Il pericolo più grande per un regista è quello di incartarsi in una presunta complessità espressiva e narrativa, dietro la quale si nasconde il nulla.
E’ quanto accaduto al pur talentuoso Paul McGuigan, il quale confidando solo nella sua chiara capacità di girare ha finito per realizzare un film eccellente sotto il profilo visuale quanto confuso e banale, sotto quello narrativo e contenutistico.
Stiamo parlando di Slevin – Patto criminale, lungometraggio che rappresenta un vero grattacapo per chi fa critica. Si, perché oltre alla griglia formale, come già detto notevole, e alla storia, troppo presuntuosamente complessa, un terzo elemento deve essere necessariamente preso in considerazione: il tentativo da parte dell’autore di mettere in piedi un’operazione cinematografica colta, piena di allusioni e citazioni. Alfred Hitchcock, I soliti sospetti di Bryan Singer, David Mamet, la saga di James Bond, un pizzico di Quentin Tarantino, tutti fattori di grande spessore che sono stati inseriti da McGuigan in una sorta di frullatore della storia del cinema nel tentativo di ricomporre un quadro espressivo personale. Tentativo fallito.
Slevin – Patto criminale è una sorta di montagna che partorisce un topolino. Il grande apparato narrativo elaborato, infatti, cela un livello contenutistico imbarazzante e poco credibile. Vorremmo svelarvi la banalità più macroscopica, ma così facendo vi priveremmo del piacere di seguire il delirante trama. Così, ci concentriamo su aspetti più esteriori ma non meno significativi.
Paul McGuigan ha giocato la carta del “politicamente scorretto”. Come? Semplice: incentrando il racconto su due cattivi che più cattivi non si può. Uno afroamericano, l’altro un ebreo. Più che un’idea è un’ideuzza (orrida e pericolosa), una trovata che rischia di esporre questo film anche a giuste (a nostro avviso) critiche extra cinematografiche. Questo giochetto, oltretutto, non serve a nulla, anche per la scelta errata dei due protagonisti. Morgan Freeman nei panni del malvagio boss nero è veramente non credibile, mentre Ben Kingsley dopo essere stato uno dei protagonisti di Schindler’s List di Steven Spielberg, nei panni di un ebreo deportato nei campi di sterminio, fatica a trasformarsi in un “rabbino gangster” spietato. Gli altri due protagonisti sono tollerabili: Josh Hartnett, nel ruolo di Slevin, e una ultrafotogenica e attraente Lucy Liu, chiamata ad interpretare un medico legale alquanto stravagante.
Senza infamia e senza lode la prestazione di Bruce Willis, sempre più vittima, però, dell’immagine cinematografica che lo ingabbia ormai da anni.
©CultFrame 08/2006
TRAMA
Slevin, dopo essere stato lasciato dalla ragazza ed aver perso il lavoro, decide di andare a passare qualche giorno in casa del suo amico Nick. Quando il giovane arriva a destinazione, dopo essere stato aggredito da un balordo, non trova il suo amico ma solo una dirimpettaia carina e insistente. Dopo poco, verrà rapito da due energumeni che lo porteranno da un boss, con il quale avrà un colloquio delirante. Ritornato a casa, si verificherà di nuovo la stessa storia con altri due scagnozzi e un altro gangster. Slevin si troverà così al centro di un conflitto tra due pericolosi malavitosi. Entrambi vogliono qualcosa che lui non potrà mai dare loro.
CREDITI
Titolo: Slevin – Patto criminale / Titolo originale: Lucky Number Slevin / Regia: Paul McGuigan / Sceneggiatura: Jason Smilovic / Fotografia: Peter Sova / Scenografia: François Seguin / Interpreti: Josh Harnett, Morgan Freeman, Ben Kingsley, Lucy Liu, Bruce Willis / Produttori: Chris Roberts, Kia Jam / Produzione: FilmEngine/VIP 4, Capitol Film / Distribuzione: MovieMax / Paese: USA / Durata: 110 minuti
LINK
Sito ufficiale del film Slevin – Patto criminale di Paul McGuigan