Immaginate di chiedere ad un gruppo di fotografi di NY di fotografare la città di Amsterdam: le strade, la notte, l’acqua e la periferia. La vostra immaginazione potrà solo sfiorare il risultato ottenuto da Gus Powell, Carl Wooley, Richard Rothman e Joshua Lutz. Perchè il loro lavoro è sorprendente. Non solo perché è creativo, stupisce e commuove al tempo stesso, ma perché è audace ed innovativo.
Il vecchio ed il nuovo si possono condensare, miscelare e permeare solo attraverso una sottile membrana invisibile. Ecco, i fotografi Newyorkesi hanno fatto proprio questo: hanno fotografato il vecchio e il nuovo di Amsterdam cogliendone l’anima.
Il Museo della Fotografia ‘Foam’ si trova solo dall’altra parte della strada, e sulle finestre dell’Archivio di Stato, luogo ideale per la mostra, si specchia il palazzo di lato. Si puo’ dire che sono uno il riflesso dell’altro. Dall’entrata della famosa costruzione ‘de Bazel’ dell’architetto Jeroen de Vries si può avere già un invito ad ammirare il lavoro fotografico. Pannelli enormi sono sospesi alla destra e alla sinistra dell’ingresso, anticipando le immagini.
Nella prima parte, si apre un lungo corridoio illuminato e la struttura ideata porta alla metafora della casa vista dall’esterno. Il corridoio è la strada, luminosa e affollata dalle immagini squadrate a piccole dimensioni di Gus Powell (1974) dove semplici passanti diventano gli attori inconsapevoli in un contesto contemporaneo che non lascia spazio alla poetica città dalle case antiche e inclinate in mattoni rossi.
Persone, angoli, cantieri, muri e finestre trasferiscono un senso di solitudine. Gli esseri umani sono vicini ma soli, come satelliti impauriti che non incrociano – condividono né sguardi né pensieri.
Il fotografo sembra cogliere la scena laterale e non quella centrale e lascia il visitatore abbandonato al proprio senso di cittadino impotente e perso.
Non esiste una città, solo il suo riflesso, e nemmeno un pedestre che vaga nella modernità. Solo la sua immagine sull’obiettivo fotografico.
Ai due lati all’altezza del pavimento, due schermi di medie dimensioni con una selezione dei lavori di Gus Powell e Joshua Lutz da una parte e quelli di Carl Wooley e Richard Rothman chiudono la prima scena.
Dalla strada si può entrare nella stanza dell’acqua. Una stanza in penombra nella quale puoi osservare grandi immagini in bianco e nero, e grigi diffusi. Richard Rothmann (1956) ci guida in una città acquatica dove la natura esiste silenziosa con i suoi ritmi: uccelli che sostano sul tetto di una vettura, alberi immobili e foglie secche in autunno. Nelle foto si sente una tensione tra alto e basso: spirito e materia che sono alla ricerca di senso l’uno dell’altro.
Un uomo che si affaccia sul pontile della sua casa sull’acqua nella foschia dell’inverno nordico fa sussultare, e sembra un fantasma che sussurra vibrante: ‘esisto in silenzio’.
Amsterdam vista da occhi assuefatti di New York, è rappresentata da un salice piangente. Il Vecchio Mondo -il vecchio continente- ripiegato su se stesso che si specchia nell’acqua torbida invernale e il Nuovo Mondo che lo guarda e apprende, sembrano due linguaggi legati dalla storia e dal passato, ma anche da simili confini e strutture sociali tipici della città: maestra di indifferenza e di anonimia.
Dalla stanza centrale si accede alla notte di Carl Wooley (1977), da un lato ed alla periferia di Joshua Lutz (1975) dall’altro.
Se la notte di Wooley è un bellissimo gioco di luci e linee ritrovate in ponti e binari portoni e scale, la periferia di Lutz è colorata attiva e giocosa. La notte quieta e geometrica e la periferia estrema e vitale invitano a rivivere senso di libertà e di magia. Una città potrebbe essere l’altra se non fosse per le scritte in olandese ‘kantoor’ (ufficio), i nomi delle strade, i numeri delle abitazioni e i cartelli stradali.
E’ alla fine del lungo e intenso percorso che Joshua Lutz fotografa l’interno di un minibus versione anni ’70. Quello che non si puo’ descrivere a parole. Amsterdam e New York hanno una similitudine implicita in questa immagine.
In queste città tutto può coesistere. Una lavagna negli interni del veicolo rappresenta la svastica, la stella di david e l’ajax. Tra il verde, il fucsia, il viola e l’azzurro convivono gli estremi e l’assurdo. Il futuro si scorge qui, nella periferia della città, dove si guarda oltre. E sullo sfondo rosso scelto dal fotografo, si scorge un ombra: quella del desiderio di rinnovamento dal vecchio al nuovo.
Due città ai due lati dell’oceano come Amsterdam e New York possono essere riavvicinate dalla fotografia grazie all’ambizioso progetto che ha unito in sinergia Il Museo della Fotografia Foam, L’Archivio Statale della città e l’istituto John Adams. L’intento è stato quello di celebrare nel 2009 i 400 anni dalla scoperta dell’isola di Manhattan, da parte di Henry Hudson. E il risultato è un incontro delle anime delle due città circondate dall’acqua, dove la notte, la strada e la periferia aprono il sipario alla coesistenza degli ideali estremi della società con la loro problematicità e potenziale creativo.
©CultFrame 05/2009
IMMAGINI
1 Amsterdam No. 0530, from the series Voetganger, 2008. ©Gus Powell. Collectie Stadsarchief
2 ’s-Gravelandse Veer, Amsterdam, from the series Water, 2008. ©Richard Rothman. Collectie Stadsarchief
3 Wasplaats, from the series Night, 2008. ©Carl Wooley. Collectie Stadsarchief
3 Untitled, 68 Caddy, from the series Borders, 2009. ©Joshua Lutz. Collectie Stadsarchief
INFORMAZIONI
Dal 14 maggio al 24 agosto 2009
Stadsarchief Amsterdam / Vijzelstraat 32 / Telefono: +31(0)202511510 / informatie@stadsarchief.amsterdam.nl
Orario: martedì – venerdì 10.00 – 17.00 / sabato e domenica 11.00 – 17.00
Biglietto: intero € 4,00 / ridotto € 2,00
LINK
Foam_Fotografiemuseum Amsterdam