Radio America. Un film di Robert Altman

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

robert_altman-radio_americaEra dai tempi di America Oggi (1993), suo capolavoro assoluto, che Robert Altman non regalava agli appassionati di cinema un film perfettamente compiuto nella forma e sostanzioso nei contenuti.
Ora, con Radio America (dopo episodi più o meno riusciti come La fortuna di Cookie del 1999 e Gosford Park del 2001), il regista americano ha di nuovo lanciato con successo il suo sguardo verso il mondo che lui conosce meglio: la provincia americana.

Come già abbiamo visto altre volte, anche Radio America è un film corale, un affresco polifonico perfettamente equilibrato e armoniosamente elaborato anche nella sua struttura narrativa.

L’elemento cardine è certamente la musica, quella musica di marca tipicamente country che rappresenta il cuore dell’America. D’altra parte il fattore musicale aveva già avuto un ruolo fondamentale in opere significative come Nashville (1975) e Kansas City (1996); dunque ci troviamo in un territorio espressivo congeniale all’autore, il quale ha saputo in questa occasione ricreare quell’architettura di sensazioni e sentimenti che aveva edificato già così bene in altre occasioni.


L’ultimo appuntamento dello spettacolo radiofonico dal vivo presso il Fitzgerald Teather del Minnesota è la metafora della conclusione di un universo popolare di piccole star e persone sensibili che evidentemente tende (anche nella realtà) a scomparire.

Sono trent’anni che si svolge ogni sabato sera lo show; e sono probabilmente trent’anni che i personaggi che compongono questo spettacolo parlano delle stesse cose, ridono e si divertono, litigano e questionano, si inseguono, si prendono e si lasciano. A troncare di netto questo piccolo paradiso di umanità ci pensa la morte: dello spettacolo ed anche di alcuni membri del cast. E’ come se improvvisamente tutti si rendessero conto che la parabola sta aormai toccando il suo punto conclusivo. Il teatro verrà demolito dai nuovi proprietari che cancelleranno con questo gesto concreto una tradizione popolare e culturale.


Altman colloca la vicenda in due ambienti: il teatro, i suoi meandri, i camerini, il palcoscenico e un caffè che si trova di fronte, altro luogo simbolico all’interno del quale si apre e chiude il racconto.
Il film ha una durata di 105 minuti, durante i quali la narrazione è sostenuta splendidamente da una regia di grande spessore, allo stesso tempo fortemente visibile, ad un occhio allenato, ma anche non ingombrante. Gli spazi angusti del teatro sembrano dunque aperti, veri; tutto questo grazie alla fluidità sublime che caratterizza i movimenti di macchina. Altman non è caduto nell’errore di realizzare un film statico, anzi uno dei pregi registici principali di questo lungometraggio e un dinamismo interno alle sequenze che permette allo spettatore di godere l’opera grazie ad una sensazione di soave leggerezza stilistica.
Il cast è stellare, ma certamente gran parte del merito delle prestazioni degli interpreti va a Robert Altman, cineasta da sempre molto attento agli aspetti espressivi della recitazione.

La vicenda della fine di questo mondo semplice, schietto e sano lascia a chi guarda un po’ di tristezza e l’amaro in bocca ma l’ironia e la poesia che Altman è riuscito a infondere a questa storia finiscono per riempire il cuore dello spettatore che si affeziona inevitabilmente a tutti i personaggi e immagina ancora, per quanto possibile, un’America pulita e ingenua che forse non esiste più.


©CultFrame 06/2006

 

 

TRAMA

In un teatro del Minnesota si svolge da trent’anni la messa in onda di uno spettacolo radiofonico di musica country. Le star sono sempre le stesse e fanno parte ormai di una specie di famiglia un po’ pazza ma molto umana. Un giorno però arriva l’annuncio che la nuova proprietà ha deciso di interrompere la trasmissione e di demolire il teatro. Ai protagonisti non rimarrà che portare a termine con malinconia l’ultimo appuntamento del loro show, show che con la sua fine porrà fine a un mondo di sogni popolari mai più ricreabile.

CREDITI

Titolo: Radio America / Titolo originale: A prairie home companion / Regia: Robert Altman / Sceneggiatura: Garrison Keillor / Fotografia: Edward Lachman / Montaggio: Jacob Craycroft / Scenoggiatura: Dina Goldman / Interpreti: Kevin Kline, Lily Tomlin, Virginia Madsen, Garrison Keillor, Meryl Streep, Tommy Lee Jones / Produzione: Greenestreet Films Inc., River Road Entertainment, Prairie Home Productions, Sandcastle 5 / Distribuzione: Medusa / Paese: USA, 2005 / Durata: 105 minuti

 

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Filmografia di Robert Altman

Medusa

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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