La figura di August Strindberg è nota soprattutto nel campo del teatro e della scrittura. Drammaturgo di fama internazionale, artefice di testi come Casa bruciata, Il pellicano e Il padre, l’autore di Stoccolma, morto nel 1912, fu in realtà un intellettuale che seppe spaziare in, dedicandosi oltretutto anche al giornalismo. Certamente, una delle sue più grandi passioni fu l’arte fotografica che iniziò a frequentare in modo particolare durante un soggiorno in Svizzera con la sua famiglia.
Strindberg oltre alla curiosità di carattere espressivo-compositivo, si accostò alla fotografia anche per motivazioni teorico-filosofiche e per la sua particolare attenzione nei confronti degli aspetti tecnico-chimici riguardanti alcuni procedimenti legati proprio a questa forma di rappresentazione della realtà.
Questo settore della sua produzione artistica e culturale non è stato mai però sufficientemente affrontato. Solo in Francia è stato pubblicato un interessante libretto dalla casa editrice Actes Sud. Si tratta de L’expérience photographique d’August Strindberg, volume scritto da Clément Chéroux.
Lo studioso affronta con dovizia di particolari il percorso che portò il grande scrittore alla fotografia, nonché i diversi periodi che contraddistinsero il suo lavoro in questo ambito. Dal naturalismo al ritratto psicologico, dalla sperimentazione attraverso lo “stenope” (foro stenopeico) al tentativo di fotografare il cielo. Strindberg non si accontentò di utilizzare il dispositivo ottico solo per riprodurre in maniera asettica il visibile ma cerco “l’altro”, il dietro e il sopra la realtà, anticipando per certi versi il movimento surrealista.
Nel 1886 effettuò alcuni autoritratti chiaramente riconducibili allo stile di Paul Nadar. Sguardo in macchina, espressione intensa, luce fortemente contrastata. Poco tempo prima aveva portato a termine degli esperimenti fotografici senza l’uso dell’obbiettivo, tecnica che utilizzò nuovamente per un drammatico ed angoscioso autoritratto nel 1906. Quest’ultimo è anche il periodo delle “nuvole”, immagini quasi astratte, apparizioni fantasmatiche da incubo che trasportano il mondo poetico di Strindberg in una dimensione quasi onirica e puramente mentale e filosofica.
L’expérience photographique d’August Strindberg è un piccolo gioiello di saggistica che fa emergere un lato poco studiato dell’opera di un grande autore. In conclusione è inoltre possibile leggere alcune riflessioni teoriche sull’azione della luce nella fotografia elaborate dallo stesso scrittore svedese.
©CultFrame 07/2002
CREDITI
L’expérience photographique d’August Strindberg / Autore: Clément Chéroux / Editore: Actes Sud, 1994 / 113 pagine / ISBN: 2-7427-0374-8
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INDICE DEL LIBRO
NATURALISMA / Un voyage moderne: / Parmi les paysans français, 1886 / L’album de l’écrivain / (autobiographie et photographie de famille) / Un art naturel
SUB-NATURALISME / Dans le plus simple appareil / (expérimentations chromatiques: 1891-1896) / Un regard vers le ciel / Photogaphier l’âme… et les nuages / Conclusion
Notes
TEXTES SUR LA PHOTOGRAPHIE D’AUGUST STRINDBERG / La Tête de mort (Acheronita atropos) Essai de mysticisme rationnel / Extrait de Notes scientifiques et philosophiques / L’Action de la lumière dans la photographie Quelques réflexions dues aux rayons X / Extrait du chapitre XXI de Drapeaux noirs