Il Ghetto di Varsavia. Cento foto scattate da un soldato tedesco nel 1941. Un libro di Joe J. Heydecker

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

joe_heydecker-ghetto_di_varsaviaVecchi con lo sguardo perso nel vuoto, bambini dall’espressione spenta, uomini che non hanno più la forza di sorridere, corpi avvolti in stracci. Ed ancora: miseria, dolore, umiliazione, fame, tristezza, desolazione. Sembra la rappresentazione di un girone infernale, di un luogo dove l’umanità ha smarrito il senso dell’esistenza e dove gli esseri viventi hanno smesso di interrogarsi sul male del mondo.
Scorrendo le pagine de Il ghetto di Varsavia, libro di Joe J. Heydecker pubblicato dalla casa editrice Giuntina, si ha la sensazione di essere dentro l’orrore, di partecipare all’incubo dell’Olocausto, di percepire la tragicità delle situazioni e delle spaventose vicende vissute dagli ebrei durante l’occupazione nazista.

Le immagini della Shoah hanno avuto in questi anni una diffusione abbastanza ampia, specie grazie all’arte cinematografica che, con film come Schindler’s list di Steven Spielberg, ha consentito di diffondere in modo massiccio documenti visivi riguardanti quello che può essere considerato uno degli eventi più tragici della storia dell’umanità. Ma la particolarità di questo volume di Joe J. Heydecker sta nel fatto che l’autore delle fotografie è addirittura ex soldato tedesco, appartenente ad una famiglia tollerante, aperta e antirazzista che pur svolgendo il suo triste ruolo di militare nell’esercito tedesco si rese subito conto del delirio farneticante che si nascondeva dietro le teorie razziali ed antisemite propagandate dal nazionalsocialismo.

E’ possibile così vedere degli scatti particolarmente scioccanti in cui i reclusi del ghetto di Varsavia vengono fotografati da quello che loro ritengono essere un aguzzino. Si tratta di un meccanismo di comunicazione agghiacciante: gli ebrei perseguitati guardano in macchina in alcuni casi sfidando un potenziale carnefice in altri lasciandosi rubare ciò che rimane della loro anima mentre dietro l’obiettivo si nasconde un individuo che invece assolutamente consapevole della follia nazista.


Il volume dunque presenta una documentazione particolarmente toccante che fa comprendere al lettore il reale dramma che colpì il popolo ebraico in quegli anni e permette anche a chi poco sa della Shoah di percepire senza mediazioni l’assurdità del razzismo.

Oltre alle cento foto scattate da Joe J. Heydecker il libro contiene una prefazione firmata da Heinrich Böll, tre capitoli scritti dallo stesso fotografo e un saggio conclusivo intitolato “Dov’è tuo fratello Abele?”, firmato da Monica Di Barbora e Alfonso Mignemi.


©CultFrame 10/2000

 

 

CREDITI

Il Ghetto di Varsavia – Cento foto scattate da un soldato tedesco nel 1941 / Autore: Joe J. Heydecker / Editore: Giuntina, 2000 / 174 pagine

 

LINK

Casa editrice Giuntina

 

INDICE DEL LIBRO

Heinrich Böll, Le prove dell’assassinio
Il ghetto di Varsavia:16 ottobre-16 maggio 1943
Note biografiche
Dietro il muro: febbraio e marzo 1941
Epilogo
Le foto
Nota tecnica
Monica Di Barbora e Adolfo Mignemi, Dov’è tuo fratello Abele?

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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