L’amore sospetto ⋅ Un film di Emmanuel Carrère

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Proveniente da La Quinzaine des Realizateurs del Festival di Cannes 2005 (dove si è aggiudicato il premio per il miglior film), è giunto nel circuito distributivo italiano L’amore sospetto, lungometraggio diretto dallo scrittore e sceneggiatore francese Emmanuel Carrère. L’opera è tratta da un romanzo precedentemente firmato dallo stesso cineasta transalpino e si colloca nel ristretto novero di pellicole significative di questo scampolo di stagione 2005-2006 che in genere sta riservando solo proposte mediocri. Anzi, per essere precisi, L’amore sospetto è un film di notevole rilevanza, un testo audiovisivo su cui vale la pena di riflettere approfonditamente.

Vicenda dai tratti enigmatici, misteriosi e inquietanti, quella che costituisce la colonna vertebrale di questo film è una lenta, inesorabile, discesa nell’abisso del non senso, la presa d’atto attonita e disperata dell’impossibilità di decifrare la realtà. Ma L’amore sospetto, come tutte le grandi opere, possiede una stratificazione concettuale che non può essere sintetizzata in un’analisi affrettata.

Il primo elemento che emerge riguarda la decodificazione del corto circuito che può verificarsi all’interno di una coppia consolidata. La coppia protagonista, come a volte accade nella vita di tutti i giorni, conduce un’esistenza apparentemente simbiotica ma in verità è incastrata in meccanismi automatici che ottundono la capacità di interazione e di critica oggettiva tra gli individui.

Lo strato successivo riguarda quella che possiamo definire l’angoscia della realtà, cioè le nevrosi che l’incapacità di decrittare il mondo genera in quelle persone che, proprio perché estremamente razionali, improvvisamente non riescono più a percepire il senso di ciò che risulta visibile.

Continuando questo percorso nell’abisso del non senso, cogliamo un’ulteriore zona di riflessione, all’interno della quale i soggetti umani, compiendo un’opera di relativizzazione di ogni fattore concreto, finiscono per non riconoscere più la propria immagine, per distaccarsene totalmente provocando negli altri una reazione difensiva che prevede la non accettazione delle mutazioni, in special modo quelle interiori.

Infine, approdiamo allo strato del sogno, in quel territorio dove tutto è possibile e le coordinate del reale si confondono in un magma di sensazioni e visioni non più controllate dalla ragione borghese. E’ lì che affiorano le nostre paure e le nostre fragilità, è in quel luogo spaventoso che forse siamo finalmente noi, in tutta la nostra umana debolezza e tragica solitudine.

Emmanuel Carrère ha costruito una storia di grande equilibrio espressivo, facendo sua la sublime lezione del surrealismo, cioè non sfruttando trucchi o manipolazioni ma semplicemente utilizzando in modo incongruente i segni della realtà, elaborando sequenze paradossali attraverso una regia anonima e corretta e stravolgendo la consequenzialità cronologica del racconto. In tal senso, L’amore sospetto è un lungometraggio profondamente buñueliano, con venature che possiamo collocare in un’area concettuale pirandelliana.

L’amore sospetto è dunque un film colto e complesso, che va guardato con occhi liberi da schematizzazioni narrative, le quali possono bloccare l’anarchia onirica di questo pregevole lavoro. Carrère ha perfino azzeccato il commento musicale affidato ad una composizione di uno degli astri della musica contemporanea: Philip Glass.

Da notare, infine, come il lavoro di Emmanuel Carrère sia supportato in maniera praticamente perfetta dai due protagonisti: Vincent Lindon, molto bravo nel raffigurare lo straniamento psicologico vissuto dal personaggio chiave attraverso una recitazione misurata ed elegante, ed Emmanuelle Devos, attrice sensuale e sofisticata, dotata di un’innata capacità di occupare lo spazio visivo con naturale raffinatezza e di uno sguardo allo stesso tempo profondo e morbido.

© CultFrame 06/2006

TRAMA
Marc vive a Parigi insieme alla moglie, in una bella casa. La sua è una vita apparentemente sicura, ben orchestrata. Un giorno, però, prende la decisione di tagliarsi i baffi, che porta da moltissimi anni. Dopo aver compiuto questa operazione succede qualcosa di strano: sia la moglie che i suoi amici più cari sembrano non accorgersi della novità. Questa stranezza inizia a tormentare Marc, il quale all’inizio cercherà di convincere la consorte di quanto gli sta accadendo poi entrerà in un vero e proprio incubo. Incapace di trovare una spiegazione a questa assurdità, Marc si lascia trasportare dall’angoscia e dalla paura e deciderà di fuggire, da tutti e da tutto.

CREDITI
Titolo: L’amore sospetto / Titolo originale: La moustache / Regia: Emmanuel Carrère / Sceneggiatura: Jérôme Beaujour, Emmanuel Carrere / Dal romanzo di E. Carrere La Moustache / Fotografia: Patrick Blossier / Montaggio: Camille Cotte / Scenografia: Françoise Depertuis / Musiche: Philip Glass / Interpreti: Vincent Lindon, Emmanuelle Devos / Produzione: Les Films des Tournelles, Pathe Renn Production, France 3 Cinema / Distribuzione: Nexo / Paese: Francia, 2006 / Durata: 86 minuti

SUL WEB
Filmografia di Emmanuel Carrère
Nexo

Condividi
Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

Articoli correlati

Previous
Next

1

About

New CULTFRAME – Arti Visive rappresenta la naturale evoluzione della precedente rivista fondata nel 2000. Vuole proporre ai lettori un quadro approfondito della realtà creativa italiana e internazionale. L’intenzione è quella di cogliere ogni nuovo fattore che possa fornire sia agli appassionati che agli addetti ai lavori un affresco puntuale e moderno riguardo gli sviluppi odierni delle Arti Visive.

3

COPYRIGHT © 2024 CULTFRAME – ARTI VISIVE.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI. AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA N. 152 DEL 4 MAGGIO 2009