Il cinema italiano, un tempo fortemente concentrato su un minimalismo espressivo e narrativo, sintomo palese di mancanza di idee, sta attraversando un periodo particolare, interessante. Lasciando da parte fenomeni come quelli rappresentati da piccole opere come Notte prima degli esami, appare necessario puntare l’attenzione sulla rinnovata esigenza da parte di alcuni cineasti italiani di rappresentare, in chiave visionaria e personale, le radici culturali e geografiche dalle quali provengono.
Il caso di Sergio Rubini è in tal senso emblematico, poiché l’ossessione creativa per la sua terra (la Puglia) ci ha consegnato un attore/regista che se in passato aveva faticato a trovare una sua dimensione stilistica, oggi è arrivato, con la sua ultima opera, a identificare un territorio linguistico-narrativo in grado di far emergere una poetica finalmente matura.
In questo discorso sulle radici, entra ovviamente la questione Napoli, una delle città più filmate del nostro cinema, spesso però vittima di derive folcloristiche e luoghi comuni.
Già Mario Martone con notevoli prove come L’amore molesto e Teatro di guerra ci aveva introdotto a una visione rinnovata e intensa di una Napoli, attiva e misteriosa, vivace e magica, impegnata e caotica. Dunque, non banale.
Ora, anche Antonio Capuano ha realizzato un lungometraggio nel quale la dimensione sociale ed esistenziale di Napoli è raccontata non in modo scontato ma attraverso il filtro visionario dello sguardo di un autore che aveva già realizzato pellicole di gran livello come Vito e gli altri e Luna rossa.
Analizzando le sequenze de La Guerra di Mario ci si accorge di un dato evidente: Capuano ha dipinto una città densa, rumorosa, stordente ma anche evanescente, folle, onirica, persa in un delirante e incomprensibile deriva sociale e umana.
Napoli appare come un intreccio di impulsi sensuali che però si vaporizzano in una sorta di flusso onirico nel quale i sentimenti si perdono lasciando spazio solo ad una profonda amarezza esistenziale. E la metafora relativa alle poetiche dell’arte contemporanea, di cui si occupa professionalmente il personaggio di Giulia, ci sembra l’idea più appropriata per rappresentare la complessità di questa metropoli del mediterraneo.
I protagonisti de La Guerra di Mario cercano una loro condizione di stabilità, ma è la città stessa che li ubriaca, li sconvolge. La giovane docente universitaria, che affida il proprio affetto al bambino che gli è stato dato in affidamento, in realtà cerca se stessa, nel tentativo di dare una risoluzione a nevrosi mai affrontate, di sconfiggere il disorientamento che la pervade
In questo contesto, il piccolo Mario rappresenta il vento della purezza che si scontra con il sistema delle istituzioni, un sistema basato sulla burocrazia e sulla misurazione asettica di comportamenti e sentimenti.
Capuano si districa in questa complessa architettura poetica in maniera quasi soave, puntando tutto sulla forza iconica delle inquadrature, veri e propri segni che comunicano al fruitore significanti che non devono essere connessi necessariamente a significati.
Il punto debole del film è proprio in una, fortunatamente limitata, tendenza a ricondurre il flusso delle sensazioni e dell’immaginazione a spiegazioni logiche, dialoghi razionali, a parole piene di contenuti che in diverse sequenze rompono i magici equilibri dell’intera opera.
Molto bravi, misurati e toccanti i due protagonisti: una rinnovata e finalmente efficace Valeria Golino, e un ottimo Andrea Renzi, che abbiamo giù incontrato in film come Teatro di guerra (Mario Martone) e L’uomo in più (Paolo Sorrentino).
©CultFrame 03/2006
TRAMA
Napoli. La vita di Giulia è divisa tra l’attività universitaria e il suo affetto per Sandro, giornalista televisivo con il quale convive da oltre due anni. Il loro menage sembra perfetto, fino a quando arriverà nella loro casa un bambino “difficile” (Mario) che il Tribunale dei Minori ha dato loro in affidamento provvisorio. Mentre Giulia si dedicherà anima e corpo al rapporto con questo “figlio” inatteso e complicato, Sandro sentirà venir meno le certezze su cui aveva basato la sua vita fino a quel momento. Così, Giulia e Sandro si separeranno, mentre il legame tra la donna e Mario si farà sempre più forte e importante, per entrambi.
CREDITI
Titolo: La guerra di Mario / Regia: Antonio Capuano / Sceneggiatura: Antonio Capuano / Fotografia: Luca Bigazzi / Montaggio: Giogiò Franchini / Musica: Pasquale Catalano / Scenografia: Lino Fiorito / Interpreti: Valeria Golino, Andrea Renzi, Marco Grieco, Rosaria De Cicco / Produzione: Domenico Procacci, Francesca Cima, Nicola Giuliano / Distribuzione: Medusa / Paese: Italia, 2005 / Durata: 100 minuti