Le vite dei musicisti, e ancor di più quelle dei jazzisti, sono sempre estremamente interessanti. E’ il tipo di esistenza alla quale sono sottoposti tutti quelli che si dedicano completamente alla musica a far sì che ogni episodio, ogni evento, ogni incontro, possa rappresentare un elemento di riflessione, di analisi profonda del reale. Il rapporto tra attività musicale e sfera interiore è in genere caratterizzato da uno stato oscillante tra euforia creativa e angoscia esistenziale provocata da una sensibilità interiore non sempre controllabile. Molti grandi musicisti sono stati ossessionati da questa situazione psicologica, altri invece sono riusciti a indirizzare la loro vena espressiva verso una vita tutto sommato equilibrata, divisa tra impeto artistico e pacatezza razionale. Un caso estremamente significativo è stato quello di Luca Flores, dotato pianista jazz deceduto all’età di trentanove anni (nel 1995) e consumato da un disagio psichico che però nascondeva una straordinaria sensibilità, sfociata in una fragilità parossistica che lo condusse verso il suicidio.
A portare sul grande schermo la vicenda di Luca Flores è stato Riccardo Milani, il quale con Piano, solo (suo terzo lungometraggio) ha realizzato il suo progetto professionale più ambizioso. Ispiratosi al libro scritto dal sindaco di Roma Walter Veltroni, Milani ha tentato con encomiabile intensità di andare in fondo, di sviscerare con forza la personalità di un pianista la cui sfera personale era contraddistinta da un groviglio psicologico-emozionale inestricabile.
Il regista ha cercato di illustrare in chiave poetico-intimista la sofferenza patologica che spinse Flores a una sorta di isolamento dal mondo, verso un precipizio ossessivo devastante e un senso di colpa fuori misura. Per far ciò ha costruito un solido e articolato impianto formale e narrativo, proprio nel tentativo di dare complessità a una figura densa di sfumature. Così facendo però Milani è caduto in una sorta di “eccesso linguistico” che ha riempito la vicenda di fattori estranei alla sostanza umana dei personaggi. In particolar modo ciò che risulta fuorviante in Piano, solo è l’uso ingombrate della musica (non di quella jazzistica, intendiamoci) e un’impostazione visuale palesemente “leccata” che fornisce alla storia un’impronta estetizzante non consona allo straziante spessore del personaggio centrale.
Certo, Milani ha cercato di equilibrare tutto con un’attenzione particolare nei riguardi del primo piano, affidandosi anche a un cast che ha dato tutto il possibile per dare vigore alla vicenda di Luca Flores. Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Paola Cortellesi, Michele Placido si sono impegnati al massimo per rendere credibili i loro personaggi, ma alcuni di loro sembrano lievemente spaesati. Il fatto è che traspare da molte scene un certo schematismo narrativo caratterizzato anche da una forzatura di recitazione alla quale si sottraggono solo Rossi Stuart e Placido. La sceneggiatura (R. Milani, I. Controneo, C. Piersanti. S. Petraglia) è fin troppo rigida e sezionata in scene studiate certamente nei minimi dettagli ma alquanto prevedibili. Quando il racconto si distende, cioè quando viene rievocato il ritorno di Luca Flores in Africa, un eccesso di leziosità visuale finisce per svilire la dimensione lirica delle sequenze.
Non possiamo però non evidenziare lo sforzo positivo di Milani nel tentativo di tratteggiare una dimensione umana che intendeva far emergere il lato oscuro della creatività artistica e l’inconciliabilità tra libertà del musicista e vita tradizionale. Non sempre ciò gli è riuscito, ma la perfezione nel cinema non esiste.
©CultFrame 09/2007
TRAMA
Luca Flores è un promettente pianista jazz che vive a lavora a Firenze. La sua infanzia si è consumata in Africa dove ha vissuto con la famiglia e dove la madre è morta in un terribile incidente automobilistico. A Firenze, e in tutta Italia, la carriera di Luca Flores va a gonfie vele, tanto che verrà chiamato a suonare niente meno che accanto al grande trombettista Chet Baker. Sembra che tutto vada bene, fino a quando il senso di colpa per la morte della madre tornerà a farsi sentire facendo piombare Luca nell’abisso della follia.
CREDITI
Titolo: Piano, solo / Regia: Riccardo Milani / Sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti, Sandro Petraglia, Riccardo Milani / Fotografia: Arnaldo Catinari / Montaggio: Marco Spoletini / Musiche: Lele Marchitelli / Scenografia: Paola Comencini / Interpreti: Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Paola Cortellesi, Michele Placido / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia, 2007 / Durata: 104 minuti
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Filmografia di Riccardo Milani