Satine ammalia col suo fascino sensuale e inafferrabile. Satine, coi suoi occhi di smeraldo e la pelle diafana, le sue lacrime segrete come gocce di diamante e le sue movenze teatrali da bianco felino selvatico: Satine è la grande star del Moulin Rouge, l’esotico locale di perdizione e sfrenata sregolatezza che l’avido Zidler dirige in una oscura Parigi bohémienne desiderosa di esorcizzare la paura fin-de-siècle. Satine sembra avere tutto: uomini, denaro, successo; sa usare il suo fascino per ottenere quel che desidera, ma è prigioniera della sua condizione di celebrità: come una prostituta, viene venduta da Zidler al perfido Duca in cambio di finanziamenti per il nuovo spettacolo. Dentro di se Satine vive una condizione di solitudine nascosta e dolorosa. Sarà l’amore impossibile per il giovane e povero scrittore Christian a salvare la sua anima e redimerla, facendo di lei l’icona amorosa che lo stesso Christian racconterà nelle sue memorie che descrivono la vita che si respirava nel Moulin Rouge all’apice del suo splendore.
Una vita che passa attraverso il piacere e il frastuono, attraverso personaggi curiosi che animano il pubblico del Moulin Rouge e il suo dietro-le-quinte. Un mondo luminoso, brillante, rumoroso, acceso, folgorante.
In questo libro, che descrive approfonditamente sia con testi che con immagini anche tutto il film-making del giovane e geniale regista australiano Baz Luhrmann, viene raccontata proprio questa vita: confusa, frenetica, solitaria, teatrale, curiosa. Attraverso immagini dense di colore e poesia, immagini talora raffinate, talora caotiche, quattro grandissimi fotografi come Sue Adler, Ellen von Unwerth, Douglas Kirkland e Mary Ellen Mark narrano la loro personale visione del film e del suo backstage.
Sue Adler è la fotografa principale, colei che produce le immagini dei personaggi e delle scene in coordinamento con la fotografia del film: sue sono le foto che più di tutte sembrano tratte dal film stesso, come dei fermo-immagine che cercano di catturare l’incredibile energia del can-can o l’inconsolabile tristezza di un amore che viene sacrificato. La luce si fa dipinto e leviga i volti e i corpi in un’atmosfera eterea senza tempo: sono immagini dense di fascino esotico e decò, che esaltano le splendide scenografie della pellicola attraverso un’ombrosità misteriosa e un clima circense che porta in se una vena di felliniana tristezza. E come fotogrammi invecchiati dall’usura, graffi e polvere ricoprono le vedute dei cimeli della solitudine di Christian: una bottiglia di champagne vuota, un pacchetto di sigarette, candele consumate, una macchina da scrivere che non trova le parole per raccontare il dolore di un amore che muore. La luce è fredda, anche nei suoi momenti più voluttuosi e trasgressivi in cui domina il rosso delle gonne o dei drappi damascati, perché il mondo che Luhrmann vuole raccontare e che Sue Adler descrive con le sue immagini è un mondo gelido, tenebroso, in cui l’amore non prevale, in cui non c’è lieto fine; solo nel ricordo dell’amore per Satine i toni si scaldano per dare all’immagine il colore e il calore delle candele, quasi fossero offerte votive alla sua icona.
Ellen von Unwerth, Mary Ellen Mark e Douglas Kirkland narrano con i loro obiettivi la lavorazione del film, mescolandolo sapientemente a fotografie di scena e immagini più editoriali. Ognuno lo fa col proprio stile inconfondibile. Così Nicole Kidman e Ewan MacGregor vengono colti nella loro coloratissima aura romantica dalla von Unwerth, e la sensualità di Satine viene esaltata dal contrastato bianconero tipico della fotografa tedesca; i personaggi curiosi che navigano intorno alla coppia principale vengono immortalati in folgoranti snapshots che descrivono l’atmosfera goliardica durante le riprese del film. Gli stessi personaggi vengono invece fotografati da Mary Ellen Mark col suo tratto fiabesco e quasi inverosimile, colti nella loro intima tristezza o nella loro esuberante giocosità, ma sempre con toni narrativi estranianti che richiamano alla lontana le immagini di Arthur Tress e la loro solitaria dimensione onirica. Douglas Kirkland infine si dedica più alle riprese di scena durante i ciak, restituendo l’immagine esotica e multiculturale che si respira nella pellicola di Luhrmann, fotografato anch’egli intento a riprendere una divina Nicole Kidman circondata dal suo stuolo di ballerini adoratori.
Ma quando le luci lentamente si spengono su Satine, anche il Moulin Rouge cade in declino, restando vivo solo attraverso il ricordo di Christian, che non può far altro che narrarci quell’incredibile mondo che aveva conosciuto e in cui aveva incontrato l’amore, perchè -come recita il tema principale dell’originalissima colonna sonora- “the greatest thing you’ll ever learn is to love and be loved in return”.
©CultFrame 02/2003
IMMAGINI
1 Copertina del libro Moulin Rouge. A film directed by Baz Luhrmann
2 Photograph by Sue Adler. From the book “MOULIN ROUGE” published by Newmarket Press. Copyright 20th Century Fox 2001. All rights reserved
3 Photograph by Ellen Von Unwerth. From the book MOULIN ROUGE published by Newmarket Press. Copyright 20th Century Fox 2001. All rights reserved
CREDITI
Titolo: Moulin Rouge / Autori: Baz Luhrmann and Catherine Martin / Fotografie: Sue Adler, Douglas Kirkland, Mary Ellen Mark, Ellen von Unwerth / Editore: Newmarket Press, 2001 / 176 pagine / 250 fotografie / Prezzo: 34.95 dollari / ISBN: 1-55704-507-0
LINK
CULTFRAME. Exposure. Un libro di Mary Ellen Mark
CULTFRAME. Australia. Un film di Baz Luhrmann
CULTFRAME. Revenge. Un libro di Ellen Von Unwerth
INDICE DEL LIBRO
Chapter 1. This is a story about love (come what may) / Chapter 2. Back to the bohos (Montmartre, paris in the 1890s) / Chapter 3. You can can-can (bump ‘n’ grind) / Chapter 4. The sound of music (the modern musical) / Chapter 5. Slaves to the vision (concept to real artificiality) / Chapter 6. Ellen von Unwerth (guest photographer) / Chapter 7. Mary Ellen Mark (guest photographer) / Chapter 8. Douglas Kirkland (guest photographer)