«L’uomo davanti ai muri si disinibisce, sia che adoperi una moneta o una chiave per graffiare, un pezzo di gesso o una bomboletta spray, libera il suo inconscio, la sua gestualità ed è se stesso». La trentennale ricerca di Nino Migliori sul linguaggio dei muri metropolitani, è stata raccolta in un volume edito da Damiani e presentato a Dozza Imolese (BO), in occasione della mostra antologica del fotografo bolognese. Un’ampia selezione del suo lavoro viene qui proposta distinguendone le fasi progressive in tre sezioni: il Tempo, il Gesto, il Segno.
Le fotografie in bianco e nero dei muri anni ’50 dove macchie, muffe e corrosione si identificano con la memoria dell’uomo e della natura, lasciano trapelare l’aria dell’informale che in quegli anni respira il fotografo. È la natura che crea la sua forma, è lo scorrere del Tempo che stacca l’intonaco svelando forme fantastiche, la cui irrealtà diviene immutabile proprio nel momento in cui la si indaga rendendola tangibile. Sono le immagini dove un volto quasi umano, spettrale, riaffiora nel muro per sottrazione, o quelle dove colature di vernice si bloccano in materiche forme astratte.
Nelle stratificazioni di carta dei “manifesti strappati” è il Gesto occasionale dell’uomo che crea forme e colori. Migliori indaga gli sguardi che penetrano gli strati di carta, gli incontri casuali di più parole, gli effetti cromatici che si scontrano estraendone i forti contrasti.
Nel suo saggio Marilena Pasquali, attenta curatrice del volume, sottolinea: «in questa torre di Babele di lettere perdute, parole incomplete e frasi smozzicate che si sovrappongono freneticamente per mangiarsi e annullarsi l’un l’altra, regna sovrana una sensazione di precarietà, di inquietudine, di perdita del senso», come in un sentimento di solitudine.
Ed infine Il Segno, muri come supporto di scrittura, di comunicazione e gestualità per raccontarsi ed affermarsi. Muri che parlano con linguaggi diversi dalla politica all’ironia, dalla protesta all’amore. Violati, graffiati, decorati, trasformati in un dialogo continuo con la storia, quella del tempo e degli uomini. È in questa serie che troviamo l’ancor attualissima “Pace guerra e poi pace”, il sottile grido di angoscia di “Daniela” a cui è morto il babbo, la travagliata storia d’amore di “Teo e Pina” ed il bellissimo fiore metropolitano in cui vive l’essenza del muro ed il segno dell’uomo.
La serie dei Muri è quella che ha maggiormente contribuito a far conoscere ed apprezzare il lavoro di Migliori; probabilmente il motivo va ricercato nella particolarità della composizione, nella magia dello scritto spontaneo, nella riscoperta di particolari e preziosi cromatismi, nell’originalità del soggetto indagato – non dimentichiamo che queste immagini sono state realizzate tra gli anni ‘50 e ‘70 – . Il certo è, come afferma Attilio Colombo, che per Migliori il fascino di questo soggetto sta nelle tracce che egli vi legge del passaggio del mondo, su cui natura e uomini hanno lasciato una impronta.
Il volume che rappresenta il primo numero della collana Skyline – una delle tre interamente dedicate da Damiani alla fotografia – ci consente di cogliere con estrema fedeltà le immagini, questo grazie anche alla tecnologia messa a punto nella fase di stampa. Questa tecnica innovativa, il retino stocastico, permette di ridurre la grandezza del punto di stampa e quindi il fastidioso spazio bianco tra i singoli punti – un po’ come la granulosità delle stampe fotografiche – restituendo le immagini con una risoluzione ed una nitidezza capace di ridare tutta l’atmosfera, la bellezza e la sensibilità del lavoro di Migliori.
© CultFrame 07/2004
CREDITI
Titolo: Muri – Tempo Gesto Segno / Autore: Nino Migliori / A cura di Marilena Pasquali / Testi di: Eugenio Riccomeni, Marilena Pasquali, Flavio Eugenio Marelli / Editore: Damiani, Bologna, 2004 / 25,00 euro
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