Tre compagni di viaggio, 2.248 miglia, e ora 152 fotografie a colori, i suoi colori, esposte in Palazzo Magnani a Reggio Emilia. Se però il percorso compiuto da Franco Fontana è quello che congiunge Chicago a Los Angeles lungo la Route 66, alle immagini si intrecciano innumerevoli memorie visive, musicali, letterarie, e le infinite memorie private di chiunque ne abbia subito il fascino multiforme attraverso Steinbeck e Kerouac, Nat King Cole e i Rolling Stones, per non parlare dei film di cui è protagonista.
Nella Mother Road si è incarnata l’America più profonda; lì c’è lo spirito stesso degli States, perché nacque nel 1926 per continuare il mito fondante degli USA, quello della frontiera. Il limite occidentale del territorio lo raggiungono prima i pionieri a cavallo, poi il cavallo diventa di ferro (la ferrovia transcontinentale celebrata da John Ford in The Iron Horse). Infine, sono quelli del motore delle automobili, quando Henry Ford vuole che ogni americano ne possegga una. Ed eccoci alla 66.
Il mito della frontiera ha continuato ad essere nutrito fino a comprendere, da Kennedy in poi, lo spazio extraterrestre. Intanto, altri americani hanno fatto della Route 66 la strada della libertà individuale cercata on the road, dove ogni tappa è un pezzo di questa storia.
Nelle foto di Fontana eccole tutte, quelle tappe: gli edifici, le insegne, gli orizzonti. Le sfumature cromatiche e le forme che le hanno conferito il suo carattere precipuo e inconfondibile sono colte qui in modo impeccabile. Solo questo, però, resta oggi. Nata dal progresso, ne è già stata da decenni inghiottita a sua volta. Al senso di desolazione dato dallo stato di assoluto abbandono in cui versa, si unisce tuttavia l’incredibile impulso vitale lasciato da essa sedimentato nella memoria collettiva universale, impulso che Fontana riesce a trasmettere. «Non ci sono persone, nelle sue foto», scrive il curatore Sandro Parmigiani, «attorno ai caffè, alle stazioni di servizio e ai motel, eppure tutto parla delle cameriere e dei cuochi, degli addetti alle stazioni di servizio e al recupero dei mezzi che si sono fermati o che hanno avuto un incidente, dei poliziotti e delle prostitute, del personale dei motel e dei viaggiatori».
Recuperando lo sguardo un po’ malinconico di Hopper o di Evans, Fontana racconta questo mito che pare al tempo stesso lontano e vicino, fatto ormai di reperti di “archeologia stradale” entrati, in una parabola di mezzo secolo, nella storia contemporanea.
© CultFrame 07/2002
IMMAGINI
1 Franco Fontana. Old Laguna Pueblo. Laguna, New Mexico
2 Franco Fontana. Rail Haven Motel. Springfield, Missouri
INFORMAZIONI
Dal 30 giugno al 4 agosto 2002
Palazzo Magnani / Corso Garibaldi 33, Reggio Emilia / Telefono: 0522.454437
Orario: martedì – giovedì 17.00 – 23.00 / venerdì – domenica 10.00 – 13.00 e 16.00 – 23.00 / chiuso lunedì
Biglietto: intero €4 / ridotto €3 / studenti €2
Catalogo: Skira / 30 euro in mostra / 42 euro in libreria
LINK
CULTFRAME. Retrospettiva. Un libro di Franco Fontana
CULTFRAME. Franco Fontana. Mostra antologica
Palazzo Magnani, Reggio Emilia