Racconti da Stoccolma di Anders Nilsson ha il grande merito di aver riportato a galla una cinematografia, come quella svedese, altrimenti sommersa ed ignota. E siamo molto contenti per questo. Se mettiamo da parte i fasti di un regista come Ingmar Bergman e dimentichiamo le lezioni di cinema di un gigante come Victor Sjostrom, quali altri nomi, cinematograficamente parlando, vi vengono in mente? Così con l’arrivo nel nostro paese della pellicola di Nilsson, grazie alla coraggiosa Teodora film, abbiamo l’occasione di scoprire sia un regista ma anche una tendenza culturale molto radicata nel territorio. Territorio che ormai dobbiamo definire europeo piuttosto che svedese. Ma tant’è! Perché in questo trittico di violenza e di follia quotidiana, pieno di omaggi ad un autore come Alfred Hitchcock, il regista riesce a determinare un preciso stile di ripresa e di narrazione con l’uso insistito della steady-cam, un aumento progressivo del ritmo e l’alternanza delle storie e del montaggio. Al Festival di Berlino, Racconti da Stoccolma ha vinto il Premio Amnesty International, organizzazione che da quattro anni sostiene la campagna “Mai più violenza sulle donne”. E siamo rimasti stupiti nel vedere questi spaccati quotidiani imbevuti nella violenza più terribile.
Si tratta di una serie di storie tratte dalla cronaca, soprattutto perché provengono da un paese apparentemente tranquillo come la Svezia. Ma come succede in ogni thriller che si rispetti le apparenza ingannano. Di questo riferiscono I racconti da Stoccolma di Anders Nilsson: delitti d’onore, violenze domestiche e tentati omicidi. Con uno stile apparentemente, ancora una volta, documentaristico, Anders Nilsson esplicita tutto il senso del sotteso a una violenza, a un sopruso, a un abuso. È forse vero che Racconti da Stoccolma presta il fianco al gioco dei buoni e dei cattivi, non considerando che “la selvaggia parte della vita” è sempre il prodotto delle istituzioni più che delle personalità che in esse operano. Ma proprio per questo, il film di Nilsson non è un’opera facile da capire: è un film forte, impietoso, ma usa la sua spettacolarità per far riflettere in maniera profonda. Innanzitutto perché smentisce una serie di luoghi comuni, in particolare riguardo la violenza sulle donne, su come questa possa avvenire anche tra persone colte e laureate o sul fatto che i delitti d’onore possano essere una caratteristica anche di paesi non musulmani e integralisti. E poi affronta il tema dell’amore omosessuale con una forza veramente inusitata. Infine, non molti hanno sottolineato l’impronta fortemente televisiva presente nelle scelte narrative di Nilsson. Ma in fondo non sono forse le serie tv americane i migliori prodotti di genere che possiamo disporre oggi?
© CultFrame 05/2008
TRAMA
Tre storie ambientate a Stoccolma: quella di Carina, giovane mamma, giornalista di successo e legata sentimentalmente ad un uomo che nonostante affermi di ricambiare il suo amore non fa che umiliarla e maltrattarla davanti ai loro due bambini; quella di Leyla, una ragazza mediorientale che vive, attraverso le sofferenze subite dalla sorella più grande, i rigidi schemi mentali della propria famiglia; e infine la vicenda di Aram, proprietario di un locale notturno davanti al quale una sera inaspettatamente assiste ad episodi di violenza contro il suo amico Peter, addetto alla sicurezza del locale, e verso cui Aram sente di nutrire un insolito sentimento di affetto.
CREDITI
Film: Racconti da Stoccolma / Titolo originale: Nar Morkret faller (When Darkness Falls) / Regia: Anders Nilsson / Sceneggiatura: Anders Nillson, Joakim Hansson / Fotografia: Per-Arne Svensson / Scenografia: Dave Marshall / Musica: Bengt Nilsson / Montaggio: Darek Hodor / Interpreti: Oldoz Javidi, Bahar Pars, Mina Azarian, Cesar Sarachu, Lia Boysen, Peter Engman, Simon Engman, Bibi Andersson, Reuben Sallmander, Per Graffman, Nisti Stêrk / Produzione: Joakim Hansson / Distribuzione: Teodora film / Paese: Svezia / Anno: 2008 / Durata: 133 minuti