La presenza in Emilia dell’artista iracheno Adel Al Tai è venuta a costituire un’occasione non solo di carattere culturale, ma anche di riflessione sulle condizioni di vita in cui versa il paese mediorientale. Se l’embargo cui da dieci anni è sottoposto l’Iraq causa soprattutto gravissimi problemi di indigenza e di salute pubblica, nondimeno va dimenticato l’impoverimento culturale causato dall’isolamento in cui operano le forze intellettuali del paese. L’associazione “Un ponte per” si è data a tal fine l’obiettivo di realizzare una serie di iniziative volte a favorire gli scambi culturali attraverso viaggi, workshops, invio di materiale. Un progetto importante in questa direzione è quello di ricostruzione della biblioteca di fotografia di Baghdad, avviato nel febbraio 2001 e coordinato proprio da Al Tai.
Grazie a una serie di contatti favorevoli, è stato possibile organizzare in soli due giorni una mostra di fotografie di Al Tai presso la galleria di Daniela Facchinato a Bologna. Le immagini dell’iracheno si presentano come pura ricerca artistica: sono misurate composizioni create fotografando finestre in interni. Gli esiti cromatici cui giunge sono assai raffinati, concentrandosi sulla qualità di un rosso, o di un azzurro, avvicinandosi talvolta a soluzioni “astrattizzanti”.
La finestra, e i colori che può sprigionare la luce che la attraversa, è però anche metafora dell’apertura verso il mondo, mentre qui la sensazione di un ambiente ovattato, silenzioso e lontano domina le nostre emozioni. Nel trittico che apre la serie alcune sagome di figure umane, tra cui quella dell’artista stesso riflessa, paiono distanti e quasi smaterializzate in un interno a luce verde, nelle ultime l’apertura alla luce diurna è data dagli squarci conseguenti ai bombardamenti.
Al Tai tuttavia non ama discutere di politica, se non quando parlare di libertà e di arte significa toccarne in modo indiretto gli argomenti. Come sottolinea Stefano Pasquini in un articolo uscito sul numero attuale di NY Arts, colpisce come Al Tai riesca ad essere in linea con la contemporaneità, inaspettatamente rispetto a ciò che noi occidentali possiamo pensare riguardo all’arte di oggi in Iraq. In una serata modenese, in cui sono stati presentati fotografie e video realizzati a Baghdad da aderenti all’Associazione, è emersa invece proprio l’incolpevole difficoltà di disfarsi degli stereotipi occidentali che influenzano la nostra visione della realtà sociale e culturale irachena e ne inficiano la possibilità di comprenderla. Questa possibilità resta però un limite a cui tendere; l’occasione di scambi culturali ne resta l’unico, indispensabile strumento.
©CultFrame 06/2002
IMMAGINE
Adel Al Tai. finestra 3, 2001
INFORMAZIONI
Un biglietto per Baghdad – Fotografie di Adel Al Tai
Fino al 5 luglio 2002
Galleria Daniela Facchinato
Via Zanardi 51
Telefono 0516344649
Orario lunedì-venerdì 10.30-19.00
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Daniela Facchinato Image Gallery