Il mondo del cinema purtroppo, anche in ambito autoriale, è sempre ingabbiato in un sistema economico-commerciale che determina una sorta di conformismo comunicativo non sempre decodificabile. In questo meccanismo incappano immancabilmente tutti i cineasti (o quasi): alcuni riescono a trovare un punto di mediazione, altri più puntigliosi vengono emarginati ed espulsi dal sistema; e poi dopo la loro morte dimenticati.
Per un regista, dunque, scegliere di vivere appartato e di concentrarsi esclusivamente sul proprio lavoro è una decisione non facile che occorre portare avanti con forza caratteriale e capacità di gestire anche gli inevitabili passaggi bui della carriera. Quando affrontiamo un discorso del genere, non possiamo che parlare di uno degli autori del cinema italiano più rigorosi e solitari (artisticamente) che siano mai apparsi nel panorama creativo: Valerio Zurlini.
Il regista, nativo di Bologna, ha realizzato, oltre ad alcuni notevoli cortometraggi, nove lungometraggi tra il 1955 (Le ragazze di San Frediano) e il 1976 (Il deserto dei Tartari). Una parabola filmica molto precisa e compatta, elaborata nel segno del rigore, appunto, e della ricerca poetica, sempre legata però ai sentimenti umani e alla sofferenza degli individui.
Di Zurlini si parla pochissimo al giorno d’oggi. È morto nel 1982, decisamente dimenticato da tutti dopo che aveva passato gli ultimi anni della sua vita a insegnare regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Fa dunque grande piacere constatare che ci sono ancora degli studiosi che lavorano sulla personalità artistica di questo uomo di cinema misconosciuto ma così importante per la nostra cinematografia.
Uno di questi studiosi è Francesco Savelloni, esperto del pensiero di Jean Paul Sartre (figura oggetto della sua tesi di Laurea) e autore di due cortometraggi. Savelloni ha scritto il libro intitolato La spiaggia nel deserto (Firenze Atheneum – 2007). Si tratta di un percorso approfondito nell’universo visivo e narrativo di Zurlini, un percorso aderente all’evoluzione della poetica del regista ma anche in grado di coinvolgere intellettualmente il lettore. Il volume si apre con una serie di dichiarazioni dello stesso Valerio Zurlini; tra queste vogliamo segnalarvi quella che maggiormente e sinteticamente evidenzia il suo “rigore”: “La gente deve avvicinarsi al film, mai il contrario”.
L’autore del testo identifica immediatamente i due poli del cinema di Valerio Zurlini: la disperazione e la speranza. Nel corso del saggio che affronta cronologicamente la sua filmografia, Savelloni si sofferma spesso sui contenuti profondi dei film, evidenziando di volta in volta i riferimenti letterari e le fonti di ispirazione (in vario modo Tolstoj, Pratolini, Buzzati) che si trovano dietro le opere di Zurlini. Oltre a Le ragazze di San Frediano e a Il Deserto dei Tartari anche gli altri titoli hanno un capitolo a loro riservato: Estate violenta, La ragazza con la valigia, Cronaca familiare, Le soldatesse, Seduto alla sua destra, La prima notte di quiete.
Da notare la piccola sezione denominata Videografia che dà la possibilità al lettore di verificare quali film di Valerio Zurlini siano disponibili sul mercato dell’home video.
©CultFrame 02/2008
CREDITI
La spiaggia nel deserto – I film di Valerio Zurlini / Autore: Francesco Savelloni / Editore: Firenze Atheneum, 2007 / 139 pagine / 13,20 euro / ISBN: 978-88-7255-313-8
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Filmografia di Valerio Zurlini