La retrospettiva in programma alla Michael Hoppen Gallery di Londra offre al largo pubblico la possibilità di ammirare un cospicuo numero di scatti in bianco e nero, realizzati da uno dei fotografi russi più significativi: Boris Savelev.
Formatosi inizialmente come ingegnere aeronautico, Savelev inizia la sua carriera di fotografo nel 1976, parallelamente al suo lavoro ufficiale, per poi dedicarsi alla fotografia in modo professionale durante gli anni della Perestroika. Proprio nel 1986, Thomas Neurath, direttore della rinomata casa editrice londinese Thames and Hudson, trovandosi in visita a Mosca, in cerca di artisti emergenti, resta colpito dai lavori di Savelev, e, nel 1988, dà alle stampe una monografia dal titolo Secret City.
Primo libro di lavori di un fotografo sovietico non ufficiale, pubblicato in Occidente, Secret City regala notorietà a Savelev, ma la selezione di stampe a colori create dal fotografo su pellicola Orwachrome, si rivelano esperimenti di povera qualità, che nell’edizione Thames and Hudson non riescono a mantenere le densità cromatiche degli originali.
Per ritrovare tutta la gamma di luci e di forme, l’elegante realismo e la bellezza nostalgica delle sue opere, bisogna far ricorso al corpus di stampe che, dal 1976 al 1988, Boris Savelev realizza su pellicola in bianco e nero.
Si tratta di una scelta dettata più dalla scarsità di mezzi che da precise ragioni stilistiche. Infatti, per ovviare alla mancanza o alla difficile reperibilità di materiali fotografici, Savelev si industria nel tempo a recuperare tecniche obsolete, dalla calotipia alla gomma bicromata, alla stampa al platino, con risultati affascinanti e dalle valenze quasi pittoriche.
La mostra londinese ripercorre i 31 anni di attività del fotografo russo attraverso una suggestiva selezione di scatti in bianco e nero, che non solo rappresentano un documento sociale e politico di quella che era l’Unione Sovietica, ma sanno catturare lo spettatore con la leggerezza e la poesia dell’attimo fuggente.
I lavori di Savelev sembrano risentire della fotografia costruttivista di Rodchenko, con i piani obliqui, le diagonali di luce e ombra, i vasti cieli che regalano ampiezza drammatica al soggetto, le linee che sezionano lo spazio. Tuttavia sono anche pregne di una malinconia e di una sensibilità proprie. Nel catturare la vita quotidiana, Savelev non resta mai freddo e distaccato, ma riesce a mantenere un rapporto empatico con il soggetto.
Così ogni foto diviene preziosa documentazione di frammenti effimeri da consegnare al passato. Che sia il finestrino sporco di una corriera, l’intimità di madre e figlia in una mattina d’estate a Gorky Park, la calma effimera di una bandiera che si staglia contro un cielo carico di nubi tempestose, tutti i momenti descritti dal fotografo russo vanno oltre la semplice rappresentazione di esseri umani, interni disordinati ed ambienti urbani, e rivelano un gusto per il dettaglio che non risulta mai freddo e metodico, ma sempre percorso da una sottile ironia.
©CultFrame 06/2009
IMMAGINI
1 Wedding Dresses, 1991, Moscow. ©Boris Savelev. Courtesy Michael Hoppen Contemporary
2 Dirty Window, 1981, near Moscow. ©Boris Savelev.
3 Pionners Chorus, 1977. ©Boris Savelev. Courtesy Michael Hoppen Contemporary
INFORMAZIONI
Dal 21 aprile al 27 giugno 2009
Michael Hoppen Gallery / 3 Jubilee Place, Londra
Orario: 12.00 – 18.00 / sabato 10.30 – 17.00 / chiuso domenica / Ingresso gratuito
LINK
Il metodo di lavoro di Boris Savelev in un video
Michael Hoppen Gallery, Londra