Trarre un film di successo da un libro di successo è molto difficile. Ma (dicono) che trarre un bel film da un bel libro sia quasi impossibile. La macchina hollywoodiana quando era al suo massimo splendore ha confezionato Via col vento dall’omonimo libro di Margaret Mitchell, creando un evergreen senza precedenti. Ma se parliamo di scrittori meno popolari (il libro della Mitchell era alla sua epoca quello più letto dopo la Bibbia) le cose si complicano. In Italia, Luchino Visconti ha tratto alcuni dei suoi film migliori da importanti romanzi. Basta citare Morte a Venezia di Mann, mentre un outsider come Orson Welles ha messo il suo genio a servizio dell’insuperabile Franz Kafka, con fortuna altalenante, firmando Il Processo.
Roberto Saviano non è Kafka, anche se il suo Gomorra ha molti elementi kafkiani, ma rendere attraverso le immagini la sua capacità di fondere in modo sublime finzione ed inchiesta sembrava un compito arduo. Detto ciò, Gomorra di Matteo Garrone è veramente un film straordinario. Il regista romano dopo aver intrapreso una strada molto personale, soprattutto con un film finissimo come L’imbalsamatore, si conferma castigatore dei vizi della realtà italiana, come non si vedeva dall’epoca del miglior Scola. Ma Garrone ha la tragedia nell’animo piuttosto che il grottesco scoliano e così, citando Eschilo nei densi drammi che si muovono intorno il dominio mafioso nelle città di Napoli e Caserta, crea una ragnatela che non lascia via di scampo a nessuno. La grande denuncia di Saviano diventa nelle mani del giovane autore cinematografico “teatro” che mette in scena un mondo mafioso pieno di figure vanitose, lascive davanti al potere ed invasate dalla voglia di dominio e distruzione. La distruzione di questa terra del bello che è la Campania, per il gusto di opprimere, sopprimere, controllare e piegare gli individui, in funzione di valori non-valori che trovano in un’arcaicità finta ed ipocrita la loro ragione di essere.
Gomorra, il film, non ha bisogno delle sfaccettature politiche del già coraggiosissimo romanzo di Saviano, perché è un film bello. Anzi, è possibile dire come il valore di Gomorra derivi più dalla sua forza estetica che da quella politica. E questo, in tempi come i nostri in cui l’estetica televisiva la fa da padrone, è un merito non da poco. Garrone piazza la sua macchina da presa al livello dell’occhio umano, e con la stessa forza dissacratoria di un Howard Hawks, che negli anni ’30 filmava il suo Scarface, mette a nudo tutto un sistema corrotto che sta li per essere svelato. Solo che per qualche motivo oscuro, nessuno lo rivela. Gomorra è crudo ed angosciante, ripreso, come è, dal vero e musicato solo dal suono delle grida e degli spari di Scampia. Le sue immagini, compresa quella dei ragazzini che si sentono invincibili solo perché sparano, sono dei colpi allo stomaco che il regista piazza con una precisione millimetrica. Noi, spettatori ignari e un po’ idioti, incassiamo tali colpi senza renderci conto che siamo noi stessi a provocarli con la nostra indifferenza e il nostro egoismo, elementi che ci inducono a non voler sapere niente dei campi coltivati al veleno e del cosiddetto lavoro “clean” per smaltire illegalmente le scorie.
E il regista come si comporta? Matteo Garrone non si va coinvolgere ed osserva: le mogli, i figli, i padri, i nemici dei boss e i boss stessi; il tutto da fuori, come un entomologo. Ma come scrive lo stesso Saviano “osservare il buco, tenerlo davanti insomma, dà una sensazione strana. Una pesantezza ansiosa. Come avere la verità sullo stomaco”. E la pesantezza la portiamo tutta con noi dopo la proiezione.
Impareggiabile il cast da Tony Servillo a Gianfelice Imparato, fino ai suoi attori presi dalla strada. Mai visto in Italia tanto equilibrio tra forma e contenuti. Tanto che meriterebbe la Palma d’oro al Festival di Cannes, dove è stato presentato.
©CultFrame 05/2008
TRAMA
Potere, soldi e sangue. In un mondo apparentemente lontano dalla realtà, ma ben radicato nella nostra terra, questi sono i “valori” con i quali gli abitanti della provincia di Caserta, tra Aversa e Casal di Principe, e di Napoli devono scontrarsi ogni giorno. Quasi sempre non puoi scegliere, quasi sempre sei costretto a obbedire alle regole del Sistema, la Camorra, e solo i più fortunati possono pensare di condurre una vita “normale”.Gomorra è un viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra. Si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Merci “fresche”, appena nate, che sotto le forme più svariate (pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi) arrivano al porto di Napoli, per essere stoccate e occultate. Ma anche merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umani, vengono abusivamente “sversate” nelle campagne campane.
CREDITI
Film: Gomorra / Regia: Matteo Garrone / Sceneggiatura: Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Roberto Saviano / Fotografia: Marco Onorato / Montaggio: Marco Spoletini / Scenografia: Paolo Bonfini / Interpreti: Tony Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo, Gigio Morra, Salvatore Abruzzese, Marco Macor, Ciro Petrone, Carmine Paternoster / Produzione: Fandango con Rai Cinema / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia, 2008 / Durata: 135 minuti
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Sito ufficiale del film Gomorra