Trasgressione: violare una legge, una norma. L’espressione artistica in tutte le sue articolazioni ha sempre dovuto percorrere il confine sottile che divide la catalogazione delle forme creative e la negazione libertaria e sovversiva di codici e tradizioni. L’arte, pur avendo spesso a che fare con il potere, tende geneticamente ad opporsi alle regole e ai simboli istituzionali, a comunicare attraverso il superamento di limiti che di volta in volta vengono spostati in avanti, soprattutto in base al progresso stesso della società.
Le arti figurative e visive hanno sempre dovuto confrontarsi con tale fondamentale questione ideologico/filosofica, attraverso una continua ricerca di nuovi segni e poetiche in grado di veicolare in maniera non convenzionale quelli che sono i contenuti tipici della creatività umana. Si tratta, dunque, di un terreno approfondimento molto vasto. In tal senso, il libro di Anthony Julius, intitolato Trasgressioni – I colpi proibiti dell’arte, appare come un testo in cui si cerca di dare ordine storico-critico ad un materia di non facile gestione culturale.
Il volume, edito da Bruno Mondadori, si concentra soprattutto sulla pittura, da René Magritte e Edouard Manet, da Gustav Klimt a Lucian Freud, fino a Pablo Picasso e Max Ernst. Nell’introduzione l’autore sostiene, in relazione all’arte trasgressiva, che il compito del critico è “quello di capire un fenomeno al quale sono stati fatti numerosi richiami, ma molto poco studiato”. Ebbene, l’aspetto interessante di questo saggio è che sono stati esaminati aspetti legati non solo alla pittura; l’analisi, infatti, si è spinta fino al cinema e alla fotografia. Quest’ultima disciplina non poteva certo rimanere fuori da questo studio teorico, poiché proprio attraverso l’obiettivo fotografico sono passate alcune delle più significative trasgressioni artistiche del ventesimo secolo.
Julius si concentra su due grandi fotografi: Andres Serrano e Robert Mapplethorpe. Del primo artista viene decrittata l’opera denominata Piss Christy, composizione considerata da molti blasfema che suscitò all’epoca della pubblica presentazione una valanga di proteste e prese di posizione. Si tratta di un’icona religiosa cristiana immersa nell’urina dell’artista stesso. Afferma a tal proposito Julius: “…è la dimostrazione di un atto di irriverenza, è uno scherzo alle spalle del soggetto e del pubblico. L’immagine sollecita venerazione, mentre il titolo si prende gioco di noi…”. Lo studioso anglosassone si addentra in un complesso ragionamento sostenuto anche dalla cronaca delle reazioni della società americana ma coglie nel segno solo quando afferma che la pratica di accostare il sublime alla materia fisiologica più infima non è un escamotage raro, anzi “il lavoro di Serrano porta il suo contributo ad una tradizione artistica teologicamente ispirata, che concentra l’attenzione sull’umanità del Cristo, per sottolineare il miracolo fondante del cristianesimo”.
Self Portrait di Robert Mapplethorpe è oggetto di un’altra acuta riflessione. Il fotografo si ritrae mentre mette in atto una autosodomizzazione. Basta andare oltre la patina della provocazione per comprendere il valore di questo scatto. L’elaborazione compositiva è infatti estremamente raffinata, le citazioni artistiche numerose e abilmente utilizzate, la comunicazione filtrata attraverso lo straniamento provocato dallo sguardo in macchina dell’autore. Non è semplicemente un’esibizione hard; è un’ardita stilizzazione intellettuale della figura artistica non più aristocraticamente estranea all’architettura dell’opera ma posta al centro della stessa, bloccata in un atto di rivelazione di una parte interiore di sé. Dunque, artista e fruitore sono messi in Self Portrait sullo stesso piano, in un terreno comunicativo realmente democratico e diretto.
A parte questi due casi molto noti, la fotografia entra in altre occasioni nel percorso di Anthony Julius (diverse citazioni sono riservate a Man Ray e Sue Fox), il quale ha tentato di affrontare questo delicato, ma centrale, argomento con atteggiamento problematico, senza farsi portatore di una tesi, tanto meno di (pre)giudizi.
Molto ampia e utile la bibliografia conclusiva.
©CultFrame 04/2004
CREDITI
Titolo: Trasgressioni – I colpi proibiti dell’arte / Autore: Anthony Julius / Editore: Bruno Mondatori, 2003 / 320 pagine / 32,00 euro / ISBN: 88-424-9630-8
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INDICE DEL LIBRO
INTRODUZIONE
1. UN’OPERA TRASGRESSIVA E LE SUE DIFESE / Un esperimento di pensiero / Il trasgressivo / La celebrazione della trasgressione / Le tre difese
2. UN ARTISTA TRASGRESSIVO / LE ORIGINI DEL PERIODO TRASGRESSIVO / Il periodo
Flaubert/Manet / Il nudo femminile / Gesù crocifisso / Un antigenere / Generi, tipologie e aspetti
3. UNA TIPOLOGIA DI TRASGRESSIONI / Le tre versioni / La violazione delle norme dell’arte / La violazione dei tabù / Arte ribelle / Baudelaire/Manet
4. LA FINE DELL’ARTE TRASGRESSIVA / Scoraggiare il pubblico / Scoraggiare l’artista / La vulnerabilità dell’arte
5. OGNI OPERA D’ARTE E’ UN CRIMINE MANCATO
BIBLIOGRAFIA / INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI / INDICE DEI NOMI