La Photographer’s Gallery partecipa alla rassegna Paris Calling, stagione di arte contemporanea francese a Londra, e, oltre ad ospitare il nuovo lavoro dalla fotografa franco-algerina Zineb Sedira, proietta su diversi schermi una trentina di film rari o inediti provenienti dall’archivio dellla Cinémathèque de Tanger.
La Cinémathèque è un’associazione senza scopo di lucro che opera nei locali del vecchio cinema Rif, proprio di fronte al Grand Socco, l’antica piazza nel cuore della città di Tangeri. L’edificio, costruito nel 1948, è stato scelto per la sua posizione strategica e di apertura, trovandosi nel punto in cui la médina incontra la città nuova. L’associazione cerca di sviluppare la cultura cinematografica del Marocco, raccogliendo e promuovendo le opere di artisti marocchini e sensibilizzando il pubblico alla storia del cinema.
Grazie al prestito della Cinémathèque, la caffetteria della Photographers’ Gallery si è trasformata in una videoteca magrebina, che rivela al pubblico una serie di filmati frutto della complessa realtà culturale, politica e sociale del mondo arabo e dell’incontro-scontro con il concetto di ‘modernità’ occidentale.
In uno spazio che diviene sia zona di intrattenimento che di pausa dalla frenetica routine quotidiana, postazioni video, corrispondenti a diverse aree tematiche, permettono ai visitatori di esplorare l’universo cinematografico e le opere originali di alcuni registi arabi. A ciò si aggiunge anche una piccola mostra, comprendente documenti, fotografie e progetti architettonici riguardanti la Cinémathèque, la città di Tangeri e la realtà delle sale cinematografiche in Marocco.
Sicuramente di interesse è il cortometraggio/documentario di Brahim Fritah, giovane regista franco-marocchino, dal titolo La Femme Seule (2005), incluso nella sezione Here and Elsewhere. Un lussuoso appartamento parigino è sfondo e muto testimone della difficile esperienza di Akosse Legba, clandestina e schiava moderna.
Immagini fisse mostrano una serie di stanze vuote, mentre la voce fuoricampo della protagonista racconta il drammatico passato e l’affrancamento dalla prigionia. Le mani della donna togolese si soffermano sulle pieghe di una veste multicolore, dalle tonalità calde, mentre le parole accennano ad un sogno ricorrente, un incubo che riporta sempre indietro, ad un vissuto oscuro e doloroso.
Da segnalare è anche Ouarzazate Movie, documentario realizzato da Ali Essafi nel 2001 e incluso nella categoria Pop Culture. In esso, lo sfruttamento del mondo africano da parte occidentale viene denunciato con toni diversi ed una certa dose di ironia.
Ouarzazate, piccola cittadina nel paesaggio desertico sud marocchino, è stata utilizzata numerose volte come sfondo per grandi produzioni cinematografiche internazionali, da Lawrence d’Arabia a Il Tè nel Deserto a Il Gladiatore. Nel documentario, Essafi si concentra sugli abitanti del luogo, ne ritrae il ruolo ordinario di attori occasionali e di comparse e le esistenze ai margini, inevitabilmente costellate di sogni e delusioni.
Nonostante l’ampia selezione e la qualità del materiale, è un vero peccato che gli schermi di questa inusuale videoteca non siano interattivi e che la raccolta di filmati in loop non permetta allo spettatore di operare una scelta all’interno del nutrito programma.
©CultFrame 10/2006
IMMAGINI
1 Brahim Fritah. Frame dal documentario
2 Ali Essafi. Frame dal documentario
INFORMAZIONI
Dal 29 settembre al 26 novembre 2006
Photographers’ Gallery / 5 Great Newport Street, Londra / Telefono: 2078311772
Orario: lunedì – sabato 11.00 – 18.00 / domenica 12.00 – 18.00 / Ingresso gratuito
A cura di Bouchra Khalili, Yto Barrada (Cinémathèque de Tanger), Christine Van Assche (Centre Pompidou, Parigi)
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