Avevano dei titoli divertenti ed allusivi come Paranoia, Orgasmo oppure Il tuo dolce corpo da uccidere. Erano i film di genere che venivano realizzati negli anni ’70 per mostrarci un’alta borghesia avida, ipocrita, traditrice e, alla fine, assassina. Con qualche scena osé e un fondo di amoralità notevole quelle pellicole scandalizzavano il pubblico che accorreva numeroso per provare il brivido del proibito che emanavano. Ma gli anni sono cambiati e Sergio Rubini, almeno che non abbia passato qualche sera piena di racconti nostalgici con Umberto Lenzi (autore di molti lungometraggi di quel preciso genere) ha voluto incomprensibilmente rinverdire i fasti di quella cinematografia.
Colpo d’occhio è una pellicola che nasce vecchia. Se il suo autore avesse voluto fare un omaggio a quei registi avrebbe dovuto raffreddare la materia; se invece ha voluto fare un film “alla maniera di” allora forse non avrebbe dovuto inserire carrellate alla De Palma che, sostenute dalla musica (altrove funzionale) del grande Pino Donaggio, spingono il melò psicologico di Rubini verso strade fasulle.
La nuova pellicola di Sergio Rubini dimostra fin dalle prime inquadrature, che vorrebbero essere vertiginose, di non sapere che strada prendere. Racconta un mondo luccicante, snob ed artefatto come quello dell’arte contemporanea e cerca, come ha fatto molto meglio Fassbinder in Attenzione alla puttana santa (lì c’era il mondo del cinema), a far arrivare il contenuto attraverso la forma; solo che per quel che riguarda la pellicola di Rubini rimane il sospetto che l’autore abbia voluto fare semplicemente un film pattinato.
Ma il regista de La terra avrebbe soprattutto dovuto scegliere cast migliore. Rubini dirige Rubini in uno di quei ruoli minacciosamente ambigui che nella vecchia Hollywood avrebbero fatto gola a personaggi come Erich von Stroheim, Alec Giuness e Clifton Webb, e in tempi più recenti a Ian McKellen. Lui invece fa del suo Lulli un mellifluo di maniera. Inoltre, i due giovani protagonisti sono assolutamente miscast. E se il bel sedere di Vittoria Puccini non basta a far passare Colpo d’occhio come un film dall’alto contenuto erotico, che dire della mezza chiappa di Riccardo Scamarcio? Boccoluto, fintamente enfatico e tendenzialmente monoespressivo (e non perché il suo personaggio sia uno tra i più “fessi” della storia del cinema), l’idolo delle adolescenti italiane si agita tanto ma convince poco come artista, anche quando fa la parte del bello e dannato. Penosa invece la caricaturale Paola Barale.
Insomma, se Sergio Rubini avesse avuto il coraggio di spingere il pedale sul grottesco oppure sull’astrazione questa storia di vendetta personale forse avrebbe potuto persuadere. Ma vista così non capiamo bene a quale pubblico si rivolga. Forse a nessuno.
© CultFrame 03/2008
TRAMA
Adrian Scala è un giovane scultore che, fin dalla sua prima esposizione a Roma, viene notato da Gloria, giovane studiosa d’arte e amante dell’importante critico Pietro Lulli che ben presto Gloria lascia per Adrian. Lulli però sembra non volergliene e decide di aiutare la carriera del ragazzo. Ma non tutto è come appare e il gioco delle rivalità sotterranee ben presto comincerà a farsi complesso.
CREDITI
Film: Colpo d’occhio / Regia: Sergio Rubini / Sceneggiatura: Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini, Sergio Rubini / Fotografia: Vladan Radovic / Montaggio: Giogiò Franchini / Scenografia: Luca Gobbi / Musiche: Pino Donaggio / Interpreti: Sergio Rubini, Riccardo Scamarcio, Vittoria Puccini, Paola Barale / Produzione: Cattleya, RAI Cinema / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia, 2007 / Durata: 110 minuti
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