Un luogo “altro”, una mostra enigmatica, forse una non mostra. Una grande stanza che racchiude un universo periferico, architettura angosciante, atmosfera da The day after, pozzanghere che riflettono palazzi o forse il nulla, esseri umani anonimi che nascondono il volto, cieli carichi e violacei. Siamo forse davanti alla fine dell’umanità?
No, siamo in un sotterraneo del Palazzo delle Esposizioni di Roma: un gigantesco wall paper ci fagocita e ci rapisce, in una sorta di improvvisa vertigine virtuale che trasporta la nostra mente in una dimensione dilatata, oltre la realtà stessa.
Di fronte a quest’opera di Botto & Bruno si comprende dove possa portare l’esplosione incontrollata del mondo consumistico e capitalistico: periferie che ricordano i quartieri inquietanti immaginati da David Lynch in Eraserhead o da John Carpenter in 1997 Fuga da NewYork, una struttura urbanistica rigida in cui regna l’abbandono e trionfa un niente carico di passate tragedie. E gli individui? Anime vaganti, isolate, immerse in un terribile silenzio ma anche iconograficamente importanti, vive, emergenti rispetto al contesto paesaggistico.
Under my red sky, questo il titolo dell’installazione proposta dal duo torinese, sembra essere il risultato di una ricerca espressiva che pur mirando alla comunicazione di un contenuto forte e drammatico esalta però aspetti estetici e concettuali molto alti.
Gianfranco Botto e Roberta Bruno lavorano insieme dal 1992 e fin dall’inizio del loro sodalizio hanno utilizzato la fotografia mettendo a punto uno stile personale. L’immagine non è infatti proposta secondo i canoni classici delle esposizioni fotografiche. I loro scatti perdono l’iniziale funzione di riproduzione del reale per confluire in un enorme magma visivo-poetico in cui il mondo, attraverso il loro sguardo delirante, viene completamente manipolato e rielaborato. Le sterminate pareti che i due realizzano dunque sono dei fondali in cui cose e persone trovano un loro posto in un intreccio inestricabile di giochi prospettici, ritocchi di vario genere, montaggi arditi e fissaggi su supporti come carta o finta pelle. L’uso del computer permette inoltre di costruire un tessuto visivo estremamente compatto. Risultato: la creazione nella mente del fruitore di un feroce e destabilizzante effetto di straniamento, anche grazie effetti psichedelici cromaticamente impressionanti.
La fotografia dunque nell’arte di Botto & Bruno muta la sua natura primaria per diventare segno di un elemento costitutivo di un linguaggio ancora più complesso ed articolato, una sorta di rappresentazione della memoria dell’atto della visione che finisce per perdersi in un labirinto artificiale di segni da cui emerge però chiaramente un discorso sull’uomo, la società e la vita.
©CultFrame 01/2001
IMMAGINE
Botto & Bruno. Under My Red Sky
INFORMAZIONI
Dal 13 dicembre 2000 al 30 gennaio 2001
Palazzo delle Esposizioni / Indirizzo: Via Nazionale 194, Roma / Telefono: 064745903
Tutti i giorni 10.00 – 20.00 / chiuso martedì
Catalogo: P.d.E
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Palazzo delle Esposizioni, Roma