Photographies/Histoires parallèles. In mostra la collezione del Museo Nicéphore Nièpce

SCRITTO DA
Orith Youdovich

niepce-arthur_tressThe Delage automobile at the ACF Grand Prix è una fotografia storta. Gli spettatori pendono verso sinistra, il soggetto principale, la macchina, è fuori campo, le ruote sono deformate e l’immagine è sfocata. Jacques Henri Lartigue ha ammesso di aver sbagliato il tempo di esposizione e di essersi mosso al momento dello scatto. Il 26 giugno 1912 così immortalò l’essenza della velocità, commettendo un errore.
La storia della fotografia è disseminata di casi come questi, di “insuccessi” ed “incidenti”. Man Ray ne fece persino virtù. Parlava spesso dell’importanza che ebbe il “caso” per ciò che concerne scoperte come la solarizzazione o l’effetto sfocato nel ritratto della Marchese Casati.


Casualità e sperimentazioni, dunque, costituiscono la prima sezione della mostra Photographies/ Histoires Parallèles allestita al Museo Nicéphore Niépce di Chalon-sur-Saône, città natale del pioniere della fotografia. Dalla sua eliografia del 1825 ai dagherrotipi di Daguerre, dal calotipo di Talbot pubblicato nel primo libro illustrato nel 1844, ai calotipi di H.B., un anonimo di cui il museo detiene cinquanta negativi, ai lavori di Alphonse Poitevin, padre della stampa fotografica fino alle riprese con luce artificiale effettuate da Nadar nelle catacombe di Parigi nel 1861.


Il Museo, fondato nel 1974, vanta una delle collezioni più ricche ed originali d’Europa: due milioni di scatti. Storici della fotografia e filosofi ne hanno selezionati quattrocento, per la maggior parte inediti: i primi tentativi a colori, la prima immagine dello spettro solare, tecniche di ritocco e di colorazione e fotomontaggi. La guerra, la malattia, la vecchiaia e la morte sono evocate nelle foto di Felice Beato e nelle opere di Mario Giacomelli; il bello e il sublime sono rappresentati nelle nature morte di Adolphe Braun, la fotografia come mezzo di narrazione è riscontrabile nei fotoromanzi e nei tableaux vivants di Oscar Gustav Rejlander e, infine, l’immagine divenuta oggetto commerciale nelle cartes di visite di Disdéri, nelle cartoline, le riviste, la stampa e la pubblicità.


Visitare la mostra è un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, un’immersione in un mondo miracoloso che oggi, purtroppo, ha perso la sua aura magica per apparire piuttosto scontato.


©CultFrame 01/2001

 

 

IMMAGINE

Fotografia di Arthur Tress

 

INFORMAZIONI

Dal 22 settembre al 11 febbraio 2001

Musée Nicéphore Nièpce / Quai des Messageries 28, Chalon-sur-Saone (Francia) / Telefono +33.385484198

Orario: tutti i giorni 9.30 – 11.30 e 14.30 – 17.30 / chiuso martedì

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Orith Youdovich

Orith Youdovich, fotografa, ha abbandonato il reportage sociale per dedicarsi alla fotografia concettuale e da allora dirige il proprio sguardo sul mondo in un continuo processo di analisi del rapporto tra sguardo soggettivo e paesaggio. Svolge attività di ricerca artistica sulla connessione tra fotografia e cinema. Ha esposto in mostre personali e collettive e ha curato esposizioni per Festival di fotografia italiani. E' co-autrice del volume "Il vento e il melograno - Fotografia Israeliana Contemporanea", del saggio "Cosa devo guardare – Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni" (Postcart, 2012). Curatrice e giornalista, ha curato mostre di fotografia e dal 2009 al 2018 è stata Direttore responsabile della testata giornalistica Punto di Svista – Arti Visive in Italia.

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