Il fondo è scuro, inquietante. Un vero e proprio abisso in cui regna l’inconoscibile, l’invisibile, il nulla che contiene la vita. L’ovale di un volto emerge come in una manifestazione fantasmatica, dettaglio etereo eppure così vicino, concreto, reale. Gli occhi, incorniciati da una montatura per lenti rotonde, riflettono una fonte di luce frontale. Sono piccoli e acuti. Questo viso sembra solo la tessera di un mosaico onirico, un’immagine puramente mentale, una visione fantastica. Le ampie zone sfocate forniscono un’atmosfera misteriosa e sospesa ma contribuiscono a far puntare dritto lo sguardo del fruitore verso il centro geometrico del volto grazie ad un abile sistema di reciproci inspiegabili rispecchiamenti.
Gli autoritratti di Chuck Close realizzati con la tecnica del dagherrotipo costringono chi guarda ad uno sforzo deciso nel tentativo di comprendere il senso dell’immagine. Cosa vediamo? Semplicemente i tratti somatici di uomo, o la sua stessa esistenza? L’assurdo (dis)equilibrio delle linee e delle forme, o la luce animalesca che caratterizza ogni sguardo di essere umano?
Il dagherrotipo con la sua arcaica forza rivelatrice insinua nella figura un elemento che apparentemente sembra realistico. In verità, trionfa una profonda e drammatica ambiguità. Vengono svelati segreti che crediamo di poter decifrare ma che scardinano totalmente il rapporto superficiale che abbiamo con la luce e con l’effetto che quest’ultima crea quando colpisce un oggetto o un corpo.
Chuck Close – Dagherrotypes è un progetto editoriale di estrema eleganza e accuratezza, curato da Demetrio Paparoni. Alberto Cetti Serbelloni Editore ha dato alle stampe uno dei migliori cataloghi in circolazione negli ultimi tempi. La riproduzione delle opere è perfetta, mentre la sezione iconografica è accompagnata da un apparato critico-informativo in grado di fornire al lettore una possibile chiave interpretativa. In particolare, di assoluto interesse, è il lungo “dialogo”, in cui il grande autore americano si trova a doversi confrontare con il fotografo Timothy Greenfield-Sanders e l’esperto di dagherrotipi Jerry Spagnoli.
Oltre alla serie dei volti, Il libro propone la produzione relativa alla raffigurazione di torsi, senza testa e senza gambe. Il risultato è per certi versi ancora più sorprendente rispetto alla lunga teoria dei visi. Evitando qualsiasi analisi di tipo psicologico, Close si concentra sul dualismo realismo/astrazione che deriva dalla rappresentazione di corpi che diventano vere e proprie forme bidimensionali nelle quali non esiste una dimensione estetizzante. Non si cerca di far magnificare l’armonia e l’equilibrio, anzi lo sguardo dell’artista si fa lente d’ingrandimento per cogliere dettagli, difetti, brutture, asimmetrie, degenerazioni. Sembrerebbe quasi un sovrumano tentativo di raccontare la vita ma ciò che viene fuori è invece una specie di scientifica attrazione/repulsione nei confronti della “macchina-uomo”, meccanismo complesso e convenzionalmente mitizzato che, se guardato in maniera ravvicinata e decontestaulizzata dal mondo, si mostra solo nella sua straniante, cadente, insensata e deforme carnalità.
Chiude questo volume un’utile e completa biografia cronologica impostata sull’accostamento di testi e immagini, nonché la lunghissima lista delle mostre individuali e collettive alle quali, in molti anni di attività, ha avuto modo di partecipare il pittore-fotografo statunitense.
©CultFrame 03/2003
IMMAGINI
1 Copertina del libro Dagherreotypes di Chuck Close
2 Chuck Close. Cindy, 2000
CREDITI
Titolo: Chuck Close – Daguerreotypes / A cura di Demetrio Paparoni / Editore: Alberico Cetti Serbelloni, 2002 / Formato: 24 x 32 cm / 224 pagine / Stampa a 5 colori / Lingua: italiano, inglese / 80,00 euro / ISBN: 88-88098-10-0
INDICE DEL LIBRO
I’m Just a Haystack / Nient’altro che un covone / Philip Glass
Portrait and Process / Ritratto e processo / Demetrio Paparoni
Daguerreotypes / Chuck Close, Timothy Greenfield-Sanders and Jerry Spagnoli
Portraits / Ritratti
Bodies / Corpi
Appendix/Apparati
Chronology / Cronologia
Exhibitions, Writings, Collections / Mostre, Scritti, Collezioni