Il Caimano ⋅ Un film di Nanni Moretti

SCRITTO DA
David Arciere
Frame del film "Il caimano" di Nanni Moretti

Finalmente è finita. Ci riferiamo all’attesa riguardante l’ultima fatica registica di Nanni Moretti: Il caimano.  Per mesi abbiamo ascoltato indiscrezioni, trame e controtrame, notizie spesso contraddittorie. Il risultato è che l’attenzione verso questo film è cresciuta al punto che all’anteprima romana per la stampa, la tensione era evidente. Alla fine, scene di nervosismo per avere il prezioso press-book e capannelli di giornalisti a discutere tra loro dell’opera in questione. Regista, cast e produttori: assenti.

Detto ciò, è ora di tornare a parlare di cinema. Il caimano è un film che inizialmente provoca nello spettatore una sensazione di straniamento. La prima scena è una sorta di parodia del maoismo anni settanta innestata in una sequenza di un lungometraggio tipico del genere “poliziottesco trash”. Ma questo iniziale è solo il primo degli innumerevoli registri espressivi che compongono il complesso intreccio della pellicola. Si tratta del lungometraggio forse più ambizioso di Nanni Moretti, il quale più che mai si pone non tanto come regista cinematografico ma come intellettuale in grado di coniugare riflessione sull’esistenza, analisi della società, approfondimento sul cinema, come industria e linguaggio, e ragionamento politico. Il caimano è tutto questo.

La vicenda ha come perno la figura di Bruno, ex produttore di lungometraggi trash che si trova, anche per disperazione, a produrre un lavoro sulla figura di Berlusconi. Il film è prima immaginato, poi preparato e costruito, e infine realizzato solo nella sua scena conclusiva. Questa linea narrativa scorre parallelamente alla storia personale del protagonista, una storia fatta di solitudine e problemi economici, e che vede come unici momenti ludici e gioiosi quelli in cui avvengono gli incontri con i due figli. Sullo sfondo è percepibile con chiarezza lo sfascio della nostra società, l’involuzione qualunquistica e la deriva populistica che ha preso il potere.

Il caimano, nella sua parte “militante”, è un lavoro ferocemente antiberlusconiano che intende mettere a fuoco ciò che ha rappresentato per l’Italia l’avvento di una pratica della politica non più caratterizzata da un’impronta ideologico/partitica ma gestita solo attraverso l’uso disinvolto dei soldi e con l’unico intento di detenere il potere. Un tempo si sarebbe definita quest’opera “di denuncia”, ma nell’operazione morettina c’è qualcosa di più profondo e coinvolgente. C’è un’angoscia sottile e devastante, c’è la paura che le nostre vite finiscano invischiate in un pantano dal quale potrebbero non riuscire più ad uscire. Ad un certo punto, uno dei personaggi de Il caimano (un produttore cinematografico polacco interpretato da Jerzy Sthur) mentre conversa con Bruno inventa una definizione: “l’italietta berlusconiana”. Ebbene, dietro questa sintetica ed azzeccata formula c’è molta più drammaticità di quanto si possa pensare; si coglie, infatti, la preoccupazione di chi assiste all’involuzione di un sistema democratico.

La conclusione de Il caimano combacia esattamente con la scena conclusiva del film su Berlusconi che il personaggio di Bruno intende produrre. Qui Nanni Moretti piazza un colpo di scena straniante e geniale, evocando un processo al Presidente del Consiglio che si conclude con una condanna a sette anni di carcere. Subito dopo la sentenza, Il Capo del Governo lancia un’occhiata di sfida al Pubblico Ministero. I due si fronteggiano in una sorta di confronto tra due diverse concezioni dello Stato. Mentre il Presidente si allontana nella sua macchina super-scortata, i giudici vengono aggrediti da una folla inferocita.

È una chiusura tragica, cupa, atrocemente pessimistica che dipinge un’Italia ormai inquinata e distrutta, in cui non vengono più riconosciuti il valore delle istituzioni e dei poteri democratici. Così finisce Il caimano, un’opera che forse scontenterà parte del pubblico delle sale cinematografiche ma che possiede il grande pregio di dire alcune cose in modo molto preciso e soprattutto non in maniera banalmente politicizzata.

Da notare la straordinaria prestazione di Silvio Orlando nei panni di Bruno. Strepitoso anche il contributo di Michele Placido nel ruolo di un attore tronfio e cinico che prima accetta e poi rifiuta di sostenere la parte di Berlusconi nel film che la giovane regista Teresa (Jasmine Trinca) cerca di portare a termine tra mille incertezze e problemi economici.

© CultFrame 03/2006

TRAMA
Bruno e Paola sono sposati ed hanno due figli piccoli. Tra loro le cose non vanno molto bene, così decidono di separarsi. Bruno, oltretutto, ha problemi professionali; è un produttore cinematografico caduto in disgrazia che aveva fatto scalpore negli anni settanta finanziando alcuni film trash. Quando tutto sembra perduto e le banche stanno per pignorargli tutto, ecco spuntare un’ultima possibilità: girare un film con Teresa, una regista esordiente. Il problema è che il lungometraggio è incentrato sulla figura di Berlusconi, questione che mette in profonda agitazione Bruno.
Alla fine, il produttore si convincerà ad affrontare questa avventura ma le cose non andranno per il verso giusto.

CREDITI
Titolo: Il caimano / Regia:Nanni Moretti / Soggetto: Nanni Moretti, Heidrun Schleff / Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli / Fotografia: Arnaldo Catinari / Montaggio: Esmerlada Calabria / Scenografia: Giancarlo Basili / Musica:Franco Piersanti / Interpreti: Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Giuliano Montaldo, Antonio Luigi Grimaldi, Paolo Sorrentino / Produzione: Sacher Film, Bac Films, Stephan Films, France 3 Cinema, Wild Bunch, Canal +, Cinecinema / Distribuzione: Sacher Distribuzione / Paese: Italia, 2006 / Durata: 112 minuti

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