Attraverso il buco della serratura: così Gianni Amelio ci racconta la Milano grigia dei primi anni ’80, con i suoi strascichi di terrore, scegliendo il punto di vista di Emilio, quindicenne figlio dell’alta borghesia cittadina, ragazzo di cultura superiore alla media. Questa prospettiva gli consente di lasciare sullo sfondo il problema terrorismo – presente certo, ma non dominante – per concentrarsi invece sulla vicenda intima e privata di un padre (Dario/Jean-Louis Trintignant), professore universitario, e un figlio (Emilio/Fausto Rossi). Lo aveva capito già allora Olivier Assayas – redattore dei Cahiers passato poi alla regia – che sul n.340 della rivista scriveva: “Gianni Amelio non si interessa ai terroristi più di quanto Robert Bresson si interessava al nazismo quando girava Un condannato a morte è fuggito.” I corpi straziati sull’asfalto, di carabinieri e terroristi, vengono subito catapultati nel tubo catodico domestico, da cui rimbalza il nome del giornalista Walter Tobagi, ucciso due anni prima; ma i riferimenti sembrano fermarsi lì: nessun accenno a strategie di antagonismo armato o a progetti eversivi, solo una scritta sul muro finale che separa, che è filtro distorto, buco della serratura.
Il film è quindi costruito sullo sguardo di Emilio; il ragazzo non riesce a comprendere tutto, può solo avere una visione parziale e “falsata” delle cose – la sua -, è escluso e si esclude dal padre, fiancheggiatore delle Brigate Rosse. La divisione è gia chiara sin dal carrello iniziale, che nella durata del piano sequenza tenta disperatamente di tenere uniti i due in un rapporto complice, fallendo. E ancora nella villa della nonna a Bergamo, in quel bellissimo movimento di macchina laterale che unisce Giulia, Dario e Sandro, lasciando fuori Emilio, ad osservarli dalla finestra. Non ha sentito ciò che il padre ha detto a Sandro, suo allievo prediletto e terrorista, e poco dopo scoprirà che Dario parla di lui – ma non con lui – a Giulia, presenza femminile per la quale prova una certa attrazione – il pedinamento – ma della quale sembra essere geloso. In casa, tra quelle mura domestiche piene sì di cultura ma anche di vuoti, non c’è dialogo: in una scena fortissima Emilio si avvicina alla madre e la insulta più volte, lei indossa delle cuffie e non può sentirlo, non vuole sentirlo, gli sorride e continua il suo lavoro. Non c’è nessun viaggio in Colpire al cuore che possa aiutare a recuperare il tempo perduto – c’è invece nell’ultimo Le chiavi di casa e in molto cinema di Amelio -, se non quello che vorrebbe fare, troppo tardi, Dario con il proprio figlio. Vista oggi, la pellicola riesce ancora ad essere attuale proprio per questo suo saper schivare le trappole del film a tema, scandagliando invece un conflitto più profondo e forzando i limiti della contingenza storico-politica. Al suo primo lavoro per il grande schermo, Amelio riesce a compiere questo miracolo con un linguaggio già maturo, capace di restituire senso attraverso movimenti di macchina e inquadrature dense, come quella del cimitero-fabbrica, più eloquente di mille proclami.
L’edizione dvd dalla Ripley’S Home Video è curatissima, non solo per la qualità dell’immagine, davvero notevole, ma soprattutto per gli extra proposti. Nella confezione troviamo infatti un prezioso volumetto contenente “Il diario di Emilio” – primo trattamento del film di Amelio e Cerami – ed importanti contributi critici dell’epoca, a firma di Tullio Masoni (da Cineforum), Giovanni Buttafava (da l’Espresso), David Robinson (da The Times) e Alberto Farassino (la Repubblica). Sul disco, invece, due recentissimi dialoghi-intervista fatti a ridosso dell’uscita del dvd – novembre 2003 -, in cui un Amelio un po’ serioso “interroga” Laura Morante e Fausto Rossi, nel 1982 giovane interprete di Emilio. In aggiunta, una galleria fotografia che ci fa scoprire un’inattesa visita sul set del grande Samuel Fuller – il quale propose ad Amelio un parricidio ben diverso da quello poi messo in scena dal regista – ed alcune immagini tagliate in fase di montaggio. Non manca il trailer dell’epoca, importante per capire come venne lanciato il film negli anni ’80 – ovvero giocando più sull’elemento poliziesco che su quello intimo, alla prova dei fatti ben più importante – e la traccia sonora con le musiche di Franco Piersanti. Infine il commento del regista, che analizza minuziosamente sequenze e inquadrature, tensioni e rinunce, da uomo innamorato del proprio lavoro quale è.
© CultFrame 01/2005
CREDITI
Titolo: Colpire al cuore / Regia: Gianni Amelio / Sceneggiatura: Gianni Amelio, Vincenzo Cerami / Fotografia: Antonio Nardi / Interpreti: Jean-Louis Trintignant, Fausto Rossi, Laura Morante, Sonia Gessner, Vanni Corbellini / Origine: Italia, 1982 / Durata: 105 / Lingue: Italiano (sottotitoli Italiano non udenti e Inglese) / Formato video: Wide Screen / Formato audio: Dolby Digital Mono / Produzione: Ripley’S Home Video
SUL WEB
Filmografia di Gianni Amelio