Simple_Objects. Un libro di Giuliano Radici e Fabio Racheli

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Conosciamo bene il lavoro fotografico di Giuliano Radici e siamo abituati alla cura certosina con la quale realizza i suoi libri. Per Radici, pubblicare le proprie immagini non è solo la scusa per ordinare in modo tradizionale il suo lavoro, per proporlo al fruitore secondo schemi editoriali che semplicemente sovrappongono alla sua cifra fotografica. I libri di Giuliano Radici sono delle vere e proprie opere autonome, concepite come strutture comunicative di un percorso creativo che probabilmente non esisterebbe senza una concettualizzazione editoriale che ha il sapore dell’elaborazione artistica. Il libro come oggetto d’arte compiuto, dunque. Prova di questo atteggiamento è fornita ancora una volta dall’incredibile libro intitolato Simple_Objects.

Si tratta di un’operazione complessa che Radici ha edificato insieme al fiorista Fabio Racheli. Il libro ha un formato anomalo, allungato e verticale, che però valorizza al massimo le immagini di Radici e le installazioni di Racheli.

Alla base del progetto vi è un’idea molto interessante: recuperare oggetti da discarica, per trasformali in elementi estetici grazie all’accostamento con le composizioni floreali di Fabio Racheli. Fotografie su sfondo bianco puro, forti cromatismi e purezza lattea, queste installazioni risultano all’occhio stranianti ma sottilmente piacevoli, un misto di freschezza naturale e scarti del capitalismo che sintetizza con assoluta precisione la condizione sociale nella quale tutti noi viviamo.


A queste immagini sono “contrapposti” degli scatti in bianco e nero di Giuliano Radici, scatti che ci riportano alla mente lo sguardo mai banale di un fotografo che abbiamo sempre apprezzato perché in grado di utilizzare l’obiettivo fotografico come strumento di indagine profonda e non come banale mezzo di rappresentazione della superficie della realtà. Sfocature, tagli imprevedibili, spazi notturni, luoghi abbandonati e inquietanti, ambienti spogli e privi di figure umane, scie urbane appena percettibili. Radici costruisce un mondo onirico e visionario, una sorta di sogno a occhi aperti che produce variazioni inquietanti della realtà. A prima vista gli scatti in bianco e nero e quelli che riproducono le installazioni di Racheli sembrano inconciliabili, addirittura nemici. Ma a ben analizzare, queste fotografie dialogano incredibilmente tra loro in una sorta di opposizione poetico/estetica che sfrutta la forza dell’accostamento di due elementi tra loro in antitesi. Gli ossimori prodotti dal lavoro del duo Radici-Racheli però nascondono a nostro avviso un ragionamento più intenso sulla condizione dell’uomo nell’epoca del consumismo e del dominio indiscutibile delle multinazionali (nonché della pubblicità). Ma questa nostra interpretazione “politica” (forse discutibile) non deve sovrapporsi alla forza significante e comunicativa delle immagini proposte da Radici e Racheli, immagini sulle quali ognuno può imporre la sua interpretazione. Ed è proprio quando la fotografia dà spazio all’interpretazione individuale che lascia il segno più profondo.


©CultFrame 09/2007

 

CREDITI

Simple Objects / Autori: giuliano Radici e Fabio Racheli / Editore: Ragiuart Edition, 2007 / 156 pagine / 80,00 euro

 

LINK

Il sito di Giuliano Radici

 

 

 

 

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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