Nel 2002 Einaudi pubblicò un libro scritto dal Giudice Giancarlo De Cataldo. Il titolo era Romanzo criminale e la storia era basata sulla rielaborazione in chiave narrativa degli accadimenti relativi alla Banda della Magliana, organizzazione criminale che, tra la metà degli anni settanta e la fine degli anni ottanta, ebbe in pugno Roma e fu coinvolta nei fatti più drammatici e oscuri della storia italiana di quel periodo.
Il libro in questione è magnifico: vibrante, coinvolgente, ben scritto, facile da metabolizzare nonostante le sue oltre seicentoventi pagine. E oggi questo lavoro è diventato un film.
Dietro la macchina da presa un Michele Placido in straordinaria forma registica, dopo gli esiti deludenti delle sue ultime fatiche presentate alla Mostra del Cinema di Venezia: Un viaggio chiamato amore (2001) e Ovunque sei (2004).
Romanzo criminale è certamente il lavoro migliore della carriera di Placido. E’ un film forse ambizioso ma decisamente rigoroso e dotato di un impianto formale di notevole efficacia. E proprio questa è la prova delle capacità di un autore che evidentemente quando si trova ad operare nell’ambito di un certo tipo di cinema, che potremmo definire di impegno civile, è capace di realizzare prodotti di estremo interesse non solo a livello contenutistico ma anche estetico. D’altra parte lo stesso Placido sostiene come i suoi “maestri” siano Francesco Rosi ed Elio Petri e come sia importante per il cinema italiano affrontare le vicende del Paese con coraggio e determinazione culturale.
Romanzo criminale è un film duro, angoscioso, quasi claustrofobico. L’obiettivo della macchina da presa è spesso incollato ai volti dei protagonisti, mentre Roma è raffigurata come una città buia e cupa. In tal senso, la direzione della fotografia affidata a un eccezionale Luca Bigazzi, ha contribuito a rendere questa pellicola estremamente interessante sotto l’aspetto strettamente cinematografico.
Michele Placido ha ricostruito le ambigue e tragiche connessioni tra Banda della Magliana, terrorismo nero e servizi segreti deviati grazie a uno stile a tratti ridondante (anche se mai fastidioso) e a riferimenti (forse inconsci, ma proprio per questo assolutamente validi) a certo cinema americano di derivazione scorsesiana e depalmiana. Ha saputo fornire ai suoi personaggi uno spessore umano e una profonda drammaticità esistenziale, evidenziando i loro sentimenti “normali”, le ossessioni erotiche, finanche le loro insospettabili fragilità. Non ne ha fatto degli eroi “negativi”, dei superuomini, anzi li ha resi deboli e insicuri, capaci di essere spietati e sanguinari ma anche di commettere passi falsi nonché di farsi manipolare con ingenuità da settori dello Stato che operavano in maniera non proprio limpida. Anche la figura del commissario Scialoja non esce certo pulita da questo affresco. E’ solo l’altra faccia della medaglia, un uomo che pur lottando dalla parte giusta cede spesso alle sue ossessioni e alle sue debolezze.
Proprio la direzione degli attori è uno dei aspetti migliori del film. Gli interpreti sono tutti notevoli: da Pier Francesco Favino (il libanese), a Claudio Santamaria (Dandi), dalla seducente Anna Mouglalis alla delicata Jasmine Trinca, fino a Stefano Accorsi, forse nella sua migliore prestazione di attore di sempre. Perfino il solitamente rigido e “perfettino” Kim Rossi Stuart è stato in grado di fornire al suo ruolo la sensibilità e l’espressività necessarie a renderlo simbolo di una Roma borgatara e malavitosa, ricca però di sentimenti e umanità.
Romanzo criminale è un lavoro significativo, poiché alimenta positivamente, e in modo non banale, una tradizione che aveva reso grandissimo il nostro cinema e che sembrava tramontata definitivamente. Bisogna al contempo dare atto a Michele Placido di essere un cineasta dotato, nonostante qualche passaggio a vuoto, di una cifra solida e in grado di utilizzare la macchina cinema con ardore creativo e cristallino impegno civile.
Ora lo stesso Placido ha affermato di voler girare un film sulla figura di Bettino Craxi, personaggio al centro, ancora oggi, di scontri di carattere politico e dunque difficilissimo da gestire sotto il profilo filmico.
La sfida è lanciata.
©CultFrame 10/2005
TRAMA
Freddo, Libanese, Dandi sono amici fin dall’infanzia. Vivono in una borgata romana e si definiscono gente di strada. Dopo le prime imprese criminali decideranno, insieme ad altri complici, di fare il salto di qualità. Effettuano così un sequestro di persona ai danni di un nobile della capitale. Sarà questa la nascita ufficiale della Banda della Magliana, organizzazione criminale che per diversi anni assumerà il controllo degli affari illeciti di Roma. Freddo, Dandi, Libanese diventeranno ricchi con il traffico di droga e grazie ad un accordo di stretta collaborazione con la mafia siciliana. Quando entreranno in gioco interessi politici e servizi segreti deviati la loro coesione “professionale” e umana piano piano scomparirà, fino a un epilogo tragico e sanguinoso.
CREDITI
Titolo: Romanzo Criminale / Regia: Michele Placido / Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Giancarlo De Cataldo (dal romanzo di Giancarlo De Cataldo) / Fotografia / Luca Bigazzi / Montaggio: Esmeralda Calabria / Musiche: Paolo Buonvino / Scenografia: Paola Comencini / Interpreti: Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino, Anna Mouglalis, Claudio Santamaria, Jasmine Trinca / Produzione: Cattleya, Warner Bros. Italia, Babe, Aquarius Films / Distribuzione: Warner Bros. Italia / Paese: Italia, Gran Bretagna, Francia, 2005 / Durata: 153 minuti
LINK
CULTFRAME. Il grande sogno. Un film di Michele Placido
Sito del film Romanzo Criminale di Michele Placido
Filmografia di Michele Placido