The fat baby. Un libro di Eugene Richards

SCRITTO DA
Orith Youdovich

eugene_richards-the_fat_babyGli abitanti di Safo, un villaggio del Niger, soffrono la carestia. La terra arida restituisce un disegno geometrico a forma di mattonelle, il caldo afoso non dà tregua, il sole cocente e implacabile semina fame, sete, malattie e morte. Le inquadrature ravvicinate e strette di Eugene Richards dirigono lo sguardo verso le gocce di sudore sul volto di un bambino, la pelle disidratata di una donna, le scapole sporgenti di un uomo. The fat baby, così il titolo della storia di Safo, ma anche del libro pubblicato dalla casa editrice Phaidon, è una raccolta di quindici serie di immagini in bianco e nero realizzate da Richards e accompagnate da testi dello stesso fotoreporter, da tempo appassionato dell’arte dello scrivere.
“Il Bambino Grasso” non è che una nota di speranza, arrivata da Rahamou, un’anziana donna della comunità di Safo, che dopo la morte dell’ennesimo bambino (questa volta si tratta di Bilia, di tre anni), chiede a Richards, testimone della tragedia, di tradurre in un’immagine il futuro migliore che gli attende, quello che vedrà sbocciare una generazione più sana rappresentata per l’appunto da un bambino nato miracolosamente grasso. Questa è l’immagine che chiuderà il racconto.


L’inquadratura scelta da Richards per la copertina, e che fa da sfondo al titolo, è estratta invece da evolution, il quindicesimo reportage visivo-letterario. In una stanza, l’armadio e il comò vengono (sembra ripetutamente) svuotati dall’anziano padre del fotografo, una figura minuta e curva. Gli oggetti accumulati negli anni, ora sparsi sul tavolo, sul grande letto o per terra, sono come l’unico legame dell’uomo con la moglie scomparsa, un resoconto di una vita alla fine del suo percorso.
Così titolo e immagine, apparentemente incongruenti e sovrapposti su un’unica superficie, sono stati scelti per suggerire l’affinità che vi è tra le sofferenze degli esseri umani. Le realtà si mescolano, si intersecano e si confondono. Sfogliando il volume, si è invasi da un crescente disagio; le esistenze drammatiche di individui sconosciuti in luoghi remoti si spogliano dalla loro “unicità” per diventare man mano “normali” e comuni.


eugene_richards-the_fat_baby1Richards ha impiegato due anni per preparare The fat baby, una raccolta di esperienze vissute dall’autore negli anni 1990 in giro per il mondo tra gli Stati Uniti, il Sudamerica e l’Africa. Il suo obiettivo è da sempre puntato sulle piaghe dell’umanità: la droga, la povertà, l’AIDS dei bambini, la malattia mentale, la vecchiaia e la morte.

Nato nel 1944, Eugene Richards, prima di approdare alla fotografia, ha studiato letteratura inglese e giornalismo. Membro di Magnum dal 1984 (con una pausa dal 1995 al 2002), ha realizzato il primo lavoro per l’Agenzia a Beirut. Successivamente ha fotografato le periferie di Boston, sua città natale, ha studiato il fenomeno del consumo di droga, ha documentato il cancro che porterà via sua moglie come anche gli ultimi anni di vita dei suoi genitori. Richards ha sempre considerato suoi maestri Eugene Smith e Robert Frank e ha studiato fotografia con Minor White. Ha lavorato per Life Magazine e con Medici senza Frontiere. Richards ha anche scritto, fotografato, diretto e prodotto due corti. Nel 1997, Arles gli ha dedicato una retrospettiva.


CultFrame 09/2004

 

 

IMMAGINI

1 Copertina del libro The fat baby di Eugene Richards

2 Evolution. ©Eugene Richards/Magnum Photos/Contrasto


CREDITI

Titolo: the fat baby / Fotografie e testi: Eugene Richards / Editore: Phaidon, 2004 / 320 pagine / 250 illustrazioni / Lingua: Inglese / 95,00 euro / ISBN: 071484196X

 

LINK

Casa editrice Phaidon

 

INDICE DEL LIBRO

a lower in the desert Chicago, Illinois / the wore-out farm Virgin, Utah / a little war Kansas City, Missouri / the fat baby Safo, Niger / tommy clarke Philadelphia, Pennsylvania / a procession of them Hidalgo, Mexico / the next step Arlington, Virginia / from cradle to grave Farmville, Virginia / blue snow Milici, Bosnia and Herzegovina / prospects Los Angeles, California / the run-on of time Auburn, Nebraska / here’s to love Tuscon, Arizona
dr. death Bronx, New York / am i a poor man? La Sierra Marcala, Honduras / evolution Quincy, Massachusetts

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Orith Youdovich

Orith Youdovich, fotografa, ha abbandonato il reportage sociale per dedicarsi alla fotografia concettuale e da allora dirige il proprio sguardo sul mondo in un continuo processo di analisi del rapporto tra sguardo soggettivo e paesaggio. Svolge attività di ricerca artistica sulla connessione tra fotografia e cinema. Ha esposto in mostre personali e collettive e ha curato esposizioni per Festival di fotografia italiani. E' co-autrice del volume "Il vento e il melograno - Fotografia Israeliana Contemporanea", del saggio "Cosa devo guardare – Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni" (Postcart, 2012). Curatrice e giornalista, ha curato mostre di fotografia e dal 2009 al 2018 è stata Direttore responsabile della testata giornalistica Punto di Svista – Arti Visive in Italia.

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