Cinema e fotografia futurista ⋅ Un libro di Giovanni Lista

SCRITTO DA
Orith Youdovich

“Una benché lontana parentela con la fotografia”, diceva Boccioni, “l’abbiamo sempre respinta con disgusto e con disprezzo perché fuori dell’arte”.

Quando ci si avvicina al mondo del futurismo, ci si stupisce sempre davanti al fatto che proprio i futuristi, affascinati dalla modernità e dal progresso, avessero difficoltà ad accettare due mezzi di comunicazione tecnologici per eccellenza: il cinema e la fotografia, appunto. Consideravano, infatti, quello meccanico uno strumento freddo, mentre la pura registrazione della realtà, sostenevano, escludeva qualsiasi atto di percezione da parte dell’artista.

La visione futurista non fu capace di considerare lo scatto fotografico come un elemento estetico in grado di generare flussi vitali. Così, la loro curiosità fu limitata ad alcuni aspetti scientifici (i fotogrammi di Marey e di Muybridge e la decodificazione del movimento).

I fratelli Bragaglia, inventori del fotodinamismo, invece, si concentrarono sull’essenza e l’interiorità delle cose. Una poetica che coincideva con quella futurista, ma che, a causa delle contraddizioni interne, non poteva essere professata se non al di fuori del movimento.

Giovanni Lista, studioso di arti visive e delle avanguardie storiche, nel libro Cinema e fotografia futurista, edito da Skira, ripercorre l’evoluzione dell’immagine in seno al futurismo e propone la sua analisi sul movimento italiano, ricco di attività creative, di contrasti e paradossi.

In realtà, le idee dei membri del futurismo non furono unitarie, anche in relazione alla fotografia. Marinetti, alla guida del movimento, finanziava i Bragaglia; Boccioni invece li ostacolava; Russolo, Pratella, Balla e Folgore li frequentavano. Tutti, infine, sfruttavano la fotografia, per propagandare la loro rottura con il mondo borghese e per diffondere e promuovere le loro opere.

Oltre alla fotodinamica, che ebbe il merito di innalzare la fotografia al livello di arte, l’uso dell’immagine fu diffuso e variegato. Depero introdusse insieme a Balla la fotoperformance, mentre il fotocollaggio, il fotomontaggio, la mail art, gli interventi manuali su cartoline (Balla), le aerofotografie (Masoero), erano tutte tecniche già utilizzate, oppure riprese, da altre avanguardie europee, come il dadaismo tedesco, il costruttivismo russo e il Bauhaus. Un fatto, questo, che testimonia come, nonostante le resistenze, i futuristi subissero il fascino dell’espressione fotografica.

© CultFrame 05/2002

CREDITI
Titolo: Cinema e fotografia futurista / Autore: Giovanni Lista / Editore: Skira, 2001 / 284 pagine

INDICE DEL LIBRO

Futurismo e immagine meccanica
Cinema futurista / La cinepittura cerebri sta / Il futurismo senza avanguardia / Cinema e futurismo / Futurismo indipendente e liberismo / Progetti, film e attività / Dall’immagine al vero / L’avanguardia integrale / Corrado D’Errico cineast futurista / La svolta narrativa / Temi e variazioni nel mondo
Fotografia futurista / L’immagine di sé / Il foto dinamismo / La foto-performance / Gli anni Venti / Gli anni Trenta
Apparati / Cronologia delle fotografie / Bibliografia / Filmografia

SUL WEB
Casa editrice Skira

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Orith Youdovich

Orith Youdovich, fotografa, ha abbandonato il reportage sociale per dedicarsi alla fotografia concettuale e da allora dirige il proprio sguardo sul mondo in un continuo processo di analisi del rapporto tra sguardo soggettivo e paesaggio. Svolge attività di ricerca artistica sulla connessione tra fotografia e cinema. Ha esposto in mostre personali e collettive e ha curato esposizioni per Festival di fotografia italiani. E' co-autrice del volume "Il vento e il melograno - Fotografia Israeliana Contemporanea", del saggio "Cosa devo guardare – Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni" (Postcart, 2012). Curatrice e giornalista, ha curato mostre di fotografia e dal 2009 al 2018 è stata Direttore responsabile della testata giornalistica Punto di Svista – Arti Visive in Italia.

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