L’amico di famiglia, l’ultimo film di Paolo Sorrentino è il miglior Fellini dopo la caduta di Marcello Mastroianni sul palcoscenico televisivo di Ginger e Fred. E non diciamo questo per puro gusto citazionista. Perché la pellicola del regista napoletano non è semplicemente una coppia dei sogni/incubi del maestro riminese ma si tratta del più grande omaggio, e soprattutto il più consapevole, che il cinema italiano contemporaneo abbia mai fatto al regista de La dolce Vita. Così dimenticatevi i Salvatores con i loro viaggi verso il nulla e le loro partite di pallone e dimenticatevi anche i Tornatore con le loro elucubrazioni spettacolar-psicoanalitiche. E dimenticatevi persino un autore come Gianni Amelio che il cinema lo ama davvero.
Paolo Sorrentino è l’unico regista italiano che riesce non solo a dire qualcosa di nuovo ma anche a farci vedere questo “nuovo” con straordinaria inventiva e strepitosa capacità narrativa. Quasi due ore di film così raro, intorno alla figura di un usuraio brutto sporco e cattivo, non si vedeva dall’epoca della migliore meschinità sordiana e dal periodo più eccelso, quello delle api regine e delle donne scimmie, di Marco Ferreri. Raccontare i malesseri della nostra società a Sorrentino gli viene spontaneo. E non perché è un pessimista, ma semplicemente perché ama molto questo paese, il suo paese, e vorrebbe vederlo felice e prosperoso. Ma sembra che non sia possibile. Così dopo le riflessioni caustiche sull’identità de L’uomo in più e la tragedia mafiosa, anche se imbevuta in un grottesco particolarmente azzeccato e discreto, de Le Conseguenze dell’amore ecco che cosa affligge la nostra vita: il disagio sociale, l’egoismo, l’ignoranza, l’avidità, l’incapacità di amare e l’indifferenza. Tutti mali che fino a qualche tempo fa sembravano sotto controllo, per non dire sconfitti, almeno dalle nostre parti, grazie anche ad uno Stato che riusciva nel bene e nel male a prendere cura dei suoi cittadini. Ma invano.
Negli ultimi vent’anni, sembra dirci il regista, tutto e ritornato ad essere grigio e insopportabilmente ossequioso. E ce lo suggerisce attraverso i colori delle periferie delle città, gli ambienti squallidi, gli oggetti pacchiani e kitch, basti pensare all’ossessione del protagonista per i cioccolatini e le bomboniere in forma di carrozza matrimoniale. E ce lo racconta attraverso i suoi personaggi.
Così le figure e le figurine che inserisce in questo suo film corale e fortemente politico non sono più le macchiette di qualche spettacolo televisivo che il piccolo schermo ci ha tanto abituato a vedere in questi vent’anni, convincendoci che è l’unica critica che possiamo ormai permetterci, nell’era in cui il cinema ha dovuto restringere i suoi orizzonti e diventare un surrogato televisivo. Mentre i personaggi descritti da Paolo Sorrentino sono al contrario il rispecchiamento, sì deformato, sì grottesco ma sincero, di noi stessi.
Dal loro canto le file che si fanno davanti alle casse del terribile usuraio, un prezioso Giacomo Rizzo, sono le file che facciamo tutti i giorni davanti alle casse della nostra vita dove purtroppo non ci sono né sconti e nemmeno offerte speciali. Impossibile non soffermarci al cast, che oltre a Rizzo, giganteggia in ruoli tanto “bassi” e “miserabili” e che, anche in questo caso, il regista valorizza fellinianamente: da Fabrizio Bentivoglio e una brava e bella, perciò insolita, Laura Chiatti e da Barbara Valmorin e Gigi Angellilo fino a Clara Bindi e Marco Giallini sono tutti anime in pena che hanno incontrato un mondo così sordido che sembra il nostro: ma non ingannatevi dalle apparenze, è veramente il nostro.
©CultFrame 11/2006
TRAMA
Geremia, un usuraio di provincia, presta i soldi ad un padre che deve organizzare il matrimonio della figlia. Lo affianca Gino il suo assistente, con il cappello da cowboy sempre in testa e la passione per il mondo country. Profondamente cinico, Geremia ha un rapporto morboso, ossessivo, malato con qualsiasi cosa. Con la madre, il padre, i soldi, le donne, insomma con la vita. Per questo, pensa di essere solo. Ma non e’ proprio cosi. C’e tutto un mondo che lo aspetta.
CREDITI
Titolo: L’amico di famiglia / Regia: Paolo Sorrentino / Sceneggiatura: Paolo Sorrentino / Fotografia: Luca Bigazzi / Montaggio: Giogiò Franchini / Scenografia: Lino Fiorito / Musiche: Teho Teardo / Interpreti: Giacomo Rizzo, Fabrizio Bentivoglio, Laura Chiatti, Marco Giallini, Barbara Valmorin, Gigi Angellilo / Produzione: Fandango, Indigo Films, Medusa / Distribuzione: Fandango / Paese: Italia, 2006 / Durata: 110 minuti
LINK
CULTFRAME. Il divo. Un film di Paolo Sorrentino
Sito ufficiale del film L’amico di Famiglia di Paolo Sorrentino
Filmografia di Paolo Sorrentino