L’immagine spezzata. Il cinema di Claude Lanzmann. Un libro di Ivelise Perniola

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

ivelise_perniola-claude_lanzmannIn Italia si sta finalmente sviluppando, anche se con fatica, un discorso culturale riguardante la questione della Shoah all’interno delle arti visive contemporanee. Non sempre ciò che si legge e si sente è però esaltante, soprattutto per quella oscura tendenza a non voler rintracciare in alcuni film (pluripremiati) degli ultimi anni un atteggiamento di velato sfruttamento di un argomento di portata gigantesca, argomento che invece dovrebbe essere affrontato con certosina attenzione e rispetto nei confronti delle vittime di questa immane tragedia, dei superstiti e dei parenti di colori i quali persero la vita durante la sciagurata e folle applicazione della “soluzione finale” da parte dei nazisti.

Pensate che fino a poco tempo, un testo audiovisivo di capitale importanza come Shoah, capolavoro assoluto di Claude Lanzmann non era stato neanche pubblicato in dvd nel nostro paese (si ricordava solo un passaggio televisivo notturno su Fuori Orario). Qualche mese fa questo vuoto è stato colmato e finalmente, ora, iniziano a comparire studi critici che si accostano a questo caposaldo delle arti visive del Novecento con il dovuto impegno.

È questo il caso del magnifico lavoro svolto da Ivelise Perniola, pubblicato di recente da Kaplan Edizioni. Ci riferiamo al libro intitolato L’immagine spezzata – Il cinema di Claude Lanzmann, studio che si spinge ben oltre la mera analisi del film dell’autore francese per fornire al lettore un quadro generale dell’opera culturale, filosofica, cinematografica di quello che può essere considerato uno dei maggiori intellettuali del XX secolo.


Ivelise Perniola, docente di Storia e critica del Cinema e della Cinematografia Documentaria presso l’Università di Roma Tre, ha compiuto un approfondito e colto viaggio all’interno dell’universo intellettuale di Lanzmann, cineasta scomodo e rigoroso che attraverso i suoi lavori ha dato a tutti i critici, nonché ai cineasti, che si sono occupati della questione Shoah nel cinema un’autentica lezione di metodo e di sostanza.

L’autrice del libro, probabilmente per prima nel nostro paese, ha scritto un ritratto a tutto tondo di Lanzmann, soffermandosi con dovizia di particolari sulla storia professionale dell’autore di Shoah, soprattutto per quel che riguarda il suo legame con Jean-Paul Sartre e la sua militanza, che continua ancora oggi con il ruolo di direttore, nella rivista filosofica Les Temps Modernes.
Successivamente si concentra con puntualità e acutezza sull’intera produzione filmica dell’autore francese, analizzando in modo articolato opere sconosciute da noi come Pourquoi Israel (1972) e Tsahal (1994). È ovvio che il corpo centrale dell’opera riguardi appunto Shoah, film-esperienza della durata di nove ore che ha lasciato un segno indelebile nel cinema contemporaneo poiché ha saputo mettere un solco invalicabile tra il lavoro filmico/filosofico sulla Shoah e quel banale e offensivo (nei riguardi delle vittime) processo di ricostruzione dell’indicibile che abbiamo potuto riscontrare in diversi lungometraggi di finzione apparsi negli ultimi tempi. Nel suo studio, Ivelise Perniola fa risaltare diverse questioni centrali relative alla sostanza stessa di Shoah e del lavoro di Lanzmann. Tra l’altro sostiene: “Lanzmann con Shoah compie un atto autenticamente politico: un film, apparentemente ascrivibile al documentario di analisi storica si rivela essere, a distanza di anni, un’operazione profondamente rivoluzionaria, di rottura con il passato e con un certo modo di intendere la gestione della cosa pubblica”. Ed ancora: “Lanzmann combatte contro l’iconofilia, rifiutando la pervasività di immagini sempre più prive di significato, combatte contro una gestione della politica basata sull’ingerenza del potere sul corpo sociale…combatte infine contro l’eufemismo, evitando di passare la morte sotto silenzio, evitando che un eufemismo qualunque trasformi la morte tragica di milioni di individui in una sacrificale eu-tanasia di gruppo…commemorata un giorno all’anno e taciuta per tutto il resto del tempo”.

Proprio questi due passaggi ci danno la netta percezione di come l’autrice abbia messo a fuoco in maniera intelligente il cuore teorico e filosofico dell’opera di Claude Lanzmann, personaggio difficile proprio perché rigoroso e intenzionato a fare di Shoah non solo un film sull’agghiacciante sterminio di sei milioni di ebrei ma anche un saggio visuale sulla freddezza intollerabile della morte e sulla razionale e lucida follia degli uomini.

 

L’immagine spezzata è, dunque, un libro decisamente significativo, con solo una piccola pecca riguardante alcuni passaggi nei quali si sottolineal’assenza della figura femminile, o la sua presunta marginalità nel cinema di Lanzmann. Sinceramente, di fronte a un autore di questo spessore non ci sembrava opportuna questa puntualizzazione, ancor di più alla luce della discutibile considerazione secondo cui le ragioni di questa clamorosa esclusione sono probabilmente, di natura più inconscia che volontaria.
Pensare che Lanzmann sia stato vittima di un processo psicologico inconscio nello svolgimento del suo lavoro ci sembra una notazione superflua per un libro che invece, lo ripetiamo, è di palese spessore culturale.

 

©CultFrame 07/2008

 

 

CREDITI

L’immagine spezzata – Il cinema di Claude Lanzmann di Ivelise Perniola / Edizioni Kaplan, 2007 / Collana Spettacolo e comunicazione / 199 pagine / 17,00 euro / ISBN 987-88-89908-14-3

 

LINK

La filmografia di Claude Lanzmann

Edizioni Kaplan

 

INDICE DEL LIBRO


Prefazione di Giorgio De Vincenti / Premessa

 

Parte Prima. Un’eredità difficile
1. Profilo di un franco-giudeo / 2. Il modello-Sartre: “Les Temps Modernes” (1945-1985) / 3. Il dopo Sartre: “Les Temps Modernes” (1985-2005)

Parte Seconda. Il miracolo triste: le due facce di Israele
1. Ricordare, testimoniare, perdonare / 2. Un paese altamente improbabile: Lanzmann in Israele / 3. Pourquoi Israel
4. Tsahal

Parte Terza. Per una figurazione della Shoah
1. Verso il film-evento: Shoah / 2. L’immagine: la scelta iconoclasta / 3. Lo spazio: defigurazione e permanenza / 4. Il gesto / 5. Il corpo: gli aedi dell’inferno / 6. La forma / 7. L’accecamento: Un vivant qui passe / 8. Sobibor, 14 octobre 1943, 16 heures

Conclusioni / Bibiliografia analitica / Filmografia / Indice dei nomi e dei film citati

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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