Strand ⋅ Maestri della Fotografia

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Paul Strand. 1890 (New York) – 1976 (Orgeval, Francia)

Paul Strand può essere considerato uno dei padri della fotografia artistica, autentico artefice dell’evoluzione di questo mezzo espressivo fin dai primi anni del novecento. Fotografo sociale, acuto sperimentatore, fine stilista, teorico e cineasta ha attraversato il secolo scorso con uno sguardo attento, diretto e penetrante.

Strand analizzava la realtà, cercava di cogliere la sua autenticità e la sua più intima essenza. La sua era una rigorosa ricerca di obiettività. L’intenzione era quella di rappresentare fedelmente la vita, evidenziando ogni possibile sfumatura. Strand dunque documentava il mondo e l’esistenza degli uomini e cercava di fermare i paesaggi in tutta la loro poetica profondità. Questa convinzione estetico-stilistica lo portò nei suoi primi anni di carriera a battersi contro il pittoricismo (anche se sono riscontrabili in diverse occasioni vistose contraddizioni) per privilegiare la straight photography (fotografia diretta).

Vate del bianco e nero, Strand si affidava alle linee, ai volumi e agli spazi e non manipolava in alcun modo le immagini. I suoi sono scatti in cui è riscontrabile una costante ricerca di purezza e semplicità, a scapito di tendenze estetizzanti. La fotografia di Strand si snoda attraverso molti temi: i paesaggi, l’astrattismo, i ritratti, il reportage a sfondo sociale, le strutture architettoniche, la natura. Il suo sguardo nei confronti del mondo è preferibilmente frontale. Nonostante l’iniziale battaglia contro il pittoricismo, le sue opere evidenziano una staticità tipica della pittura (vedi i ritratti), ma l’aspetto più interessante della sua arte è da rintracciare nell’impegno “politico” a favore della documentazione dello spirito dei popoli, così come fece in occasione della realizzazione del fotolibro Un paese insieme a Cesare Zavattini. Questo volume rappresenta uno dei progetti più significativi mai realizzati riguardanti l’arte della fotografia, forma d’espressione usata in quest’occasione insieme alle parole di Zavattini per raccontare anche a livello socio-antropologico un microcosmo: l’Italia contadina del dopoguerra. Si tratta di un esperimento che ha dato un risultato notevole sotto il profilo culturale e ci ha regalato un libro di fondamentale importanza, ultimamente ristampato da Alinari.

I suoi ritratti, prevalentemente posati, sono basati su una cifra stilistica molto chiara. I soggetti immortalati infatti guardano quasi sempre in macchina. Il fruitore dell’immagine dunque è portato a leggere tutta l’umanità dei personaggi ripresi andando in profondità e non rimanendo legato alla superficie dell’opera.

La carriera Paul Strand è stata contraddistinta da periodi abbastanza definibili. Attratto in un primo momento da forme astratte e da tendenze pittoriche, negli anni venti si dedica principalmente alla realizzazione di ritratti e ad un’interessante stilizzazione delle forme della natura. Il periodo seguente è invece basato sulla rappresentazione dei luoghi e dei paesaggi mentre successivamente il suo lavoro sarà essenzialmente legato al territorio.

Strand comunque ha avuto modo di misurarsi anche con la bellezza estetica del corpo femminile, attraverso nudi che restituiscono un’immagine complessa della donna, tra esaltazione erotica e sensuale delle forme e rappresentazione pittorica dei corpi.


BIOGRAFIA

Paul Strand nasce a New York il 16 ottobre 1890. I genitori, Jacob e Matilda, regalano al loro figlio la prima macchina fotografica nel 1904. Dopo la scuola pubblica, Paul si iscrive all’Ethical High School di NewYork, dove inizia ad interessarsi di arte e successivamente di fotografia, anche grazie a Lewis Hine, grande fotografo che diventa suo insegnante e maestro.

I primi contatti con la fotografia professionale avvengono verso il 1910 ed è proprio in questo periodo che subisce le influenze delle avanguardie storiche. Nel 1911 trascorre alcune settimane in Europa, lavorando in Italia, Francia, Germania e Inghilterra. Paul inizia quindi a frequentare stabilmente la galleria Photo-Secession della Fifth Avenue. In questo modo entra in contatto con Alfred Stieglitz, figura importantissima per lo sviluppo successivo della sua arte.

Negli anni 1914-15, esegue i primi scatti veramente significativi della sua carriera ed inizia il suo impegno in un settore della fotografia di tipo sociologico-politico. Il 1916 è l’anno della sua prima grande mostra allestita presso la Galleria di Alfred Stieglitz, evento che gli apre le porte della storica rivista Camera Work. Dopo un reportage sulla Nuova Scozia, si dedica all’arte cinematografica. Realizza opere rimaste nella storia del cinema come Manahatta e I ribelli di Alvarado. Nel 1922 sposa Rebecca Salisbury. Nell’estate del 36 si risposa con Virginia Stevens da cui divorzierà per unirsi in matrimonio nel 1951 con Hazel Kingsbury.

Negli anni Quaranta riprende fortemente il suo impegno nella fotografia e nel 1945 viene allestita la sua prima retrospettiva completa al Museum of Modern Art di New York. Nel 1949 conosce a Perugia, durante un congresso internazionale di cineasti democratici, Cesare Zavattini e quindi viene premiato al festival di Karlovy Vary per il suo film Native Land.

Gli anni Cinquanta sono dedicati alla realizzazione di due importanti fotolibri: La France de profil con testi di Claude Roy e Un paese realizzato insieme a Cesare Zavattini. Negli anni successivi fotografa molto l’Africa.
Agli inizi degli anni settanta si dedica alla raccolta monografia della sua opera. Dal 1971 a gennaio 72 si svolge al Philadelphia Museum of Art una sua mostra monografica.

Paul Strand muore a Orgeval (Francia) il 13 marzo 1976.

© CultFrame 12/2000

BIBLIOGRAFIA
Hambourg, M.M., Paul Strand circa 1916, The Metropolitan Museum of Art, New York, 1998
Strand, P., Zavattini, C., Un Paese, Alinari, 1997
Greenough, S., et al, Paul Strand, An American Vision, National Gallery of Art, Washington in association with Aperture Foundation, 1990
AA.VV., Paul Strand, Essays on his Life and Work, Aperture, 1990
Zavattini, C., Berengo Gardin, G., Un Paese vent’anni dopo, Giulio Einaudi editore, Einaudi Letteratura, Torino, 1976

SUL WEB
Paul Strand fotografato da Alfred Stieglitz (1917)
Immagini realizzate da Paul Strand
L’arte di Strand (in inglese)
Filmografia di Paul StrandImmagini realizzate da Lewis Hine

Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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