The Art of Lee Miller. Una retrospettiva a Londra

SCRITTO DA
Claudia Colia

Lee Miller è stata sicuramente una donna dalla personalità eclettica, e, nelle sue molteplici sfaccettature, ha saputo incarnare la modernità ed i cambiamenti in atto del ventesimo secolo. In occasione del centenario della nascita e del trentennale della morte, il Victoria and Albert Museum dedica all’artista un’esauriente retrospettiva, resa ancor più interessante dalla cospicua presenza di stampe vintage, filmati, collages e disegni, mai esposti prima d’ora.

Nel corso della sua straordinaria carriera Lee Miller ha lavorato come modella, attrice, fotografa e giornalista, partecipando attivamente al movimento Surrealista, tra gli anni ’20 e la fine della Seconda Guerra Mondiale, sia come musa ispiratrice che da talentuosa protagonista. Inoltre, ha saputo intessere una fitta rete di relazioni attraverso l’Europa e l’America, entrando in contatto con intellettuali ed artisti di spicco.


lee_miller-self_portraitLa retrospettiva londinese si apre con gli anni tra il 1925 e il 1927, quando la Miller, lasciati gli Stati Uniti per studiare recitazione a Parigi, si affermava poi come eccellente modella, posando per le copertine di American Vogue e per svariati fotografi di grido, affiancando al contempo Man Ray, come allieva, musa ed amante. A questo periodo risale la partecipazione, in veste di attrice protagonista, al film di Cocteau Le Sang d’un Poète, ed anche il suo contributo nella messa a punto del processo di solarizzazione, grazie al quale si crea in camera oscura un’inversione tonale, che dona alle foto effetti particolari.
E’ infatti del 1930 uno di questi ritratti solarizzati, in cui Man Ray sottolinea il profilo androgino della Miller con un’enfatica linea scura, mentre la testa dai biondi capelli corti assume tonalità metalliche. Nello stesso periodo, Lee Miller comincia a dare significative prove del suo talento di fotografa, incoraggiata dallo stesso Man Ray, che le commissiona dei lavori. La Miller fotografa varie celebrità, tra cui Charlie Chaplin, e, sovente, anche se stessa, spesso utilizzando la semplice, robusta ed innovativa Rolleiflex, immessa nel mercato due anni addietro.


All’inizio degli anni Trenta si segnalano anche le prime sperimentazioni fotografiche sulla scia del Surrealismo. Lee Miller immortala oggetti di uso comune seguendo diagonali e luci non comuni o fissando l’attenzione su particolari diversi, come le volute del ferro battuto o le curve di una sedia. La foto sicuramente più riuscita ed evocativa è quella di una mano femminile che afferra la maniglia della porta del negozio di profumi di Guerlain (Senza Titolo, 1930). Il vetro in corrispondenza della maniglia, appare consumato dagli anelli di diamanti che, innumerevoli volte, avevano rigato e graffiato la superficie tutte le volte che le ricche signore alla moda uscivano dal rinomato negozio di profumi. Nella foto di Lee Miller è come se la superficie della porta fosse pronta ad esplodere e la mano ad attraversare la vetrata consunta.

Tuttavia, è l’iconico nudo astratto del 1931 a rivelarsi all’avanguardia, per l’affascinante e radicale defamiliarizzazione delle forme femminili. In seguito a questa prova epocale, l’artista sarà pronta ad affrancarsi da Man Ray, per iniziare la sua carriera di fotografa di moda e pubblicità, aprendo uno studio tutto suo a New York, nel 1932. Per Vogue comparirà anche nella doppia veste di modella e fotografa, in un celebre ritratto del 1933.

La seconda metà degli anni Trenta è caratterizzata dalla chiusura dello studio, in seguito al matrimonio con il ricco uomo d’affari Aziz Eloui Bey, e da un prolungato soggiorno in Egitto, durante il quale la Miller scatta fotografie originalissime, di cui, per la maggior parte, sussistono delle stampe per contatto. Una di esse, la più surreale di tutte, è il ritratto stesso dello spazio, (Siwa, 1937). Una finestra include una tela strappata e una nera cornice, attraverso le quail si intravede l’infinita estensione del deserto e del cielo.


lee_miller-fire_masksNel 1938 il matrimonio è in crisi, e Lee viaggia spesso, non solo per raggiungere gli amici rimasti a Parigi, ma anche per esplorare la Romania, paese in cui la donna scatterà foto sintomatiche del clima di incertezza e paura, preludio del conflitto che da li a poco infiammerà l’Europa. Trasferitasi a Londra, nel 1939, per vivere con Roland Penrose, Lee Miller eserciterà il suo sguardo surrealista per raccontare, come fotografa freelance per Vogue, il caos e l’ansia causati dal blitz, affiancando a questo un’attività di giornalista e corrispondente di Guerra. Come fotogiornalista la Miller testimonierà gli orrori della Dachau appena liberata, la drammaticità degli ospedali da campo in Normandia, la gioia per la liberazione di Parigi e la vuota banalità dell’appartamento del Fuhrer a Monaco.

Finita la Guerra, l’artista si ritira a vita privata nel Sussex, per occuparsi della famiglia (nel 1947 le nasce un figlio da Roland Penrose) e dei numerosi amici che spesso si recano a trovarla. Lavora ancora per Vogue, fino alla pubblicazione del progetto Working Guests del 1953. In esso, gli ospiti in visita a Farley Farm vengono fotografati mentre svolgono mansioni come potare il prato, districare un serpeggiante tubo da giardino o dar da mangiare ai maiali. La padrona di casa fotografa invece se stessa sul divano di casa, intenta a godersi il meritato riposo.


L’omaggio del Victoria and Albert Museum alla straordinaria carriera di Lee Miller si chiude con un dipinto, il ritratto che Pablo Picasso le fece nel 1937. Una giusta conclusione per una vita enigmatica in cui, prima o poi, tutti i tasselli finiscono per coincidere. L’arte all’insegna della negoziazione, quella tra l’atto del vedere e quello di essere visti.


©CultFrame 10/2007

 

 

IMMAGINI

1 Lee Miller. Self Portrait. New York, 1932. ©Lee Miller Archives, England
2 Lee Miller. Fire Mask. London, 1941. ©Lee Miller Archives, England

INFORMAZIONI

Dal 15 settembre 2007 al 6 gennaio 2008

Victoria and Albert Museum / Cromwell Road, Londra / Telefono: +44.(0)207942 2000

Orario: tutti i giorni 10.00 – 17.45 / venerdì 10.00 – 22.00

Biglietto: £6

A cura di Mark Haworth-Boot


LINK

CULTFRAME. Scatti di Guerra. Dallo sbarco in Normandia a Berlino. Mostra di Lee Miller e Tony Vaccaro

CULTFRAME. L’immagine della memoria. La Shoah tra cinema e fotografia. Un libro di Maurizio G. De Bonis

CULTFRAME. Mémoire des camps. Photographies des camps de concentration et d’extermination nazis (1933-1999). Un libro di Clément Chéroux

CULTFRAME. Sguardi sul ‘900. Cinquant’anni di fotogiornalismo. Un libro di John G. Morris

Lee Miller Archives

Victoria and Albert Museum, Londra

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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