Genova. 1958. Pier Paolo Pasolini è poggiato su una balaustra bianca. Indossa un maglione scuro, porta la cravatta e i pantaloni chiari. Lo sguardo è corrucciato e intenso. Sullo sfondo, il mare di Genova e la città. Con questa immagine, scattata da Paolo Di Paolo, si apre il libro intitolato Pier Paolo Pasolini – La lunga strada di sabbia, pubblicato da Contrasto.
Alcune pagine dopo, ecco un’altra fotografia in bianco e nero. Il dispositivo ottico è collocato all’interno di un ambiente quasi buio. Tre finestre rettangolari e verticali conducono lo sguardo verso l’orizzonte. Si vede il grigio del mare e un lembo di terra, in una dimensione senza tempo. Il titolo è Ventimiglia.
Dunque, la parte iniziale di questo libro rievoca grazie a una sorta di testa-coda temporale il reportage che alla fine degli anni cinquanta il grande scrittore-regista fece percorrendo l’Italia (dalla Liguria in giù) in compagnia di un fotografo che doveva documentare visivamente le parole di quello che stava per diventare uno dei maggiori intellettuali del nostro paese. Questo lavoro era stato commissionato dalla rivista Successo.
A distanza di quasi cinquat’anni un giornalista-fotografo di notevole spessore come Philippe Séclier ha deciso di ritornare sulle orme pasoliniane utilizzando la propria macchina fotografica come una sorta di occhio in grado di abolire concettualmente le coordinate fisiche e spazio-temporali e di ricreare una sorta di connessione ideale con lo sguardo puro e profondissimo di Pasolini. Sèclier inizia il suo viaggio dalla Liguria, esattamente come il duo Pasolini-Di Paolo, alla ricerca di una raffigurazione dell’Italia che non sia vittima degli stereotipi e di un conformismo della rappresentazione che molto male ha fatto non solo all’immagine della penisola, ma anche alla fotografia stessa.
Il libro presenta i testi originali del reportage dell’autore di Uccellacci uccellini ed anche brani inediti, tagliati all’epoca della pubblicazione su Successo, nonché documenti originali e dattiloscritti che testimoniano il lavoro di scrittura di Pasolini. Le fotografie di Séclier accompagnano con grande dignità le parole dello scrittore, privilegiando una fotografia che non è mera e sterile cattura della realtà ma ricomposizione di sensazioni e sentimenti decisamente interiori. Non è un caso che l’uso della sfocatura e del mosso sia centrale in questa produzione fotografica, poiché l’intento non è banalmente documentativo ma palesemente più ambizioso sotto il profilo creativo. Il tentativo è quello di cogliere il senso del reportage di Pasolini e quindi di lavorare in un territorio espressivo più vicino alla poesia visuale che al racconto per immagini, meno che mai alla banalità illustrativa del fotogiornalismo di consumo.
Pier Paolo Pasolini – La lunga strada di sabbia è uno dei libri fotografici più interessanti apparsi nel mercato editoriale italiano degli ultimi tempi, soprattutto per il modo diverso di utilizzare il linguaggio fotografico, non solo mezzo di rappresentazione del mondo ma anche, e soprattutto, strumento di interpretazione di quel complesso coacervo di sentimenti generato dalla compenetrazione tra sguardo, sensibilità lirica e ricordo. Tra le molte iniziative di questo trentennale della scomparsa di Pasolini, questo libro occupa a nostro avviso un posto centrale, per la sua sostanziale diversità rispetto al meccanismo, a volte superficiale e ipocrita, delle commemorazioni postume e degli anniversari.
© CultFrame 11/2005
CREDITI
Titolo: Pier Paolo Pasolini – La lunga strada di sabbia / Testi: Pier Paolo Pasolini / Fotografie: Philippe Séclier / Formato: 16,8×23,7cm / 164 pagine / Fotografie: 62 in b/n / Editore: Contrasto, 2005 / 39,00 euro / ISBN: 88-89032-93-6
SUL WEB
CULTFRAME. La rabbia di Pasolini. Un film di Giuseppe Bertolucci (da un’idea di Tatti Sanguineti)