Nel 2004 la Codice Edizioni ha pubblicato la traduzione italiana del libro Bachelors (Celibi) dell’americana Rosalind Krauss, autorevole storica e critica d’arte moderna.
Il testo, uscito negli Stati Uniti nel 1999, raccoglie una serie di otto articoli scritti fra il 1979 e il 1996 tra New York e Parigi su alcune artiste contemporanee. Nel riflettere su ciascuna di esse la Krauss propone una nuova lettura rispetto a quella consolidata: afferma che le sculture informi di Louise Bourgeois non sono affatto astratte, ma richiamano parti erotiche del corpo umano; dimostra che i dipinti di Agnes Martin non hanno un fondo romantico, ma si riferiscono piuttosto al classicismo nel loro gusto per la forma; rilegge le installazioni di Eva Hesse come rielaborazioni della condizione anamorfica; riconduce le sculture di vetro di Sherrie Levine ai ready-made di Marcel Duchamp.
Rosalind Krauss dedica un’attenzione particolare alle fotografe: c’è Louise Lawler, descritta meno superficialmente che in passato; c’è Francesca Woodman, presentata in uno dei saggi più godibili del libro e c’è, infine, Cindy Sherman di cui tratta in modo più approfondito (perciò, pare corretta la scelta di pubblicare sulla copertina dell’edizione italiana proprio una sua fotografia). Questa carrellata di articoli prende il via dal capitolo “Come un’introduzione” dedicato alle fotografe surrealiste Claude Cahun e Dora Maar; infatti, è l’unico capitolo scritto appositamente per il libro ed è in esso che viene esplicitato il senso di un simile divagare fra artiste in apparenza così diverse le une dalle altre.
Nel primo capitolo la Krauss polemizza con la collega Susan Suleiman, la quale sostiene che le donne, per proporre una propria specificità artistica, devono elaborare opere diverse e opposte a quelle degli uomini e, tramite gli esempi di Dora Maar e di Claude Cahun le cui elaborazioni artistiche possono essere ricondotte a un immaginario analogo a quelli rispettivamente di Hans Bellmer e di Marcel Duchamp, la Krauss sostiene che l’immaginario specifico di una certa corrente artistica sia fluido e che, grazie alle diverse espressioni possibili, possa essere assunto da più di un sesso contemporaneamente. Le conseguenze di una tale affermazione sono dirompenti perché, così dicendo, le donne non vengono più poste su un piano differente da quello degli uomini; inoltre vengono scardinati anni di teorie femministe. Infatti, alla fine del primo capitolo la Krauss scrive che “l’arte fatta dalle donne non ha bisogno di nessuna particolare perorazione di difesa, e nel saggio che segue non ne offrirò alcuna”. Insomma, non crede ci sia bisogno di “nessun riguardo particolare per le donne”, come usava affermare anche Gropius ai suoi allievi del Bauhaus.
In Celibi, come nei libri precedenti, la Krauss propone riflessioni nient’affatto scontate e, d’altra parte, non potrebbe essere diversamente, visto che si dedica da anni all’arte contemporanea: la insegna alla Columbia University di New York, scrive d’arte su libri e sulle pagine della rivista October che, grazie allo spessore degli articoli pubblicati, ha influenzato molte interpretazioni di artisti contemporanei, ma l’eccessiva densità di riferimenti a teorie filosofiche, linguistiche e psicanalitiche – Barthes, Bataille, Deleuze, Freud, Guattari e Lacan sono solo alcuni dei nomi citati – rende il libro faticoso nella lettura. Il modo di scrivere di Rosalind Krauss appare così complesso già dallo stesso titolo Celibi inteso non nel senso letterale, ma in riferimento al titolo di una serie di sculture di vetro che Sherrie Levine realizzò nel 1989 richiamando La sposa denudata dai suoi celibi, anche di Marcel Duchamp e si riferisce, in particolare, al concetto di “macchine celibi”, vale a dire meccanismi che producono elementi ripiegati uno dentro l’altro in un ritorno specchiante, meccanismi nei quali non si crea nulla che non c’è già e che costituiscono un sistema sia chiuso su se stesso sia autonomo. Davvero la Krauss crede che le artiste siano “celibi”?
© CultFrame 01/2006
INDICE DEL LIBRO
Capitolo I / Claude Cahun e Dora Maar: come un’introduzione
Capitolo II / Louise Bourgeois: ritratto dell’artista come Ragazzina
Capitolo III / Agnes Martin: la /nuvola/
Capitolo IV / Eva Hesse: il contingente
Capitolo V / Cindy Sherman: senza titolo
Capitolo VI / Francesca Woodman: esercitazioni
Capitolo VII / Sherry Levine: celibi
Capitolo VIII / Louise Lawler: memorie e souvenir
Indice dei nomi
CREDITI
Celibi / Autore: Rosalind Krauss / Codice edizioni, Torino, 2004 / 213 pagine / 94 fotografie / 24,00 euro / ISBN: 88-7578-003-X
SUL WEB
Codice Edizioni