Deutsche Borse Photography Prize 2009

SCRITTO DA
Claudia Colia

tod_papageorgeDal 1996 la Photographers’ Gallery ha istituito un prestigioso premio annuale, volto non solo al riconoscimento dell’opera di fotografi a livello internazionale, ma anche ad attirare l’attenzione del pubblico sul ruolo della fotografia contemporanea. Inizialmente sponsorizzato dal gruppo bancario Citygroup, il premio dal 2005 è passato sotto l’egida di Deutsche Borse, che ha contribuito a creare un’interessante collezione di fotografie, molte realizzate da artisti finalisti. La selezione di quest’anno, a cura di una giuria interna, composta da fotografi, accademici e curatori internazionali, presenta al pubblico i lavori di quattro artisti e alla mostra si accompagna un nutrito programma di dibattiti ed eventi, che culminerà a fine marzo, con la premiazione del vincitore.

 

Al piano inferiore della Photographers’ Gallery si trova un’installazione di venti fotografie basata sulla precedente pubblicazione di Paul Graham, dal titolo “A shimmer of Possibility”. Il titolo si inspira ai romanzi brevi di Checov e l’opera originale consta di dodici volumi, in cui visivamente viene narrata una storia di ordinaria quotidianeità. Nella galleria le foto sono state appese alle pareti a diverse altezze e con alternanza di forme e dimensioni, per cercare di ricreare la disposizione originale con cui apparivano nei libri. Si tratta di piccoli, intensi momenti lirici, scatti realizzati tra il 2004 e il 2006 durante un viaggio attraverso gli Stati Uniti, e presentati come un fluido susseguirsi di quieti sguardi, volti ad immortalare semplici aspetti della vita di ogni giorno. L’uomo che fuma una sigaretta, il tramonto tra gli alberi, una partita di basket in strada, l’attesa alla fermata dell’autobus, tutto si risolve in una breve sequenza filmica, dalla liricità conclusa, ma perfetta, come quella di un haiku.

 

paul_grahamAl piano superiore, gli scatti in bianco e nero di Tod Papageorge, fotografo statunitense, già protagonista di una mostra alla Michael Hoppen Gallery di Londra, lo scorso anno, ci portano invece a Central Park, attraverso un viaggio di oltre vent’anni, alla scoperta di un’umanità varia e singolare. Si tratta di foto a cui l’utilizzo della medium format conferisce una valenza quasi sculturale, mentre l’intervento dell’artista concorre a strutturarne la narrativa, secondo una sequenza derivata dal Libro della Genesi. Si può definire “Passing through Eden” come uno studio poetico di Central Park, in cui la medium format descrive liricamente una luce che investe e definisce corpi e fili d’erba, gesti e verità nascoste.

Taryn Simon, da New York, già presente due anni fa alla Photographers’ Gallery con la mostra dal titolo “An American Index of the Hidden and Unfamiliar”, propone qui una selezione di immagini dalla medesima collezione, in cui si esaminano con attenzione tutte le realtà celate ed invisibili presenti in ambiti diversi (scientifico, governativo, medico, religioso, ecc.) del territorio e della società americana. Dalla tigre bianca dell’Arkansas alle unità di crioconservazione (un processo di ibernazione offerto a privati) del Michigan, dai rifiuti nucleari di Hanford, uno dei posti più contaminati degli Stati Uniti, alla foresta pluviale di Washington, la Simon esplora le complicate dinamiche tra fotografia e contesto.

Ciò che è visibile viene filtrato esteticamente, ridefinito dal testo in una composizione che riflette e rivela gli aspetti fondamentali dell’identità nazionale, mentre l’operato dell’artista si situa a metà tra il ruolo di informatrice e quello di collezionista di curiosità.

 

Il percorso espositivo si chiude con una selezione di immagini e materiali tratti dall’installazione multimediale (in fieri) di Emily Jacir, presentata alla Biennale di Venezia nel 2007. In “Material for a Film”, l’artista kuwaitiana ripercorre la vita dell’intellettuale ed attivista palestinese Wael Zuaiter, ucciso da agenti israeliani a Roma, nel 1972. L’installazione, ponendosi come un corridoio percorribile in entrambi i sensi, racconta la vita dell’intellettuale atraverso i materiali più disparati, dalla monetina forata usata per l’ascensore, alla copia delle Mille e una Notte che Zuaiter andava traducendo in italiano, la copertina scalfita da uno dei proiettili che lo uccise, e poi ancora lettere, appunti, ritagli di giornale, fotografie. Il visitatore viene così coinvolto in un racconto dinamico, la cui dialettica mira ad investigare non solo le logiche d’archivio, ma anche l’importanza della memoria e del concetto di resistenza politica.

 

Un catalogo riccamente illustrato, edito da Stefanie Braun, accompagna la rassegna e include saggi di Salah M. Hassan, Sarah James e Susan Kismarik ed interviste con Tod Papageorge e Michael Almereyda. Il vincitore del Deutsche Borse Prize 2009 verrà annunciato il 25 marzo e riceverà un premio di 30.000 sterline.

 

IMMAGINI

1 Tod Papageorge. Central Park, New York, 1982. © Tod Papageorge/ Courtesy Pace/ MacGill Gallery, New York
2 Paul Graham. Untitled from a shimmer of possibility, 2007. © Paul Graham/ Courtesy Anthony. Reynolds Gallery, London

INFORMAZIONI

Deutsche Borse Photography Prize 2009

Dal 20 febbraio al 12 aprile 2009

Photographers’ Gallery / 16-18 Ramillies Street, Londra

Orario: tutti i giorni 11.00-18.00 / giovedì e venerdì 11.00-20.00 / chiuso il lunedì

Ingresso: gratuito

 

LINK

The Photographers’ Gallery, Londra

 

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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