Pensavamo che il periodo del Punk fosse morto e sepolto. Ma un personaggio, come Julien Temple, che il punk lo ha conosciuto e decantato con ben due pellicole dedicate al gruppo dei Sex Pistols e al loro leader Sid Vicious (Sex Pistols 1 e La grande truffa del Rock n’ Roll), riporta quel periodo a galla ancora con un documentario, a dir poco straordinario, come Joe Strummer: Il futuro non è scritto, incentrato sulla figura del leggendario leader dei Clash.
Il film di Julien Temple lo abbiamo visto consapevoli che il punk (o semplicemente il rock) dei Clash abbia caratterizzato fortemente un’epoca ma che oggi non può che risultare fuori moda. Il regista ci restituisce un periodo tra i più significativi del ventesimo secolo nella sua più assoluta modernità.
Abbiamo incontrato Julien Temple a Roma ed ecco che cosa ci ha raccontato.
Mr. Temple, quando ha deciso di fare il film su Joe Strummer?
Per essere sincero, solo nel 2005. Non avrei mai fatto il film se Joe fosse vivo. Ma quando è venuto improvvisamente a mancare ho creduto fosse giusto realizzare un documentario a lui dedicato, una sorta di veicolo di comunicazione per quella grande tristezza che ci ha colpito quando è morto.
Nel film ci sono molti volti di Joe Strummer. Quale era quello che voleva mettere in risalto e soprattutto come ha fatto a mantenere un equilibrio così perfetto?
Non è stato facile per me trovare il giusto equilibrio. Joe era un mio carissimo amico, ma ero cosciente del fatto che avrebbe voluto una narrazione sincera sulla sua persona, e che avrei dovuto mostrare debolezze e punti forti. Tutti noi abbiamo le nostre contraddizioni, ma lui usava le proprie per creare energia positiva. I suoi testi hanno un grande potere, un’intensa carica emozionale, e danno contemporaneamente una molteplicità di punti di vista. Una delle cose belle di Joe Strummer era il suo ottimismo. Ero attratto dalla sua voglia di non mollare mai e volevo che venisse fuori questo. Ho avuto modo di raccontare la vita straordinaria di Joe alle prese con una fama mondiale che se da una parte gli ha permesso di comunicare ai giovani di tutto il mondo, dall’altra è stata vissuta come una maledizione da contrastare perché poteva distruggerlo in ogni momento.
Il film è un miscuglio di stili che vanno dall’animazione alla docu-fiction e al mockymentary. Perché ha usato questo mix che potremmo definire esplosivo?
Con questa mia pellicola sono tornato a lavorare come nei miei primi film. All’epoca non avevamo molti soldi perciò utilizzavamo il materiale che riuscivamo a recuperare, molto del quale proveniva dalla televisione. Spezzoni di film, interviste, immagini di cartoni animati e sequenze di pubblicità. Ecco come nascevano i nostri film. E nonostante abbia lavorato a Hollywood (…vuol dire che avrei potuto avere qualcosa in più), oggi sono contento di essere tornato indietro e di aver creato questa specie di mosaico, così come di aver riproposto il clima di quegli anni.
Le piace il cinema di oggi?
Sicuramente preferisco il cinema degli anni ’70. I film allora erano più genuini. Ma anche oggi c’è del buon cinema. Bisogna aspettare solo qualche anno in modo tale che si riescano a metabolizzare i nuovi effetti speciali. Il tutto per riuscire ad utilizzarli per fare arte.
Ha firmato film sul punk e in particolare sui Sex Pistols, adesso questo documentario su Joe Strummer e i suoi gruppi; ma ha raccontato anche gli anni ’50 con Absolute Beginers. Qual è, dal punto di vista musicale, il periodo che le appartiene?
Amo diversi periodi ma sicuramente non posso non cominciare dagli anni ’60. Era il periodo dei Kinks, sui quali farò un film, degli Stones, degli Small Faces e degli Who. Grande periodo trasgressivo. Dalla musica imparavi molte cose che non ti insegnavano a scuola. Poi è arrivato il punk. E lì ho recuperato quella energia che avevo trovato nella musica degli anni ’60. Ovviamente, amo anche la musica di oggi; è giusto così, in fondo è la musica dei nostri giorni anche se la trovo immensamente più commerciale in rapporto a quella dei decenni precedenti.
Ma per lei oggi si fa ancora rock?
Per me il rock è ribellione. E attenzione quando parlo di rock non intendo quei “cazzoni” dei Black Sabbath. No, per me è ribellione allo stato puro come lo è stato il punk. Esiste tanta bella musica ma il rock non più.
©CultFrame 03/2008
CREDITI
Joe Strummer: Il futuro non è scritto / Titolo originale: Joe Strummer: The Future Is Unwritten / Regia: Julien Temple / Sceneggiatura: Julien Temple / Fotografia: Ben Cole / Cast: Bono, Brigitte Bardot, Steve Buscemi, John Cusack, Johnny Depp, Matt Dillon, Mick Jagger, Jim Jarmusch / Produzione: Nitrate Film, Parallel Films / Distribution: Ripley’s Film / Paese: Irlanda, Inghilterra / Anno: 2007 / Durata: 119 minuti
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Joe Strummer: Il futuro non è scritto di Julien Temple – Il sito