Il rumore di unghie passate su una lavagna. Persone mascherate. Una ragazza rinchiusa in un labirinto museale. Una voce fuori campo scandisce alcune parole.
Il videodocumentario di Ariella Azoulay Mal’ach HaHistoria è un’opera realmente innovativa e particolare. Presentato nel mese di settembre 2001 durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nell’ambito della sezione Nuovi Territori, questo lavoro vuole essere un tentativo di realizzare un saggio audiovisivo, relativo alle ultime tendenze dell’arte contemporanea in Israele.
Girato in Betacam Digital, Mal’Hach Hahistoria è un vero e proprio catalogo parlante, una specie di lente d’ingrandimento sulla vita creativa di un paese noto all’estero quasi esclusivamente per i tragici avvenimenti che lo riguardano.
Dunque, ci troviamo a che fare con un documentario anticonvenzionale che è una sorta di esperimento in elettronica in cui critica d’arte, espressione poetica, divulgazione e ricerca stilistica si fondono in una trama narrativa e visiva di notevole complessità.
Al centro del percorso effettuato da Ariella Azoulay vi sono otto personaggi, otto individui che portano avanti il loro personale discorso con grande determinazione e profondità. Haim Duski, Miki Kratsman, Doron Solomon sono tre degli artisti che aprono i loro studi e regalano le loro opere all’obiettivo della telecamera della regista israeliana.
Prodotto dall’Herzliya Museum of Art, Mal’Hach Hahistoria è un oggetto quasi indefinibile, proprio perché attraversa senza soluzione di continuità diversi territori. Viaggia tra il documentario classico, con le tradizionali interviste, ed improvvise e travolgenti sterzate che sfociano decisamente nella videoarte.
“Questo film cerca di frantumare la bacheca museale che colloca l’arte in un contesto estetico delimitato e quasi autonomo”. Nelle parole della stessa autrice si ravvisa dunque il senso profondo di questo lungometraggio che intende abbattere barriere divulgative rigide e fornire lo spunto per proporre un’idea moderna di fruizione dell’arte: quella del “videomuseo”, cioè di un prodotto audiovisivo libero dai conformismi, in grado allo stesso tempo di svolgere una funzione educativa e di utilizzare nuove soluzioni linguistiche.
©CultFrame 01/2002
CREDITI
Video: Mal’Hach Hahistoria (L’Angelo della Storia) / Regia: Ariella Azoulay / Sceneggiatura: Ariella Azoulay / Fotografia: Miki Kratsman / Montaggio: Eliav Lilty / Produzione: Herzliya Museum of Art / Paese: Israele, 2000 / Formato: Betacam Digitale-Colore / Durata: 70 minuti
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