L’aria è calda e umida, densa di una polvere che toglie il respiro. Le palme e il vento appiccicoso fanno pensare a terre orientali, la povertà a paesi che devono ancora svilupparsi. E invece ci troviamo, in piena depressione economica, negli USA, nel luogo del capitalismo e della libertà. Los Angeles sembra cadente e sconclusionata, con i suoi bar da quattro soldi e il razzismo che impera. Un popolo di diseredati che mai saranno considerati “veri americani” cerca un mondo migliore ma finisce per gran parte della vita in modeste abitazioni e caffè lerci di periferia.
John Fante dipinge questo mondo con una forza espressiva incredibile, caricando ogni suo lavoro letterario di una potenza autobiografica che rappresenta uno dei cardini della sua opera. Fante era uno scrittore italo-americano, di origini abruzzesi, nato povero e sempre alla ricerca di una nuova storia da raccontare. Il successo arrivò un po’ tardi per lui, ma oggi (a venti anni dalla sua morte) è al centro di una vera e propria riscoperta che riguarda anche il mondo del cinema.
In tal senso, è da inquadrare l’operazione produttiva di Tom Cruise che ha voluto portare sul grande schermo il capolavoro di Fante: Chiedi alla polvere.
Il progetto, già in cantiere da diversi anni, è stato incentrato soprattutto sulla scelta dei due protagonisti: Colin Farrell, nel ruolo di Arturo Bandini (alter ego di John Fante) e Salma Hayek, nella parte della ragazza messicana di cui si innamora il personaggio centrale della storia.
Dietro la macchina da presa, troviamo Robert Towne, cineasta/sceneggiatore di scarso talento. Proprio da quest’ultima considerazione vogliamo far partire la nostra riflessione su Chiedi alla polvere.
Towne, infatti, aveva a disposizione una materia letteraria di incredibile bellezza e notevole sostanza contenutistica, ma nonostante ciò, è riuscito nell’impresa di neutralizzare (consapevolmente) la valenza espressiva del romanzo di Fante, rendendolo una sorta di storia d’amore tormentata diretta cinematograficamente con assoluta piattezza stilistica.
L’ossessione per la pratica artistica della scrittura, il sogno inesistente di una vita agiata, la depressione economica e sociale, il violento razzismo americano durante gli anni trenta, la disperazione di chi si sente un “senza patria”, le strade polverose di una Los Angeles squattrinata. Tutto questo è edulcorato in maniera fin troppo evidente nel tentativo di rendere la dimensione narrativa fantiana accettabile dal grande pubblico delle sale cinematografiche. Proprio questo è il maggiore difetto del film, cioè la sua natura inquinata dalla miopia di chi pur volendo realizzare un film da un’opera di John Fante, ha allo stesso tempo avuto paura della sostanza dura del suo universo letterario.
Per tale motivo, anche la prestazione dei due interpreti appare modesta e priva di quella energia che sarebbe stata necessaria. Tra Farrell e Hayek, è comunque quest’ultima ad avere la peggio. L’attrice di origini messicane è apparsa infatti tutta chiusa nella sua mediocre immagine di bambola provocante e non è riuscita per nulla a proporre con credibilità il carattere del suo personaggio, una giovane donna disperata che sogna di annullare la sua identità ispanica per effettuare una scalata sociale impossibile e umanamente tragica.
Da segnalare anche la superflua presenza nel cast di Donald Sutherland nel ruolo di un ubriacone che passa le sue giornate in vestaglia. Era proprio necessario scomodare un attore del genere per un simile ruolo?
©CultFrame 05/2006
TRAMA
Arturo Bandini è un giovane di origini italiane. Il suo sogno è quello di diventare un grande scrittore e per fare ciò decide di trasferirsi a Los Angeles, dove spera di entrare in contatto con editori e direttori di giornali. Nella città californiana, depressa e confusa, Bandini sopravvive a stento, in una povertà spaventosa. Qui conosce Camila, una ragazza messicana che lavora in un caffè di periferia. Tra i due nasce un rapporto contraddittorio, prima di scontro, poi di amore profondo. Entrambi sono vittime del razzismo strisciante che impera negli Usa degli anni trenta, entrambi cercano disperatamente una vita migliore.
CREDITI
Titolo: Chiedi alla polvere / Titolo originale: Ask the dust / Regia: Robert Towne / Sceneggiatura: Robert Towne (dal romanzo di John Fante) / Interpreti: Colin Farrell, Salma Hayek, Donald Sutherland / Fotografia: Caleb Deschanel / Montaggio: Robert K. Lambert / Scenografia: Tennis Gassner / Musiche: Bossy Bo / Produzione: Tom Cruise, Paula Vagner / Distribuzione: Moviemax / Origine: USA, 2006 / Durata: 117 minuti