realtà nel tentativo di comprenderla. Il suo è un lavoro sovversivo, un’operazione di decodifica dei comportamenti e dei pensieri umani che lo porta ad urlare la sua ribellione al conformismo e alle bassezze di cui sono capaci gli individui. Insieme ad Amleto, combatte questa battaglia rivoluzionaria la bella e delicata Ofelia. Fotografa tormentata e fragile, Ofelia vive nella sua piccola casa newyorkese nella quale è situata una camera oscura in cui cerca disperatamente di decifrare quelle porzioni di esistenza catturata dall’obiettivo della sua macchina fotografica. Così, una luce rossa, calda e sensuale, appare solo in queste scene di Hamlet 2000. E sono le uniche sequenze in cui non trionfano colori gelidi ed asettici. Ma il momento estremo di ribellione nei confronti del mondo è certamente quello della definitiva esplosione della sua follia, follia tragica e positiva che sancisce il legame profondo, e forse irrisolto, tra Ofelia e la fotografia intesa come mezzo d’espressione e comunicazione. Proprio quando ha deciso di abbandonare la vita, la giovane sparge polaroid come fossero i petali di un fiore. Immagini strappate al nulla, riprese in un divenire incomprensibile, rubate al silenzio assordante della vita vengono gettate. E la foto del suo amato Amleto? Bruciata in un lavandino. Sembra dunque dirci Ofelia che la fotografia non restituisce il reale, ma forse semplicemente ci fa solo percepire il drammatico e frustrante trionfo dell’idealizzazione e della fantasia.

Il carattere utopistico della fotografia è dunque al centro della poetica di questo film ed è inoltre ben rappresentato nelle sequenze in cui Amleto si trova al suo tavolo da lavoro. Decine di immagini sono attaccate al muro nel disordine assoluto. Tra queste sono ben visibili quelle del Che e di Malcom X, due individui che hanno cercato di migliorare il mondo, e i parte sono riuscito a farlo, ma che poi sono morti prematuramente esattamente come il principe shakespeariano.

 ©CultFrame 08/2000

 

IMMAGINE

1 Frame dal film Blow up di Michelangelo Antonioni

2 Frame dal film Hamlet 2000 di Michael Almereyda

 

CREDITI

Hamlet / Regia: Michael Almereyda / Sceneggiatura: Michael Lamereyda / Interpreti: Ethan Hawke, Kyle MacLachlan, Diane Venora, Sam Shepard / Paese: USA, 2000 / Durata: 105 minuti

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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