Se esiste una pratica insidiosa e complessa nell’ambito del “fare fotografia”, questa è senza dubbio quella del ritratto. In questi tempi di proliferazione incontrollata di cosiddetti autori, chi si butta nel ritratto è destinato il più delle volte a fotografare in maniera ovvia, grazie a un tendenza sterilmente oggettivante che rende ogni operazione creativa superficiale e scontata.
La realtà è che il ritratto è uno dei “generi” più difficili dell’arte fotografica, poiché non basta certo saper produrre semplicemente delle “belle” immagini per riuscire a comunicare attraverso lo sguardo degli altri qualcosa di significativo e profondo. Inoltre, il tema del ritratto è caratterizzato da una pesante questione teorica che riguarda la connessione tra sguardo del guardante (l’autore) e sguardo del guardato (soggetto ripreso). Il ritratto di un essere umano dunque è sempre il risultato di questa relazione misteriosa e indecifrabile, relazione che solo raramente fa emergere qualcosa che va al di là dell’oggettività (presunta).
Sono assai inconsueti in tal senso i fotografi che nel corso della loro carriera sono riusciti a lavorare in maniera non convenzionale su tale aspetto della creatività fotografica. Uno di questi è stato senza dubbio Henri Cartier-Bresson, il quale considerò sempre il ritratto una sorta di indagine psicologica e umana sulla caleidoscopica stratificazione dell’individuo.
Prova evidente di questa sua impostazione è il prezioso libro, pubblicato da Contrasto, intitolato Un silenzio Interiore. Si tratta di un volume realizzato in occasione della mostra denominata Il silenzio interiore di una vittima consenziente – Ritratti di Henri Cartier-Bresson (Milano, Forma – Centro Internazionale di Fotografia).
Il libro contiene novantasette fotografie in tricromia del grande autore francese, quasi cento “racconti visuali” che descrivono l’intera personalità dei soggetti e mai si soffermano su una condizione momentanea e artefatta. I ritratti di Cartier-Bresson hanno la caratteristica di essere spesso ambientati, strutturati secondo una composizione di tipo verticale. Le fotografie non sono mai posate e solo in alcune occasioni i “protagonisti” delle immagini guardano in macchina.
Da Lili Brik a Paul Claudel, da Emil Cioran a Igor Strawinsky, da Francis Bacon a Georges Braque, l’autore compone più che un mosaico di volti una tavolozza di vicende artistiche e umane di straordinaria intensità, in cui tra l’altro gli spazi vuoti sembrano avere un valore espressivo paritetico ai “corpi” dei soggetti umani. Il silenzio del titolo allude all’enigmaticità dei volti e delle espressioni. Sfogliando le quasi centosessanta pagine del libro si partecipa così a una sinfonia di caratteri, pensieri, riflessioni estremamente significativa.
Insieme a personaggi famosi e ad artisti di spessore, anche volti anonimi partecipano a questo percorso all’interno del mistero dell’animo degli individui. Tra queste ultime immagini, vi segnaliamo quella che a nostro avviso risulta estremamente toccante: La mia signora portiera. Si tratta di una fotografia complessa sotto il profilo della composizione e densa di una carica umana incredibile. E’ il racconto della esistenza di quelle anonime persone che accompagnano silenziose le vite degli artisti e che vivono esperienze, forse drammatiche ed esaltanti, che forse mai nessuno sarà in grado di raccontare.
©CultFrame 11/2007
CREDITI
Un silenzio interiore – I ritratti di Henri Cartier-Bresson / Immagini: Henri Cartier-Bresson / Testi: Angès Sire, Jean-Luc Nancy /Editore: Contrasto, 2006 / Edizione originale: Thames & Hudson / 159 pagine / 39,00 euro / ISBN: 88-6965-017-0
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