Nel 1958, durante un viaggio in Unione Sovietica, Duane Michals realizza le sue prime fotografie: si tratta d’immagini che ritraggono con efficace semplicità realistica la gente per le vie di Leningrado. Il successo è immediato, ma il suo modo di intendere la fotografia muta, da allora in poi, radicalmente.
“Credo nell’immaginazione. Quel che non posso vedere è infinitamente più importante di quello che posso vedere”, dirà.
Proprio in questo periodo Michals opera una sorta di rivoluzione, prima trasgredendo al postulato dell’autonomia della singola immagine, fino al punto di scattare intere sequenze per raccontare situazioni da lui costruite, poi addirittura inserendo dei testi scritti sulle stampe; perché “l’artista non dovrebbe essere definito dal medium ma deve ridefinire il medium in funzione dei propri scopi” e la fotografia non è che un mezzo per esprimere pensieri, troppo complessi per ritrovarli in un’unica immagine.
A Mestre accanto alle sue prime fotografie sono esposti ritratti (di suoi familiari e di amici, fra cui Andy Warhol), “Sequences“, foto-testi e autoritratti ironici, lavori per i quali Michals è oggi ritenuto uno dei maggiori personaggi dell’avanguardia americana e un assoluto innovatore del linguaggio fotografico.
©CultFrame 04/2001
IMMAGINE
Duane Michals. Da “the human condition”, 1969
INFORMAZIONI
Dal 10 marzo al 29 aprile 2001
Galleria d’Arte Contemporaneo / Piazzetta Olivotti, Mestre, Venezia / Telefono 041952010
Orario: tutti i giorni 10.00-13.00 e 15.00-19.00 (chiuso lunedì)