Pictures of Magazines. Mostra di Vik Muniz

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

vik_muniz-edsonGrandi volti dall’espressione ora enigmatica, ora assolutamente naturale. Pelè, uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, Luis Inàcio Lula da Silva, primo presidente del Brasile proveniente dal ceto proletario, João Ubaldo Ribeiro, importante scrittore brasiliano, Francisco, un anonimo venditore di fiori di Rio de Janeiro. Icone di un popolo, tasselli diversi dell’iper-articolato mosaico sociale del grande paese sudamericano.
Queste immagini fanno parte della personale dedicata a Vik Muniz, allestita presso il Macro di Roma e divisa in due sezioni: una antologica ed un’altra incentrata su composizioni recenti, mai viste in Italia.


Muniz è uno dei più interessanti sperimentatori dell’arte contemporanea da quindici anni a questa parte. La sua notorietà internazionale si è sviluppata dopo il suo trasferimento da San Paolo a New York, città nella quale, in verità, si era installato per studiare scenografia e regia teatrale. Invece, come spesso accade, l’atmosfera stimolante della metropoli americana l’ha spinto verso altri lidi, cioè verso la scultura, la pittura e la fotografia. Ciò che l’ha fatto immediatamente venir fuori dal calderone newyorkese è stato il suo talento e la sua scelta di sperimentazione, tesa a mescolare i linguaggi attraverso una sorta di sincretismo estetico-stilistico.

Al centro di questo suo percorso è la fotografia, arte estremamente duttile in grado di diventare terreno fertile per le elaborazioni concettuali di un individuo come Muniz, formatosi professionalmente, in patria, nel mondo della pubblicità.

 

La rappresentazione della realtà, il senso della percezione visiva, il rapporto tra opera d’arte e fruitore, lo spaesamento generato dall’atto della visione. Muniz ha rintracciato nella fotografia l’applicazione delle sue riflessioni e, in base ad un lavoro di contaminazione di codici, ha cercato di intrecciare questa disciplina al disegno e alla pittura, anche grazie all’uso di elementi anticonvenzionali. Uno dei suoi metodi è quello di utilizzare materiali come la cioccolata o la sabbia per realizzare delle composizioni visuali che successivamente riprende tramite un dispositivo ottico. Il risultato finale è dunque la fotografia dell’opera, e non l’opera in sé.


vik_muniz-liviaNella serie presentata al MACRO, denominata Pictures of Magazines, l’autore brasiliano ha compiuto una complessa operazione di scomposizione e ricomposizione dell’immagine fotografica. I grandi ritratti che propone, infatti, sono eseguiti assemblando innumerevoli e piccolissimi ritagli di pagine di periodici, i quali accostati e sovrapposti con certosina pazienza fanno emergere in modo riconoscibile il viso di un personaggio.
Dunque, partendo da un foglio di giornale letteralmente atomizzato, ridotto in minimi termini, viene ricostruito un volto. Ciò determina nel fruitore un chiaro effetto di straniamento. Quest’ultimo è chiamato da Muniz a compiere uno sforzo di rielaborazione dei segni e, dunque, a dare un senso (proprio) all’immagine che sta davanti ai suoi occhi.

L’arte di Vik Muniz appare, insomma, profondamente democratica poiché concepita per stabilire una dialettica sottile tra autore, opera d’arte e visitatore. Ma ciò che stimola in special modo chi guarda è la sensazione di doversi necessariamente confrontare con uno dei problemi centrali riguardanti le arti visive, e cioè quello della natura della riproduzione fotografica della realtà. Proprio i grandi ritratti di Muniz chiariscono un punto fondamentale riguardante la teoria dell’immagine. Il dibattito culturale sulla sostanza di un’opera visuale spesso si incarta in complesse elucubrazioni filosofiche perdendo di vista un punto centrale: la generazione del senso di uno scatto fotografico passa attraverso la sua decodificazione simbolico-allegorica, fattore sempre presente anche nelle opere più radicalmente realistiche e documentaristiche. E questo, Vik Muniz sembra averlo compreso perfettamente.


©CultFrame 11/2003

 

 

IMMAGINI

1 Vik Muniz. Edson. Dalla serie Pictures of Magazines, 2003. Cibachrome prints. Courtesy the artist

2 Vik Muniz. Livia. Dalla serie Pictures of Magazines, 2003. Cibachrome prints. Courtesy the artist


INFORMAZIONI

Vik Muniz – Pictures of Magazines
Dal 28 settembre 2003 al 4 gennaio 2004

MACRO / Via Reggio Emilia 54, Roma / 0667107900

Martedì – domenica 9.00 – 9.00 / festivi 9–14 / chiuso lunedì
Biglietto: intero 5,20 euro / ridotto 4,20 euro

Catalogo: Electa / Prezzo: 40,00 euro

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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