Scomparso prematuramente nel 1987, Peter Hujar è uno dei più importanti fotografi americani degli anni ’70 e ’80. I suoi lavori ci raccontano una New York culturalmente vivace, ma impoverita e negletta a causa della crisi petrolifera. Una città tentacolare, nella cui Downtown prolifera il crimine e la prostituzione.
Nato nel 1934, in New Jersey, da genitori ucraini, Hujar utilizza un bianco e nero classico, in formato 8×10”, per ritrarre artisti, intellettuali e personaggi facenti parte dell’entourage di Andy Warhol oppure gravitanti nel circuito di concerti, feste e drag shows della Lower Manhattan.
La mostra londinese in programma all’ICA è la prima retrospettiva su Hujar ad essere ospitata in Gran Bretagna e comprende una cinquantina di lavori significativi: nudi, ritratti, scorci di una New York deserta e crepuscolare, animali, più un interessante gruppo di foto scattate nel 1963, nelle catacombe di Palermo. Hujar, iniziata la carriera come fotografo di moda, ottenne una certa notorietà con i nudi e i ritratti di travestiti, gay e artisti della scena Newyorkese anni ’70.
Temi ricorrenti nei lavori del fotografo americano sono il senso di fragilità e la condizione mortale degli esseri umani. Nessun soggetto sembra sfuggire queste leggi, né un tenero neonato, appena affacciatosi alla vita, né la bellezza giovane e aggressiva di attrici e artisti, né tantomeno i poveri corpi disseccati, esposti nelle catacombe palermitane.
Anche il visitatore che ignorasse il nome di Hujar, non potrebbe non riconoscere alcuni degli iconici scatti presenti in mostra, come il ritratto di Susan Sontag o quello di Candy Darling morente. Darling, 28 anni, è raffigurata mentre giace nel letto di ospedale, fiaccata dalla leucemia, in una posa da diva fragile e affascinante, con i biondi capelli ben curati, il trucco pesante e una miriade di fiori scuri e carnosi, una rosa poggiata sulle lenzuola. Una bellezza ferita ed effimera, che nulla può contro l’ineluttabile fine, se non guardare l’obiettivo (e la morte) davanti a sé, con coraggio.
I soggetti ritratti da Hujar si abbandonano con fiducia al suo sguardo inquisitivo, mettendo a nudo le proprie insicurezze, lasciando trapelare paesaggi interiori attraverso le linee e le ombre dei volti o le imperfezioni dei corpi.
Un senso di solitudine ed isolamento che non è solo fisico, ma mentale, e che si riflette nelle immagini della città. L’artista ritrae una New York insolita, deserta, avvolta dall’oscurità, connotata dalle linee inconfondibili dei grattacieli e da un reticolo di strade anonime e vuote, a cui si aggiungono scorci di edifici in rovina e banchine abbandonate.
Verso la fine degli anni ’70, Hujar torna a fotografare alcuni soggetti che lo avevano interessato agli albori della sua attività. Eccolo dunque a Westown, nella fattoria dei nonni, ad immortalare animali in pose particolari e suggestive: la capretta in equilibrio su un pneumatico abbandonato, un gabbiano morto, congelato nell’estremo tentativo di librarsi in cielo, o la testa mozzata di una mucca, i grandi occhi vitrei a ricordare la caducità dell’esistenza.
Il fotografo registra le monocromie e gli umori di un periodo drammatico non solo per la città, ma anche per il mondo che va frequentando. Molti dei suoi soggetti moriranno di Aids, ed egli stesso non potrà evitare questa fine. Come ebbe a sottolineare Susan Sontag nella prefazione al libro di Hujar, pubblicato nel 1976 con il titolo di Portraits in Life and Death, “la fotografia trasforma il mondo intero in un cimitero”. Gli scatti dell’artista statunitense, così immediati e introspettivi, tradiscono infatti la complementarità di vita e morte.
I ritratti si pongono come testimonianza gridata di fronte all’inevitabile dipartita e all’oblio. Se tutti gli uomini sono mortali, il presagio della fine è impresso nei loro volti, come un’ombra ammonitrice.
©CultFrame 01/2008
IMMAGINI
1 Peter Hujar. David Lighting Up, 1985. Silver gelatin print. ©The Peter Hujar Archive, courtesy Matthew Marks Gallery, New York
2 Peter Hujar. Woolworth Building, 1976. Silver gelatin print. ©The Peter Hujar Archive, courtesy Matthew Marks Gallery, New York
INFORMAZIONI
Dal 5 dicembre 2007 al 27 gennaio 2008
ICA – Institute of Contemporary Arts / The Mall, Londra / Telefono: +44.02079303647
Orario: Tutti i giorni 12.00 – 19.30
Biglietto: £2.00
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Immagini reliazzate da Peter Hujar