Flags of Our Fathers. Un film di Clint Eastwood

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

clint_eastwood-flags_of_our_fathers1La maturità artistica raggiunta da Clint Eastwood ha ormai permesso al cineasta americano di attestare il proprio cinema su un livello di massima qualità. Anche l’ultimo Flags of Our Fathers non smentisce tale affermazione, anzi appare evidente un ulteriore consolidamento non solo registico, ma anche concettuale.
Sarebbe fin troppo riduttivo collocare Flags of Our Fathers nella sterile casella “cinema di guerra”. Questo lungometraggio rappresenta una tappa decisiva nell’evoluzione espressiva e intellettuale di un regista che sempre più può essere considerato uno dei colossi del cinema contemporaneo.

Prendendo spunto da un episodio della complessa storia della Seconda Guerra Mondiale (la furiosa battaglia tra americani e giapponesi per il possesso dell’isola di Iwo Jima), Eastwood compie un’operazione di carattere teorico, addirittura filosofico.

La vicenda dei tre presunti eroi che piantarono la bandiera americana sulla sommità di una collina dell’isola giapponese è presa come spunto per una doppia lucidissima e severa riflessione. Da una parte il regista pone la sua attenzione sull’ambiguità dell’immagine foto-cinematografica, mostrando in modo chiaro lo scollamento netto tra realtà e rappresentazione della realtà, dall’altra analizza con caustica precisione la tecnica della creazione dei miti nella società contemporanea.

La base di questo doppio discorso è il tema della comunicazione e dello strapotere perverso dei massmedia, in grado di manipolare facilmente l’opinione pubblica per questioni, connesse al potere politico, che nulla hanno a che fare con gli interessi della gente comune. A fare le spese di questo scellerato meccanismo sono i semplici cittadini, i quali travolti dal turbine dei messaggi comunicativi finiscono per essere sfruttati volgarmente da un sistema senza scrupoli per venir poi emarginati e dimenticati.

clint_eastwood-flags_of_our_fathers2

Eastwood ha costruito quest’opera concettuale attraverso il respiro del grande affresco storico e umano. Il suo stile è inconfondibile: misurato, complesso ma leggibile, diretto e ben congegnato sotto il profilo figurativo e dell’uso della musica. La struttura narrativa è incentrata su un susseguirsi di accelerazioni e ritorni indietro, in una sorta di dispositivo a incastri che però non distrae mai l’attenzione dello spettatore dalle tragedie personali dei protagonisti.

La fotografia gioca in questo lavoro un ruolo centrale: i colori sono lividi e cupi, tendono quasi al bianco e nero. Questa scelta fornisce a Flags of Our Fathers una fortissima connotazione tragica, decisamente interiore e filosofica, appunto. Le scene di battaglia sono straordinarie non perché particolarmente convulse e drammatiche ma perché caratterizzate da una specie di angoscia sotterranea e devastante che contraddistingue dialoghi e inquadrature.


La sensazione che prova lo spettatore alla fine della visione di Flags of Our Fathers è quella di una sconvolgente amarezza, determinata dalla consapevolezza dell’assurdità delle azioni individuali e collettive e dalla tendenza inspiegabile verso un’autodistruzione che evidenzia il lato irrazionale e folle dell’agire umano.

Fondamentale per la comprensione dell’opera è la completa visione dei titoli di coda, parte integrante dell’operazione autoriale di Clint Eastwood.


©CultFrame 11/2006

 

 

TRAMA

Durante una pausa della battaglia per la conquista dell’isola di Iwo Jima, un gruppo di soldati americani pianta la bandiera americana su una collina. All’operazione è presente casualmente un fotografo dell’esercito, il quale decide di trasmettere l’immagine al suo giornale, che la pubblicherà nei giorni successivi con grande evidenza.
Intorno a questa fotografia, inizia a svilupparsi un fenomeno mediatico incontrollabile che verrà abilmente sfruttato dal governo americano per reperire i fondi necessari per continuare la guerra. Ma i tre eroi una volta utilizzati dalla politica verranno abbandonati e dimenticati.



CREDITI

Titolo: Flags of Our Fathers / Regia: Clint Eastwood / Sceneggiatura: Paul Haggis / Fotografia: Tom Stern / Montaggio:J oel cox Rolla / Scenografia: Henry bumstead Ayers / Interpreti: Ryan Phillippe, Adam Beach, Jesse Bradford, Barry Pepper / Produzione: Amblin Entertainment, DreamWorks, Malpaso / Distribuzione: Warner Bros. / Paese: USA, 2006 / Durata: 130 minuti

 

LINK

CULTFRAME. Gran Torino. Un film di Clint Eastwood

CULTFRAME. Changeling. Un film di Clint Eastwood

CULTFRAME. Mystic River. Un film di Clint Eastwood

Sito ufficiale del film Flags of Our Fathers di Clint Eastwood

Sito italiano del film Flags of Our Fathers

Filmografia di Clint Eastwood

 

Condividi
Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

Articoli correlati

Previous
Next

1

About

New CULTFRAME – Arti Visive rappresenta la naturale evoluzione della precedente rivista fondata nel 2000. Vuole proporre ai lettori un quadro approfondito della realtà creativa italiana e internazionale. L’intenzione è quella di cogliere ogni nuovo fattore che possa fornire sia agli appassionati che agli addetti ai lavori un affresco puntuale e moderno riguardo gli sviluppi odierni delle Arti Visive.

3

COPYRIGHT © 2024 CULTFRAME – ARTI VISIVE.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI. AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA N. 152 DEL 4 MAGGIO 2009