Arrivederci amore, ciao è un romanzo pubblicato nel 2002 dalle Edizioni E/O. L’autore è Massimo Carlotto, romanziere di successo considerato uno dei maggiori autori di libri noir attualmente in attività. Si tratta della storia di un ex terrorista rosso che per sfuggire alla condanna si è rifugiato in un paese centroamericano. Il suo ritorno in Italia coinciderà con una stagione terribile che lo vedrà entrare in un vortice criminale che farà emergere la parte più oscura del suo animo.
Ora, questo romanzo è diventato un film. La regia è stata affidata a Michele Soavi, mentre il cast è formate da nomi di grande successo come Michele Placido, Alessio Boni e Isabella Ferrari.
Nelle note di regia, Soavi afferma: “Ho girato un film ossessivamente a fuoco”. Il riferimento filmico è addirittura ingombrante: Il Coltello nell’acqua di Roman Polanski.
Forse non sarebbe stato il caso di scomodare il capolavoro polanskiano, poiché Arrivederci amore, ciao non ci sembra sinceramente all’altezza di un simile paragone, anche per questioni specificatamente contenutistiche.
Comunque, il pregio più evidente di questo film è senza dubbio l’impianto stilistico-formale. E’ vero quello che dice Soavi: la scelta di “mettere tutto a fuoco” determina un’architettura visuale ossessiva, ricca di tensione e di aspetti figurativi interessanti. E se si analizza questa pellicola da un punto di vista strettamente registico non si può che evidenziare la grande abilità dell’autore e la sua capacità di utilizzare i dispositivi ottici in senso visionario e delirante.
Ma il cinema non risponde solo a criteri di carattere visivo. Bisogna, così, soffermarsi sulle altre due fondamentali componenti: la sceneggiatura e la recitazione.
Non abbiamo letto il libro di Carlotto, e dunque non ci addentreremo in comparazioni che non possiamo fare. Ciò che dobbiamo evidenziare è la scadente organizzazione narrativa di questo film che mette insieme diverse svolte del racconto senza seguire una linea di sviluppo della storia quanto meno accettabile. Il percorso psicologico del personaggio principale è appena accennato, così come il suo inoltrarsi nell’abisso del crimine è reso a livello filmico solo in una forma banalmente descrittiva.
Il male è dunque applicato dall’ex terrorista, divenuto feroce criminale comune, in forma quasi automatica come se dietro questo comportamento si celasse un destino a cui l’eroe negativo non è in grado di sottrarsi.
Ad interpretare il ruolo principale, il tenebroso Giorgio, è un Alessio Boni che certamente buca il grande schermo per la sua presenza scenica ma che in questa occasione non brilla per espressività. A Michele Placido è riservata la parte più grottesca e sgradevole, quella del poliziotto corrotto e cattivissimo. L’attore-regista pugliese si è destreggiato con grande abilità, delineando una figura orrenda e parossistica e facendo tornare in mente (con le debite differenze) il personaggio interpretato da Gian Maria Volonté nel capolavoro di Elio Petri Un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
La colonna sonora tutta imperniata sull’uso molto intelligente della canzone di Caterina Caselli che dà il titolo al film è invece molto interessante e propone una serie di brani di culto di gruppi come Jethro Tull, Tears For Fears e Fine Young Cannibals. Una delle scene clou del film è invece totalmente impostata su uno dei brani rock più belli dei Deep Purple: Smoke on the water.
Infine, una considerazione sugli aspetti ironici di questo lungometraggio, aspetti a nostro avviso presenti in maniera costante nell’evoluzione del racconto, e dunque voluti. Tra le molte frasi che ci hanno fatto sorridere, vogliamo segnalarvi quella pronunciata dall’ingenua e inconsapevole fidanzatina del protagonista (che non conosce le attività losche del suo uomo): “…giurami che non sei più comunista”.
©CultFrame 02/2006
TRAMA
E’ il 1989 e il terrorista rosso Giorgio apprende che è caduto il muro di Berlino mentre si trova nascosto nella giungla di un paese del Centro America. Comprende che un’epoca è finita, così decide di tornare in Italia per rifarsi una vita. Deve però tagliare i ponti con il passato così, dopo aver ucciso un suo “compagno”, decide di diventare un pentito e di godere dei benefici previsti dalla legge. Giorgio farà solo pochi anni di carcere e quando uscirà troverà intorno a se terreno bruciato. Sarà invetabil per lui cadere nel giro degli affari illeciti, diventando lo scagnozzo di un boss trafficante di droga. Ma Giorgio venderà alla polizia anche il suo nuovo campo, diventando confidente delle forze dell’ordine. Ma la sua rovina definitiva sarà proprio determinata dal suo legame con il cattivissimo e corrotto vice questore della DIGOS, Anedda.
CREDITI
Titolo: Arrivederci amore, ciao / Regia: Michele Soavi / Sceneggiatura: Marco Colli, Franco Ferrini, Michele Soavi, Gino Ventriglia / Montaggio: Anna Napoli / Fotografia: Gianni Mammolotti / Musiche: Andrea Guerra / Scenografia: Andrea Crisanti / Interpreti: Alessio Boni, Michele Placido, Carlo Cecchi, Isabella Ferrari / Produzione: StudioUrania, Rai Cinema, Wild Bunch / Distribuzione: Mikado / Paese: Italia/Francia, 2005 / Durata: 107 minuti