Due donne sole e il solco di una solitudine che segna il confine, invisibile quanto labile, tra due terre e tra l’illegalità e la mera sopravvivenza. Ray e Lila, diverse per età e appartenenza etnica, sono molto più simili di quanto sembri. Entrambi abbandonate (la prima per fuga, la seconda per morte) dai loro uomini, al verde e con figli da mantenere non possono far altro che contare su loro stesse per tirare avanti e, se non gli è permesso farlo nel modo più “normale”, anche a costo delle scelte più “estreme”.
Tra lo Stato di New York e il Quebec si staglia il pavimento di ghiaccio del fiume San Lorenzo, la strada che i contrabbandieri percorrono per far entrare i clandestini in Usa chiusi nel portabagagli. Lila è nel giro da un po’, Ray decide di entrarci per quel denaro che le permetterà di riappropriarsi di una dignità di donna e di madre.
Courtney Hunt esordisce dietro la macchina da presa con una storia di drammatico realismo, puntando il suo obiettivo sulla faccia – straordinariamente intensa – di Melissa Leo, madre dolorosa e coraggiosa. Riprende il confine del Nord nell’atmosfera del cielo plumbeo, il grigiore desolante di uno spazio di frontiera e rende tangibile la gelida immobilità del ghiaccio che ferma l’acqua e la speranza.
Nel riverbero lucido dell’inverno le due donne si stagliano come grigie figure della disperazione e, in un luogo che sembra distante da tutto, hanno la forza di spezzare il circolo vizioso di quel nulla che vorrebbe vederle soccombere. Trasportare clandestini, contare i soldi, sfidare la sorte passando con cautela davanti all’auto della polizia… Ogni gesto si sussegue in un crescendo di tensione, il dramma si fa thriller e la paura di venire scoperte pura suspence.
Il dolore e l’incoscienza di certe scelte diventano, per la Hunt, materia avvincente da raccontare per inquadrature di gelida profondità e, ad un passo dal prevedibile, vira sapientemente sull’inaspettato pur accettando il rischio di un epilogo consolatorio.
Tuttavia la forza espressiva di Melissa Leo sostiene tutto il film e lo stile della regista merita attenzione.
Un esordio non facile e certamente rischioso che rende ancora più apprezzabile l’intenzione della Hunt di raccontare, sullo sfondo di un Paese che fagocita e mercifica essere umani, una piccola, grande storia di donne e la possibilità di scoprirsi – oltre le differenze di vita e di destino – solidali.
©CultFrame 03/2009
TRAMA
Vigilia di Natale. Il marito di Ray fugge con i soldi del saldo della nuova casa prefabbricata che lei sognava di acquistare, lasciandola con i due figli, in una dimora fatiscente. La donna lavora part time e, a fatica, riesce a tirare avanti. Lila è una giovane appartenente alla comunità Mohawk, vedova e con un figlio piccolo portatole via dalla suocera ed è nel traffico dei clandestini. Quando Ray la incontra, decide di entrare nel giro per procurarsi il denaro necessario all’acquisto della nuova casa e dare una stabilità alla sua famiglia.
CREDITI
Fiume di ghiaccio / Titolo originale: Frozen River / Regia: Courtney Hunt / Interpreti: Melissa Leo, Misty Upham, Michael O’Keefe, Mark Boone Junior, Charlie McDermott / Sceneggiatura: Courtney Hunt / Fotografia: Reed Morano / Montaggio: Kate Williams / Musica: Peter Golub, Shahad Ismaily / Scenografia: Inbal Weinberg / Produzione: Frozen River Production / Distribuzione: Archibald Enterprise Film / Paese: USA, 2009 / Durata: 97 minuti
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Sito ufficiale di Frozen River