Parlare di omosessualità è un obbligo oggi al cinema. E le migliori testimonianze negli ultimi decenni ci vengono o dal cinema francese oppure dal cinema spagnolo. In Italia non se ne parla nemmeno. Fuori menù è uno degli ultimi esempi di cinema che parla di tematiche GLBT e perché no, uno tra i più agguerriti. Almodovar a parte il gusto degli spagnoli per il grottesco e il melodramma, un miscuglio esplosivo per il loro cinema ha alimentato numerose pellicole di successo che sono arrivate anche nel nostro paese, per la grande soddisfazione dei cinefili e non solo. Ma come spiega il regista Nacho Garcia Velilla, ci si domanda come mai un film come Fuori menù, così libero e allo stesso tempo divertente in maniera dissacrante, possa essere realizzato solo in un paese come la Spagna. Noi l’abbiamo chiesto al regista…
Un film come Fuori Menù è impensabile in Italia. Come mai voi spagnoli riuscite a realizzare pellicole così?
Sarà che siamo usciti da 40 anni di dittatura. Ma dobbiamo molto anche a un governo come quello di Zapatero. La vertiginosa velocità con cui è cambiata la società spagnola negli ultimi trent’anni ha dato vita a un paese pieno di contrasti. La legislazione spagnola è passata dal considerare gli omosessuali come dei delinquenti al farsi pioniera del riconoscimento dei loro diritti. Nella stessa settimana in cui migliaia di persone manifestavano contro la Legge sui matrimoni omosessuali, altrettante celebravano la Giornata dell’Orgoglio Gay. Questo ricco e peculiare collage sociale è il contesto ideale per recuperare una commedia di costume sullo stile di quella degli anni ‘50 e ‘60. Un commedia piena di personaggi un po’ estraniati dalla realtà, alla costante ricerca della felicità.
E questo abbinamento tra sesso è cibo come nasce? E in questa maniera così scanzonata poi?
Nasce dal fatto che il personaggio di Max è ispirato ad alcuni uomini realmente esistiti e che io ho incontrato personalmente. Uomini che hanno fatto quel passo, che noi in Spagna chiamiamo “l’uscita dall’armadio”, e che li ha portati a cambiare vita completamente scoprendo una pagina inedita della loro sessualità. E poi per gli chef spagnoli è un momento straordinario questo. Così ci siamo trovati a raccontare anche una professione che annulla la vita personale e la vita sociale di chi la esercita. Tutti questi elementi ci sono sembrati perfetti per essere inseriti in un film.
Fuori Menù aveva tutte la carte in regole per essere un grande melodramma. Lei lo ha tramutato in una commedia scatenata. Come mai questa scelta?
Io di solito mi ispiro al mio maestro che è Billy Wilder. Wilder diceva, appunto, che il suo film preferito, L’appartamento, era una grande tragedia raccontata con le modalità di una commedia. Questo era anche il mio obiettivo. E’ vero che la vita di Max è una vita tragica, io però la racconto con i ritmi di un film comico.
Ha firmato “Un medico in famiglia” per la televisione spagnola. Ultimamente sempre più spesso il cinema guarda verso la tv. Che tipo di rapporto c’e’ tra questi due linguaggi?
Da noi, in Spagna, non c’e’ un’industria cinematografica tanto forte da formare delle persone. Perciò la tv funziona come palestra per molti mestieri. E non solo per quello del regista, ma anche per i direttori della fotografia, i montatori e per non parlare poi degli attori. Li, si impara il ritmo, il mestiere, insomma per noi quella è una grande scuola.
Ci ha detto che il suo maestro è Billy Wilder, ma la pubblicità del film cita esplicitamente Pedro Almodovar. Quale è il suo rapporto con il regista madrileno?
Bisogna dire che Pedro Almodovar guarda verso i grandi maestri un po’ come tutti noi. Almodovar si è ispirato a registi come Fellini oppure De Sica. Ovviamente i suoi film hanno delle trame moderne che raccontano la nostra epoca ma l’ispirazione proviene da quel periodo intramontabile. Praticamente lui è stato il nostro apripista che ci ha portato a filmare queste storie così trasgressive piene di fantasia e colori. E’ vero che il mio film si avvicina al cinema di Almodovar visto che utilizzo attori che hanno lavorato con lui e che alcune situazioni di Fuori Menù sono squisitamente almodovariane ed io ne vado fiero.
Infine, non le sembrano troppi due figli, prima di scoprire la propria sessualità?
Guardate, le grandi storie sono caratterizzate da eroi ma anche da antieroi. Io sono un antieroe e il mio protagonista Max anche. Mi rendo conto che osservare Max e i suoi comportamenti al di fuori dello schermo possa sembrare un po’ esagerato. Ma le ripeto, io sono stato ispirato da persone che ho conosciuto; così il tasso della verità del mio personaggio è piuttosto alto. Mi sono messo nei panni di queste persone che hanno vissuto durante quel periodo buio. Che hanno dovuto inventarsi un’esistenza, insomma vivere una vita in prestito. E’ vero che si può chiedere qual è la vera vita: quella di allora o quella di adesso? Ma la risposta sta nella dimensione dell’antieroe, dimensione che calza a pennello al mio Max.
© CultFrame 04/2009
CREDITI
Film: Fuori menù / Titolo originale: Fuera de carta / Regia: Nacho Garcia Velilla / Sceneggiatura: Antonio Sanchez, David Sanchez Olivas, Nacho Garcia Velilla/ Fotografia: David Omedes / Inerpreti: Javier Camara, Lola Duenas, Fernando Tejero, Chus Lampreave / Produzione: Antena 3 television, Canguro Produzioni Internazionali, Un sueno films / Distribuzione: Bolero Film/ Paese: Spagna / Anno: 2009 / Durata: 111 minuti
SUL WEB
Sito ufficiale del film Fuori menù
Filmografia di Nacho Garcia Velilla