Architecture without shadow. Un libro di Balthasar Burkhard, Günther Förg, Andreas Gursky, Thomas Ruff, Candida Höfer, Hiroshi Sugimoto e Jeff Wall

SCRITTO DA
Orith Youdovich

architecture_without_shadows1Terence Riley, nella sua introduzione al volume Architecture without shadow, fa riferimento ai lavori di Ed Ruscha, incentrati sulle strutture commerciali della California, e a quelli di Bernd e Hilla Becher, basati sulla rappresentazione dei paesaggi industriali del nord Europa. Un esempio, sottolinea Riley, di immagini nelle quali la dimensione individuale degli autori prevale sulla “semplice documentazione” dell’opera architettonica.
Ed è proprio questo il tema del bellissimo volume pubblicato dalla casa editrice spagnola Ediciones Polìgrafa, che raccoglie le fotografie di sette artisti contemporanei, i quali hanno dato alle strutture architettoniche una loro personale interpretazione.


Le riprese di Candida Hofer, che dagli anni ‘70 ha fotografato interni, stanze, librerie, musei, università, sale d’attesa e banche, sono espressamente “ordinarie”. Il suo obiettivo ripercorre l’ipotetico itinerario di un visitatore qualunque. Höfer utilizza la luce naturale e tende a non intervenire né con l’uso del treppiede, né in fase di stampa. Negli spazi vuoti, la presenza umana non è esplicita ma è evocata attraverso gli ambienti costruiti dall’uomo ed è rintracciabile negli oggetti, nei mobili e nella loro disposizione.
Hiroshi Sugimoto, celebre per le opere create con soggetti di cera e per le lunghe esposizioni nelle sale cinematografiche deserte, sceglie di spogliare gli edifici del loro ruolo, rendendoli irreali, semplici oggetti privati della loro originaria funzionalità. Il punto di ripresa, mai frontale, e la forte sfocatura rendono la struttura architettonica (solitamente protettiva) fragile, instabile e, in un certo qual modo, sognata. La mancanza totale di nitidezza crea una sensazione d’insicurezza ed ambiguità.


Architecture without shadow, con la presentazione e l’analisi di opere eseguite, oltre che da Höfer e da Sugimoto, anche da Balthasar Burkhard, Günther Förg, Andreas Gursky, Thomas Ruff e Jeff Wall, vuole dimostrare come le scelte espressive di certi fotografi svelino l’essenza intima degli spazi e della materia, facendola “coincidere” con l’interiorità umana e con le sue caratteristiche psicologiche.


©CultFrame 03/2002

 

 

CREDITI

Titolo: Architecture without shadow / Testi: AA.VV. / Editore: Ediciones Polìgrafa, 2001 / 160 pagine / 62 fotografie / 39 euro

 

LINK

CULTFRAME. Fotografia e Architettura. Un libro a cura di Carlo Cresti

Casa editrice Edicione Poligrafa

 

INDICE DEL LIBRO

Terency Riley Architecture as subject
Gloria Moure Architecture without shadow
Joerg Bader Balthasar Burkhard: Kunst-Foto-Graf
Inaki Abalos, Luis Enguita Günther Förg / Fantastic imperfections
Hans Irrek Andreas Gursky / Shakespeare’s Stage
Martin Tschanz Candida Höfer: Rooms
Catherine Hurzeler Thomas Ruff: Subjective propaganda
Barry Schwabsky Hiroshi Sugimoto
Jeff Wall A note about cleaning
Biographies / List of reproductions

 

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Orith Youdovich

Orith Youdovich, fotografa, ha abbandonato il reportage sociale per dedicarsi alla fotografia concettuale e da allora dirige il proprio sguardo sul mondo in un continuo processo di analisi del rapporto tra sguardo soggettivo e paesaggio. Svolge attività di ricerca artistica sulla connessione tra fotografia e cinema. Ha esposto in mostre personali e collettive e ha curato esposizioni per Festival di fotografia italiani. E' co-autrice del volume "Il vento e il melograno - Fotografia Israeliana Contemporanea", del saggio "Cosa devo guardare – Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni" (Postcart, 2012). Curatrice e giornalista, ha curato mostre di fotografia e dal 2009 al 2018 è stata Direttore responsabile della testata giornalistica Punto di Svista – Arti Visive in Italia.

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