Sulle strade del reportage. L’odissea fotografica di Walker Evans, Robert Frank e Lee Friedlander. Un libro di Pier Francesco Frillici

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

pier_francesco_frillici-sulle_strade_del_reportageDa tempo sulle pagine on line di CultFrame abbiamo avviato una riflessione sul tema del reportage contemporaneo, genere fotografico ormai ridotto a stereotipo, a pseudo documento socio-antropologico, a documento arido della realtà. Ciò ha generato convenzioni già invecchiate, luoghi comuni, fraintendimenti, finanche una generazione di fotografi che ha finito per impantanarsi in una dimensione fotografica decisamente limitata. Da tempo sosteniamo come il reportage debba essere liberato da questi inutili laccioli e da alcuni falsi codici che esprimono un’idea della fotografia legata a doppio filo al racconto semplicistico e banalizzante di eventi reali, in special modo sofferenze, dolori individuali e collettivi, malattie e guerre. Dobbiamo dire che le resistenze culturali, almeno in Italia, ad una visione “altra” del reportage sono notevoli, e a nostro avviso inspiegabili. Così, quando ci imbattiamo in quelli che possiamo ritenere studiosi che vedono tali problematiche attraverso una prospettiva libera e innovativa non possiamo che esserne compiaciuti.

Fa al nostro caso il libro di Pier Francesco Frillici, intitolato Sulle strade del reportage. Si tratta di uno studio di grande interesse che ci ha colpito fin dalle pagine introduttive. “Vogliamo liberare il reportage, in un certo senso dal reportage stesso. Ma per fare ciò, bisogna evadere dai manuali, dai musei, dalle redazioni. Bisogna tornare sulla strada”. Ed ancora: “La critica lungimirante va oltre gli steccati, perché sa che il suo compito non è soltanto quello di insegnare ma anche quello di imparare”.


Ebbene, quelle sopra citate (compresa quella estremamente significativa sulla critica) ci sembrano due frasi esemplari e dense di contenuti, frasi che rappresentano lo spunto programmatico/teorico dal quale l’autore del libro ha fatto partire la sua personale riflessione.

Tra i molti passaggi che ci hanno stimolato vi è senza dubbio quello relativo al paragrafo intitolato Walker Evans/André Breton: la fotografia come scrittura. In questo passaggio Frillici mette in evidenza come il padre del Surrealismo, André Breton, affermi che “alla base della definizione di Surrealismo, comprendente ogni forma di automatismo psichico puro, persiste una specie di principio meccanico, automatico e ripetitivo la cui applicazione trasforma gli individui in modesti apparecchi di registrazione”. Dunque, se una delle pratiche messe in atto dai surrealisti era quella di perdersi in passeggiate urbane prive di meta, durante le quali i loro sguardi procedevano a innumerevoli visioni automatiche del mondo, dobbiamo ritenere che se leggiamo tutto alla luce di un salutare corto circuito teorico, il reportage e l’osservazione surrealista finiscano per percorrere le medesime coordinate.

E il concetto sociale di fotoreportage? La sua valenza antropologica? Il suo uso politico e cronachistico? Quello di denuncia? E quello puramente narrativo? Non neghiamo che questi elementi possano esistere, ma allo stesso tempo ci sentiamo sulla stessa lunghezza d’onda dell’autore di Sulle strade del reportage, il quale intende indagare a fondo, trovare collegamenti non espressi dalla critica, lottare contro i rassicuranti luoghi comuni provocati dall’applicazione acritica dei codici prestabiliti.


Pier Francesco Frillici sviluppa infine il suo discorso sulla base delle opere di tre grandi fotografi: Walker Evans, Robert Frank e Lee Friedlander. Tali approfondimenti critici non sono mai convenzionali e la lettura risulta piacevole e coinvolgente.


©CultFrame 05/2008

 

CREDITI

Sulle strade del reportage L’odissea fotografica di Walker Evans, Robert Frank e Lee Friedlander / Autore: Pier Francesco Frillici / Prefazione: Elio Grazioli / Editore: Editrice Quinlan, Bologna, 2007 / Collana: ‘round photography / Direttore collana: Roberto Maggiori / 183 pagine / 47 illustrazioni in b/n / 14,00 euro / ISBN: 978-88-903232-1-8

 

 

INDICE DEL LIBRO

 

Nota / Prefazione / Introduzione

Capitolo primo / Dalla “straigt” alla “street” photography. La vocazione surrealista di Walker Evans
1.1 Collezionare ready-made / 1.2 Alla scoperta della fotografia / 1.3 La poetica del collezionista / 1.4 Il paradigma “Atget” / 1.5 Walker Evans/André Breton: la fotografia come scrittura / 1.6 Fotografando… Nadja / 1.7 Ritratti automatici

Capitolo secondo / america on the road. L’epica della vita quotidiana nella fotografia di Robert Frank
2.1 L’eredità di Walker Evans / 2.2 The Americans. L’alba del nuovo reportage / 2.3 Il viaggio on the road / 2.4 La filosofia dell’Hipster / 2.5 Il Beat della fotografia / 2.6 Off-beat: l’improvvisazione fra fotografia, letteratura e jazz / 2.7 Pittura e fotografia d’azione / 2.8 Cinema e Beat Generation

Capitolo terzo / Il reportage ripensa se stesso. Il linguaggio fotografico di Lee Friedlander
3.1 Azione o inazione? La sintesi di Friedlander / 3.2 Nuove topografie per l’immagine del paesaggio / 3.3 Self-Portrait. L’ombra della coscienza nell’autoritratto fotografico

Bibiliografia / Indice dei nomi

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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