La fotografia è spesso al centro di una querelle che per certi versi ha dei tratti un po’ grotteschi. Gli approcci all’interpretazione delle immagini fotografiche possono essere semplicemente differenti e affrontare questioni che, ad analizzare bene la situazione, in fin dei conti non si contraddicono. Sta di fatto che ancora oggi il mondo della fotografia si deve liberare completamente dalla concezione tirannica dell’immagine della realtà intesa come documento-riproduzione (cioè calco) del reale. Basta un po’ di buon senso per affermare come sia fondamentale l’intenzione creativa del fotografo ma anche come sia centrale l’interpretazione che il fruitore dà di una fotografia. Così, per un soggetto il rapporto con l’immagine si ferma alla sua superficie (alla copia del reale), per un altro si scatena invece un processo di approfondimento che produce una rivelazione, l’apertura verso altre dimensioni, o addirittura un precipizio verso l’abisso del senso.
In questo discorso si inserisce anche il problema annoso della connessione tra pittura e fotografia, e del modo in cui queste due discipline possono trattare medesimi temi.
In base a tutto ciò che abbiamo appena affermato il libro intitolato Fotografare il sacro, pubblicato da Meltemi, può rappresentare un ottimo territorio di studio. L’autrice Maria Giulia Dondero, ricercatrice presso l’Università di Liegi e docente di Semiotica delle Arti presso l’Università di Bologna, ha scritto un ampio testo, certamente destinato agli addetti ai lavori ma che, se viene letto con la giusta attenzione, può svelare uno spazio teorico che può stimolare non tanto chi fa critica, allenato per principio al dubbio e all’analisi certosina del linguaggio, ma anche i fotografi stessi, in qualche caso inconsapevoli rispetto alla forma linguistica che utilizzano per esprimersi.
La studiosa cerca di addentrarsi nel difficile campo della rappresentazione del sacro in fotografia e così facendo afferma: “Non si tratta qui di definire cosa è il sacro; piuttosto di analizzare differenti corpus e osservare, ad esempio, come alcuni dispositivi spaziali consacrati al territorio del sacro (per esempio la pala d’altare) vengano ripresi intertestualmente e del tutto trasformati semanticamente in alcune produzioni fotografiche contemporanee”. Tale riflessione ci sembra assolutamente fondamentale poiché decontestualizzando tale discorso dall’argomento del libro è possibile comprendere come la fotografia abbia senza dubbio la possibilità di “significare ciò che non si dà qua e ora – l’altrove, il lontano, l’invisibile, gli orizzonti futuri, il destino…”.
L’aspetto pregnante del libro comunque è quello di dimostrare come la fotografia possa parlarci del sacro anche attraverso una “rivelazione di valori trascendenti” e affrontando tematiche come la malattia, l’esistenza, la morte.
Il lavoro teorico dell’autrice, che per altro all’inizio si concentra sulle note elaborazioni di Barthes e Benjamin, offre al lettore alcuni esempi di analisi estremamente interessanti. Tra i diversi autori presi in esame vi segnaliamo, come i più significativi: Sam Taylor-Wood, Pierre et Gilles, Duane Michals.
©CultFrame 05/2007
CREDITI
Fotografare il sacro – Indagini semiotiche / Autore: Maria Giulia Dondero / Editore: Meltemi, 2007 / Collana: Segnature / 239 pagine / 19,50 euro / ISBN: 9768883535437
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INDICE DEL LIBRO
Cornice della ricerca
Prima parte / Le diverse fedi nella fotografia
Capitolo primo / L’intrattabile fotografico e l’intrattabilità del sacro
1. Dell’aura e del punctum / 2. La fotografia e le fotografie / 3. Il punctum o dell’insviluppabile” fotografico / 4. Floch e l’approccio testualista all’immagine fotografica / 5. Tra semiotica del discorso e specificità delle pratiche mediali
Capitolo secondo / Irripetibilità e irriproducibilità dell’aura
1. Aura e mémoire involontarie / 2. L’aura, la patina e l'”è stato” / 3. L’oggetto-fotografia e le pratiche di sacralizzazione / 4. Unicità e molteplicità
Seconda Parte / Attestazione dell’impronta e significazione del sacro
Capitolo terzo / Il sacro fra tradizione pittorica e rivisitazione fotografica
1. Criteri di pertinenza della scelta del corpus / 2. I diversi livelli di pertinenza semiotica
Capitolo quarto / Ostentazione del religioso e morte del sacro
1. Il santo in posa / 2. Dipingere e fotografare la visione dell’aldilà
Capitolo quinto / Commercializzazione e pubblicizzazione del sacro nell’opera di Olivier Richon
1. Madeleine en extase e Madeleine pénitente: il corpo assente della santa / 2. Maria Maddalena e la tradizione pittorica della Vanitas / 3. Lacrime come dono, lacrime come virtuosismo / 4. Maria Maddalena e le tecniche della commozione
Capitolo sesto / Configurazioni sacre e tematiche profane. / Dai valori religiosi all’ecosistema sacro
1. I diversi livelli di intertestualità nell’opera di Sam Taylor-Wood / 2. Intertestualità interpoetica: Soliloquo VII e Compianto di Cristo Morto di Mantegna 3. Intertestualità interseriale. Le figure degli astanti e il soliloquio / 4. Soliloquy VII e la serie Soliloquy / 5. Intertestualità di genere: la pala d’altare
Capitolo settimo / Escatologia e desacralizzazione del corpo
1. La malattia come destino / 2. Il corpo-oggetto e la natura morta / 3. Il post mortem o dell’identità negata / 4. La malattia dell’autocoscienza
Capitolo ottavo / Il sacro come integrazione identitaria
1. Fish Story tra statuto artistico e statuto documentale / 2. Il paesaggio del lavoro / 3. Il pesce fuor d’acqua e il sacro come “relazione ecologica”
Capitolo nono / La fondazione dei valori e la sacralizzazione del profano
1. Michals e la rappresentazione della trascendenza / 2. Scene di vita quotidiana soprannaturale / 3. Iconografia dell’aura: la visione incommensurabile / 4. La condizione umana e il distale come destino / 5. Tecniche magiche e avvenimento sacro
Conclusioni / Bibliografia